Nell’imponente abbraccio dell’Himalaya, dove le vette sfiorano il cielo e antiche tradizioni si fondono con la maestosità della natura, il Ladakh svela la sua bellezza senza tempo. In questo viaggio attraverso valli remote e mondi spirituali, il Ladakh è un tesoro nascosto. Montagne e monasteri si ergono come custodi di un’identità millenaria. Qui il tempo, rimasto sospeso in epoche antiche, consente di assaporare la ricchezza culturale e la profonda spiritualità di questa terra incontaminata.


Ladakh significa “Terra degli alti passi”. Situato a nord dell’India, nella più ampia area del Kashmir, è molto più di una regione geografica: è un mondo a parte, un angolo di storia intatto che si snoda tra montagne e monasteri. Le sue radici storiche affondano nel Tibet, terra dalle profonde tradizioni spirituali di cui il Ladakh è stato a lungo parte integrante. Tuttavia la sua storia prese una svolta durante l’epoca coloniale britannica quando il Ladakh divenne una preziosa colonia. Questo status particolare agì da scudo contro le mire di conquista cinese, preservando gran parte del suo patrimonio architettonico e culturale. Questa protezione gli valse il soprannome di “Piccolo Tibet”, un luogo dove antiche tradizioni continuano a respirare, intatte e incontaminate.

Il capoluogo del Ladakh, l’affascinante cittadina di Leh, ci ha catturato con la sua miscela unica di antico e moderno. La città è dominata dallo Shanti Stupa, caratteristico monumento buddhista, e sorvegliata dal maestoso Tzemo Fort. Con la sua atmosfera frizzante e l’aria da paese d’alta montagna, è stata il crocevia da cui abbiamo iniziato le nostre esplorazioni. Fare tappa a Leh non è stato solo un punto di partenza, ma un’immersione totale nella cultura ladakhi. Sotto le sue mura antiche abbiamo gustato le prelibatezze locali come i momo, ravioli tradizionali ladakhi, e le thukpa, zuppe nutrienti che hanno riscaldato i nostri spiriti esploratori. Il connubio perfetto tra la spiritualità dei monasteri, la vivacità della vita cittadina e il profumo invitante delle spezie ha reso Leh la scenografia ideale per intraprendere il nostro viaggio. Nei mercatini tibetani le note aromatiche di curry, cannella e cardamomo si mescolano, esalando effluvi irresistibili di tradizione e scoperta.

Immersi nella nostra avventura, la moto è stata il nostro fedele destriero per esplorare la ricchezza di questa parte di India. Dal Matho Gompa, su una collina magnifica, ai monasteri di Hemis e Stakna: tra antiche scritture e affreschi sacri, ogni luogo ci ha fatto avvicinare sempre più alla spiritualità buddista. Thiksey, cuore del buddismo tibetano, e Shey, vecchia capitale ladakhi, ci hanno raccontato storie di regni passati e saggi monaci. Ogni monastero rappresenta non solo un luogo di culto, ma uno scrigno di saggezza e storia. Il monastero di Alchi, celebre per i suoi affreschi antichi e le preziose pergamene, ci ha catapultato in un mondo di arte e devozione unico nel suo genere. Likir Gompa, con la sua posizione panoramica e l’atmosfera serena, ci ha offerto una sosta rigenerante sotto lo sguardo protettivo della gigantesca statua di Maitreya, il Buddha del futuro, che sovrasta il monastero.


Basgo Gompa, con le sue rovine suggestive, ci ha fatto viaggiare indietro nel tempo, svelandoci l’antica grandezza di questa terra. Phyang Gompa, con la sua caleidoscopica sala della preghiera, ci ha accompagnato alla scoperta dei momenti salienti della vita del Buddha. Spituk Gompa, posizionato maestosamente su un’altura, ci ha regalato panorami mozzafiato sulle valli circostanti. In sella alla nostra moto, abbiamo attraversato questi luoghi sacri, ciascuno con la propria unicità, arricchendo la nostra connessione con la spiritualità e la bellezza senza tempo del Ladakh.

