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Una finestra sulla vita nel Trecento: il Ciclo dei Mesi a Trento

Siamo a Trento, nel Castello del Buonconsiglio. All’interno di Torre Aquila si colloca un capolavoro del Gotico internazionale: il Ciclo dei Mesi. Commissionato all’artista Venceslao dal principe vescovo Georg von Liechtenstein all’incirca nel 1400, costituisce un documento fedele e poetico del mondo feudale sul finire del Medioevo. In undici riquadri rappresenta i lavori e gli svaghi tipici di ogni mese, a eccezione di marzo, andato perduto.

Torre Aquila – © Matteo Ianeselli/Wikimedia Commons

Fondato nel XIII secolo come presidio imperiale lungo le mura che circondano la città, il Castello del Buonconsiglio di Trento già dal 1255 diventa sede dei principi vescovi. Comprende strutture realizzate in epoche diverse e circondate da un’unica e imponente cinta muraria che include un giardino. Nell’estremità meridionale si innalza Torre Aquila, forse chiamata così perché punto di partenza della strada che portava ad Aquileia. L’antica porta-torre della città è suddivisa in tre piani collegati da una scala a chiocciola in legno, ed è proprio nella sala mediana che Venceslao affresca il suo capolavoro. A commissionarlo è Georg von Liechtenstein, principe vescovo della città dal 1390 fino al 1407, quando viene imprigionato e successivamente allontanato. Raffinato aristocratico appassionato di arte e letteratura, il vescovo interviene sulla torre creandovi alcuni ambienti destinati a un uso privato. Venceslao è un pittore di origine boema attestato a Trento nel 1397 ed è con molta probabilità proprio lui l’autore del Ciclo dei Mesi, una delle più importanti testimonianze di arte gotica in tema profano. Con straordinaria precisione e cura, il maestro offre una preziosa testimonianza della vita nel Trecento raffigurando le principali attività svolte in ogni mese. L’unica eccezione è rappresentata dal mese di marzo, andato irrimediabilmente perduto perché realizzato su di un supporto in legno bruciato a causa di un incendio, per cui non ne possediamo alcuna testimonianza. Quello di Venceslao è un ciclo rivoluzionario perché non è presente una sola personificazione per ogni mese, ma si tratta di un vero e proprio calendario immerso all’interno di una dimensione paesaggistica. Ad accumunare ogni riquadro è la presenza di un Sole attaccato nella parte superiore, accompagnato dal nome del segno zodiacale del mese.

Ciclo dei mesi – Fotografia: pubblico dominio/Wikimedia

Realizzati con la tecnica dell’affresco – chiamata così perché i colori vengono stesi direttamente sull’intonaco fresco –, i vari mesi sono separati da sottili colonne tortili, senza però che queste interrompano il loro susseguirsi, anzi, sono collegati tra loro, quasi a sottolineare il continuo e inevitabile scorrere del tempo. Dai lavori dei contadini alle feste degli aristocratici, Venceslao imprime nelle pareti usi e costumi dell’epoca, utilizzando un sistema di grandezza delle figure sulla base della loro importanza. A essere assente è, infatti, la prospettiva, e a stabilire la dimensione dei personaggi è il loro ruolo sociale: per questo contadini in primo piano risultano di dimensioni inferiori rispetto a dame o altri aristocratici più lontani.

Gennaio e febbraio

Partendo da gennaio ci troviamo immersi in un paesaggio invernale dove i personaggi si sfidano a palle di neve; nella parte superiore è raffigurato un castello, probabilmente il Castello di Stenico, proprietà di Georg von Liechtenstein – arroccato tra il lago di Garda e le Dolomiti. A seguire febbraio, collocato in un riquadro ridotto a causa delle dimensioni della sala. In basso ospita l’unica rappresentazione di tutto il ciclo in cui un artigiano è raffigurato intento nel suo lavoro all’interno di una bottega: si tratta di un fabbro mentre maneggia gli strumenti del suo mestiere. Nella parte superiore si sta svolgendo un torneo: le dame si affacciano dalle finestre, nel mentre altri personaggi raccolgono le punte delle lance spezzate e cadute a terra.

Aprile, maggio e giugno

Poi i due mesi primaverili, aprile e maggio, resi con colori vivaci e collegati tra loro. Nel mese di aprile, sullo sfondo dello stesso paesaggio coperto di fiori – per realizzare i quali sono stati utilizzati degli stampi –, i contadini lavorano nei campi, mentre due dame passeggiano in direzione della colonnina che separa i due mesi. Superata la colonna non si trovano più i contadini a lavoro ma dame e signori che si corteggiano. A seguire giugno con nobili, musici e coppie. In alto una città fortificata, a destra un pascolo, controllato da pastorelle, e delle malghe, con le tipiche coperture.

Luglio e agosto

Con luglio si entra nella stagione estiva caratterizzata da colori caldi. In alto i contadini falciano il fieno, mentre nella parte inferiore è rappresentata una scena di vita cortese con un signore che tende un pezzo di carne a un falco, mentre le due dame che lo accompagnano accarezzano dolcemente i loro volatili. Agosto mostra la raccolta e il trasporto del fieno da parte di un gruppo di contadini che si serve di carri trainati da cavalli e buoi. Nuovamente nella parte inferiore è rappresentata una scena di falconeria, attività molto praticata nel Medioevo.

Settembre, ottobre, novembre e dicembre

Con settembre si entra nella stagione in cui si arano i terreni, anche questa volta utilizzando i carri, mentre per gli aristocratici l’attività principale è la caccia per la quale partono insieme a cani e falconi. Ottobre è il mese della vendemmia, alla quale si dedicano anche alcune dame. L’uva viene portata verso un torchio raffigurato minuziosamente. Come i mesi primaverili, anche quelli invernali, novembre e dicembre, costituiscono quasi un’unica scena. Protagonista è la città di Trento, verso la quale si dirigono alcuni personaggi,ben coperti per via del clima rigido, portando con loro gli animali. Nelle montagne si pratica la caccia all’orso, mentre i boscaioli tagliano la legna che, dopo essere stata caricata su dei carri, viene trasportata dentro le mura cittadine.

Grazie all’estrema cura e attenzione che Venceslao ripone nella realizzazione del ciclo, questi affreschi costituiscono per noi una preziosa finestra dalla quale poter osservare come si viveva sul finire del Trecento, una testimonianza sulla vita quotidiana di molti secoli fa.

Testo e fotografie (dove non diversamente specificato) di Lisa Pietrini

Immagine in copertina: Ciclo dei Mesi, maestro Venceslao, 1390-1400 – Fotografia: pubblico dominio/Wikimedia

 

 

Autore

  • Lisa Pietrini, laureata in Lettere Moderne all’Università di Siena, frequenta attualmente il corso di laurea magistrale in Storia dell’Arte e Studi Museali presso l’Università di Trento. Nutre altre passioni oltre all’arte: viaggi, sport e fotografia.

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