Dino Zoli Group ricorda la terribile alluvione che il 16 maggio 2023 colpì la città di Forlì, le zone circostanti e gran parte della Romagna con una mostra di fotografie inedite di Silvia Camporesi, dedicate al Parco urbano “Franco Agosto”, presso la Fondazione Dino Zoli e una residenza del duo Gaggia-Dubbini presso l’azienda Dino Zoli Textile, con la partecipazione dei cittadini dei quartieri alluvionati, per tenere alta l’attenzione e sollecitare un concreto intervento in termini di prevenzione e cura del territorio. Entrambi i progetti, promossi dalla Fondazione Dino Zoli, sono prodotti e realizzati dall’azienda Dino Zoli Textile, nella convinzione che l’arte possa accrescere il senso di appartenenza, favorendo il dialogo e l’inclusione sociale.
La mostra di Silvia Camporesi, intitolata Fragile Sublime, a cura di Nadia Stefanel, inaugurata lo scorso 16 maggio e aperta fino al 20 luglio 2024, restituisce parte del lavoro dedicato dall’artista al tema dell’alluvione e del dissesto idrogeologico, in ideale continuità con la mostra Romagna sfigurata, visitabile in contemporanea a Forlì, presso la Sala del Monte di Pietà. Alla Fondazione Dino Zoli, dodici fotografie, quasi tutte inedite, raccontano il Parco urbano “Franco Agosto”, un luogo del cuore per i forlivesi con i suoi venti ettari di prati, alberi, animali e giochi per bambini. Scattate tutte nello stesso giorno, in un arco di tempo ridotto, le immagini raccontano un luogo straniante e onirico, di struggente silenzio e inaspettata quiete, in cui l’aspetto drammatico si stempera nella poesia della visione.
«Il giorno successivo all’alluvione, non avendo subito danni, mi sono chiesta cosa fare», racconta Silvia Camporesi. «Sono una fotografa, ma non una reporter, come avrei dovuto comportarmi di fronte all’accaduto? Non ho avuto dubbi: dovevo vedere. Così appena è stato possibile sono uscita e quel che ho visto è stato atroce e bellissimo insieme. Con una tuta da pesca mi sono addentrata nel parco urbano, da sola in mezzo a una enorme quantità di acqua e di fango. Sapevo che quel che facevo comportava un alto rischio, ma era troppo grande il desiderio di vedere, puntare gli occhi su qualcosa di assoluto, unico. Il parco era un lago fermo, silenzioso, dove tutto quello che eravamo abituati a vedere normalmente era scomparso. Eppure si trattava di una visione sublime, perché la natura si riprende, trova la sua strada per riemergere. Oggi il parco è tornato quasi alla normalità, gli animali hanno ripreso a circolare; gli alberi sono rifioriti ma portano ancora le macchie del fango ed enormi cumuli di terra giacciono un po’ ovunque».
«Con Silvia Camporesi – scrive Monica Zoli, socia Dino Zoli Group – le strade si sono incrociate innumerevoli volte e siamo felici di questa nuova collaborazione che ha raggiunto un livello ancora più profondo. Le fotografie, uniche e inedite, che ha realizzato al Parco urbano inondato dall’alluvione, sono state stampate all’interno della Dino Zoli Textile dopo un’attenta ricerca del materiale più adatto ad esprimere la loro poetica. Una ricerca che ha sicuramente arricchito noi di un nuovo ambito di applicazione dei processi di stampa, oltre alla soddisfazione di un risultato apprezzato dall’artista, attenta ad ogni minimo dettaglio». Nadia Stefanel, curatrice della mostra e direttrice della Fondazione Dino Zoli sottolinea come «in questa serie di fotografie inedite l’artista suggerisce una bellezza così profonda e tuttavia così delicata della Natura che potrebbe frantumarsi sotto il peso della sua stessa maestosità. Questa giustapposizione invita a una contemplazione più profonda dei modi in cui gli aspetti sublimi della vita e della natura, spesso vasti, incommensurabili, potenti e travolgenti, possano essere nello stesso tempo permeati da quella sensazione di imperfezione, dal conflitto fra sensibilità e ragione, fino ad arrivare alla comprensione della loro stessa fragilità. Un momento straziante, ma allo stesso tempo effimero e sublime, che l’occhio di Silvia Camporesi è riuscito a catturare, fissandolo nella memoria collettiva, per sempre».
