Il 18 giugno 2025 ricorre il 189° anniversario della nascita del Corpo dei Bersaglieri, con la presentazione di una compagnia a Torino nel 1836 al cospetto del Re Carlo Alberto di Savoia.


In quel giugno 1836, Alessandro La Marmora, colui che ideò il Corpo dei Bersaglieri e si impegnò strenuamente nel predisporre nei minimi particolari il loro impegno tattico e la loro formazione, non poteva immaginare che quei reparti voluti nell’armata sarda sarebbero divenuti uno dei simboli dell’Unità d’Italia e della sua Storia.

In questi 189 anni, dalla Prima guerra d’Indipendenza (dove i fanti piumati furono utilizzati per la prima volta a Goito in fatti d’arme), per passare alle battaglie della Prima e Seconda guerra mondiale fino ad arrivare alle attuali missioni internazionali, i Bersaglieri con il loro andar di corsa, le loro fanfare e le loro piume al vento, che continuano a suscitare entusiasmo e allegria in coloro che li vedono sfilare con i loro caratteristici 180 passi di corsa, si portano dietro la storia di generazioni di italiani che hanno combattuto e sacrificato la vita per l’Italia.

Tanti sarebbero i fatti d’arme da ricordare ai quali i bersaglieri hanno partecipato, episodi che meglio ci fanno capire come lo spirito bersaglieresco – auspicato da Alessandro La Marmora tanto da creare un apposito Decalogo nel quale poter attingere le motivazioni dell’essere bersagliere – è sempre stato onorato fino in fondo, in qualsiasi epoca e in qualsiasi teatro operativo.

Nel secondo dopoguerra, nello spirito della democrazia e libertà in cui l’Italia aveva fondato le sue nuove basi costituzionali e la sua ricostruzione, le tradizioni e lo spirito dei Bersaglieri di La Marmora furono portati avanti dai ragazzi di leva. Testimonianza di questa rinascita, i festeggiamenti riservati da migliaia di triestini ai fanti piumati dell’8° Reggimento Bersaglieri quando, il 26 ottobre 1954, entrarono a Trieste per sancire il ritorno definitivo della Città all’Italia.

Le piume dei Bersaglieri sono entrate nel cuore di molti italiani che, negli anni dopo la guerra, conobbero la paura e la distruzione delle calamità naturali. Come nel maggio del 1964 quando i ragazzi di leva dell’8° Reggimento Bersaglieri soccorsero donne e uomini colpiti dal disastro del Vajont, con generosità, altruismo ed eroica abnegazione, così come recita la motivazione della Medaglia d’Argento al Valor Civile consegnata al Reggimento. E ancora, come non ricordare i Bersaglieri del 67° Battaglione “Fagarè”, tra i primi a prestare soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto in Irpinia nel 1980. E furono proprio ragazzi di leva a portare all’estero ancora una volta quei valori bersagliereschi ed il loro piumetto in rappresentanza della conquistata affidabilità internazionale e del coraggio di un’intera Nazione, nella missione in Libano che ebbe inizio nell’agosto del 1982. Da quell’anno, numerose sono state le missioni all’estero del nostro Esercito.

Il repentino mutamento degli scenari internazionali, dopo la caduta del muro di Berlino, ha modificato sensibilmente la visione del concetto di difesa e di missione di pace all’estero. Il professionismo nelle forze armate è divenuto un elemento fondamentale per far fronte a qualsiasi minaccia. Un gran numero di donne e uomini professionisti dei reparti Bersaglieri si sono avvicendati nei vari teatri operativi, aiutando le popolazioni locali, facendo conoscere i principi della nostra democrazia e il loro valore come combattenti. Gli episodi da poter citare, anche in questo caso sarebbero molti. Come non ricordare i caduti in quelle missioni. Uno per tutti valga il ricordo del Maggiore Giuseppe La Rosa, caduto in Afghanistan durante la Missione ISAF l’8 giugno 2013, esempio di quei valori bersagliereschi evidenziati nella motivazione del conferimento della medaglia d’oro: “Con eroico gesto, dimostrando non comune coraggio, impareggiabile generosità e cosciente sprezzo del pericolo, si immolava ponendosi a scudo delle altrui vite, proteggendole con il proprio corpo dalla deflagrazione di un ordigno lanciato all’interno del veicolo nel quale viaggiava”.

Sono trascorsi 189 anni da quel 18 giugno 1836, anni in cui le vicende dei reparti dei Bersaglieri si sono indissolubilmente legate con la storia della nostra Nazione. I guanti neri, indossati dai Fanti piumati nelle cerimonie ufficiali, sono il simbolo tangibile di quello spirito bersaglieresco che non dimentica coloro che hanno sacrificato la vita per la Patria. Un filo invisibile ha legato i Bersaglieri con generazioni di italiani che hanno visto in loro la fierezza e l’allegria di un popolo sempre capace di affrontare situazioni drammatiche e devastanti con generosità e coraggio. E allora, anche quest’anno, tempo particolare e difficile per la pace nel mondo, giungano a tutti i Bersaglieri gli auguri per la loro festa, con la certezza che continueremo ad applaudire le loro fanfare e le loro piume in un’Italia consapevole che i valori che accompagnano i fanti piumati nelle loro corsa saranno sempre proiettati alla difesa della pace e della convivenza civile tra le nazioni.
Onore ai Bersaglieri di tutte le epoche. Urrà, Urrà, Urrà.
di Salvatore Scalise
Immagine in copertina: Particolare dell’affresco raffigurante i Bersaglieri inviati in Crimea che respingono vittoriosamente l’assalto dell’Esercito Russo, durante la Battaglia della Cernaia del 16 agosto 1855. Immagine: foto ritoccata, Ligabo, Wikimedia Commons