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Anja Kunze. Il sacro respiro dell’arte

È così che l’artista tedesca Anja Kunze conferma il suo percorso come forma di rito contemporaneo: ogni segno è indagine, ogni colore è tempo, pelle, happening. La sua arte non celebra il mero gesto. Sta immaginando un ponte, in realtà, tra afflato dell’anima, rigenerazione sociale e responsabilità culturale. In questo impianto, il gesto creativo diventa atto sacro e promessa di un futuro in cui arte e comunità si alimentano a vicenda.

Il 17 maggio 2025, a Città Sant’Angelo (PE), presso Lo Spazio delle Arti e del Futuro Pensiero Givi Lulù si è inaugurato il luogo che ha segnato un nuovo capitolo per Anja Kunze, radicata ormai in Abruzzo: circa cento opere in esposizione permanente presso la Ursini & Son, uno spazio di incontro tra arte, impresa e dimensioni interiori che si aprono a un’esperienza condivisa.

Anja Kunze

Anja Kunze (Reichenbach im Vogtland, 1983) porta sulla tela un’urgenza creativa che nasce da un impulso spirituale profondo. Ama ricordare le parole di Hermann Hesse che sembrano darle voce: “Vivo il segreto del mio seme fino alla fine… Ho fede che Dio è in me. Ho fede che il mio compito è sacro. Di questa fede io vivo.”

La sua pittura non si offre come ornamento, piuttosto propone esperienze. Un respiro materico, cellulare, viscerale, che plasma volti e forme con stratificazioni di acrilico, olio e smalto. In uno dei passaggi più lucidi di lettura, Marco Genzanella, critico d’arte e collezionista, osserva: “La pittura di Anja Kunze vive di  un respiro biologico… le sue creature sembrano immagini al microscopio, riflessi di una vita invisibile o nascosta… in questa pulsazione planetaria l’artista si accorda nella libertà del suo essere.”

La guida interiore

Proprio in questa vibrazione si muove la sua ricerca, dove ogni segno diventa offerta e ascolto, dove il quadro respira come organismo vivo e compiuto. La tela è luogo di attraversamento. Le opere come La guida interiore (2016) o Halleluja (2017) non sono titoli ispirazionali soltanto, bensì affermazioni, confessioni. Ogni lettera, ogni parola, ogni pennellata compongono una “liturgia” personale, una “litania” di luce che dialoga con lo spettatore, lo attira e lo costringe a interrogarsi su di sé.

Lo Spazio delle Arti e del Futuro Pensiero Givi Lulù diventa un alleato di questa tensione artistica. Qui la collaborazione con l’impresa Ursini assume un ruolo di mecenatismo contemporaneo: generare valore culturale, economico e sociale, nel segno di un’impresa che si fa presidio di bellezza e pensiero. Nel gesto dell’artista convivono coraggio, fede e visione e in questa alleanza tra arte e impresa si riconosce un modello che non rincorre il mercato veloce, ma affonda radici in ciò che resta: il segno.

di Deborah Mendolicchio

Immagine in copertina: Halleluja, 2017

Autore

  • I suoi studi accademici e master spaziano dalla storia e metodologia della critica d’arte, all’estetica, antropologia culturale, educazione artistica, teorie della percezione visiva, marketing e comunicazione che le permettono di maturare la professione di consulente in arte dal 2005. Del 2016 ha creato, formato e diretto reti di vendita di arte contemporanea per conto di gallerie italiane ed estere specializzandosi in formazione, oggi riconosciuta AIF. Contemporaneamente ha svolto studi nel cam...

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