Per la prima volta nel percorso di Silvia Camporesi, le fotografie sono stampate su tessuto per conferire un aspetto materico all’immagine. Il bianco cangiante del tessuto Dino Zoli Textile, selezionato dall’artista insieme al team tecnico dell’azienda, valorizza al meglio l’aspetto liquido e i cromatismi – verde e marrone – che si ripetono in tutte le immagini. La procedura, messa a punto da operatori specializzati, ha previsto la stampa su carta tramite un plotter che utilizza inchiostri sublimatici, il transfer a caldo su un fondo stampa in 100%PL e l’applicazione su pannelli in materiale riciclato di 4 cm di spessore. Le dodici immagini, stampate in formato 100×140 cm, sono allestite nella prima sala della Fondazione. Il percorso di visita comprende anche alcune opere provenienti dalla collezione permanente e da precedenti esposizioni.
In contemporanea alla mostra di Silvia Camporesi prosegue la residenza Navigando le ninfee del duo Gaggia-Dubbini presso l’azienda Dino Zoli Textile. Se con la residenza di Elena Bellantoni nel 2023 l’attenzione era stata orientata all’interno, con il coinvolgimento attivo dei dipendenti in veste di performer, con la residenza del duo Gaggia-Dubbini la comunità entra in azienda e l’azienda si apre alla città. Attraverso vari incontri, concertati con il Comitato Unitario Vittime del Fango Forlì e i comitati dei quartieri colpiti dall’alluvione, gli artisti stanno raccogliendo le storie personali che vengono loro donate, convogliandole verso la creazione di un’opera d’arte collettiva. Nascerà un grande lavoro tessile, esito di un percorso di natura processuale condiviso con cittadini e scuole di ogni ordine e grado. Alcuni frammenti estrapolati dall’arazzo troveranno nuova vita nei luoghi colpiti dall’alluvione, generando una mappatura di quanto accaduto. Parallelamente è prevista la realizzazione di un progetto scultoreo che trasformi e doni significato alle irreversibili perdite subite dal territorio.
Il tema del dissesto idrogeologico è un elemento nodale nella ricerca del duo artistico, che già aveva lavorato nei luoghi della miniera dell’ex Montedison in occasione dell’alluvione delle Marche del 2022. Quanto accaduto a Pergola (PU) ha suggerito agli artisti numerose connessioni con ciò che è avvenuto in Romagna e soprattutto a Forlì. È la medesima terra che viene portata via dall’acqua e il paesaggio, oggi come allora, muta forma. Il titolo Navigano le ninfee nasce dal dialogo con la comunità: sono parole prese da una singola testimonianza, che diventano metafora di un cambiamento collettivo, guidato dall’arte e fondato sulle relazioni umane.
«Il gruppo Dino Zoli e la fondazione di Dino Zoli, che ne rappresenta l’anima culturale, sono estremamente radicati nel territorio», conclude Monica Zoli. «Da anni abbiamo iniziato un percorso di residenze d’artista per sperimentare nuove connessioni fra arte e impresa, coinvolgendo in maniera diversa processi, prodotti, persone e ambienti aziendali con l’artista del momento. In queste occasioni si sono sempre verificate alchimie preziose. Per questa edizione avevamo già l’intenzione di legare la residenza d’artista al territorio, aprendoci all’esterno. […] L’intento del progetto è porre l’attenzione sulla fragilità e sull’importanza delle relazioni nella comunità nell’affrontare problemi che sconvolgono sicurezze materiali ed emotive. Con tanto rispetto per ogni vissuto, speriamo che il dialogo con gli artisti Gaggia e Dubbini porti beneficio e aiuti a tenere alta l’attenzione su un evento le cui conseguenze sono ancora lontane dall’essere risolte».
Con la mostra di Silvia Camporesi e la residenza del duo Gaggia-Dubbini, Dino Zoli Group si apre ed accoglie, sottolineando la propria appartenenza ad un territorio ferito ma resiliente, capace di rigenerarsi e produrre nuove opportunità anche attraverso l’arte e la cultura.
Immagine in copertina: Silvia Camporesi, Fragile sublime, 2023, stampa su tessuto 100% PL di Dino Zoli Textile, 100×140 cm