Da Leh, il nostro viaggio ha poi preso una piega avventurosa quando ci siamo diretti verso la selvaggia valle dello Zanskar, considerata una delle zone più remote del mondo. La strada, se così possiamo chiamarla, per raggiungere questa enclave montuosa, è stata un’autentica esperienza lungo una traccia sterrata che si snodava pericolosamente lungo il corso del fiume Zanskar. Il villaggio di Padum è diventato il rifugio dal quale abbiamo iniziato a esplorare le gemme nascoste della valle. Attraverso avventurosi passaggi in autostop abbiamo raggiunto il monastero di Karsha, un tesoro incastonato tra le montagne. Qui, una maestosa statua del Buddha sembrava vegliare sulla valle, emanando una quiete spirituale che permeava l’aria circostante.

Un trekking lungo il fiume turchese Tzarap è diventato il biglietto per uno spettacolo straordinario: il Phuktal Gompa. Questo monastero, aggrappato alla parete rocciosa come un alveare sacro, ci ha accolto con la sua aura mistica e la sua storia millenaria. Il Phuktal, che significa “Grotta della Liberazione,” è il gompa più isolato della valle, un luogo dove si fondono antiche tradizioni e natura selvaggia. Si narra che dei monaci giunsero presso queste cavità circa 2550 anni fa e le ritennero lo scenario ideale per fondare un santuario di pace e solitudine e dedicarsi alle proprie pratiche meditative e spirituali.

Abbiamo continuato il nostro viaggio attraversando il temibile Khardung La, un passo carrozzabile che si vanta di essere il più alto al mondo (oltre 5600 metri sul livello del mare) e che ci ha condotto verso le meraviglie della Nubra Valley. Mentre la fatica si faceva sentire e l’aria rarefatta rendeva la respirazione un’impresa, il panorama mozzafiato che si apriva davanti a noi era un compenso senza pari. Il monastero di Diskit, con la sua architettura iconica, ci ha accolto nella valle. Qui, la nostra attenzione è stata attirata da un’imponente statua del Buddha Maitreya che veglia con autorevolezza su tutto il territorio circostante. Le dune di sabbia di Hunder sono state il palcoscenico di un’esperienza unica. Montagne innevate, distese dorate e rivoli turchesi hanno contribuito a rendere avvincente la nostra avventura, dando vita a un paesaggio surreale che ha riempito di stupore i nostri occhi.


La nostra esplorazione ha raggiunto l’apice quando ci siamo ritrovati a pernottare in un cottage di fronte al lago Pangong. Le maestose montagne ocra, immerse nelle sfumature blu delle acque cristalline del lago, creavano un quadro vivente della bellezza del Ladakh. Gli scenari di questa terra, tra vette, valli e paesaggi dai contrasti stupefacenti, continuavano a svelarci la loro magia, incantandoci ad ogni tappa del nostro viaggio. Avvolti dall’aura senza tempo del Ladakh, chiudiamo questo capitolo del nostro cammino con il cuore colmo di gratitudine e l’anima intrisa di esperienze uniche. Ogni monastero e ogni valle hanno tessuto la trama di un racconto appassionante di spiritualità e scoperta personale.

Il Ladakh, con la sua maestosità e il legame profondo con le tradizioni secolari, ha superato ogni aspettativa, lasciandoci desiderosi di esplorare ulteriormente l’incanto dell’India. Questo viaggio, nato dalla scelta audace di abbandonare la routine per una vita di avventure, è solo l’inizio del progetto “Wild Gipsy Trip”. Mentre salutiamo le vette dell’Himalaya, lasciamo che il vento del cambiamento ci guidi verso nuove terre, sperando che il coraggio di questo viaggio a lungo termine continui a intrecciarsi con il tessuto delle nostre vite.
Testo di David De Giorgio (esploratore – Fotografie di Nicole Cedroni
Immagine in copertina: Il monastero di Karsha incastonato tra le montagne nella valle di Padum
