Il 7 gennaio del 1804, negli Orti Bonavia, dove si trovava l’ospedale di Siracusa, Saverio Landolina, Regio Custode delle Antichità, riportò alla luce una delle sculture classiche più amate e note dell’antichità. La statua in marmo raffigura Afrodite Anadiomene, ovvero “nascente dalle acque” ed è una copia romana del II secolo d.C. di un originale ellenistico che riproponeva il modello dell’Afrodite di Prassitele. Questa copia, molto probabilmente, fu eseguita da un originale proveniente da Rodi, o comunque dall’Asia Minore, e doveva essere collocata nel ninfeo di un edificio termale.
L’originale ellenistico era anche il modello di un’altra statua rinvenuta a Baia ed attualmente esposta al Museo Archeologico Nazionale di Atene. In questo caso la scultura, scolpita in marmo pario, inizialmente è appartenuta alla collezione di Lord Hope e, successivamente, è stata acquistata da Michael Embeirikos per essere donata al Museo di Atene nel 1924. In questo caso possiamo ammirare la figura della dea nella sua completezza, in quanto al momento della scoperta la statua mancava della testa, del collo e del braccio destro, ma fu restaurata dallo scultore Antonio Canova.
Le scoperte della statua marmorea di Venere Anadiomene, insieme a quella di Esculapio avvenuta il 7 dicembre 1803, ebbero una tale risonanza da attrarre a Siracusa viaggiatori italiani e stranieri. L’idea della creazione di un museo a Siracusa iniziò lentamente a prendere corpo, partendo proprio dal responsabile del recupero di queste preziose opere d’arte, Saverio Landolina. Dopo avere ricoperto la carica di Commissario e Custode delle Antichità di Siracusa dal luglio 1787, dall’aprile del 1803 Landolina svolgeva la funzione di Regio Custode alle Antichità per la Val Demone e la Val di Noto.
di Giancarlo Germanà – archeologo
Immagine in copertina: Statua di Afrodite Anadiomene, marmo pario, II secolo d.C. – Atene, Museo Archeologico Nazionale