È il 28 ottobre 1924. Alcuni avventurieri attraversano l’Africa da nord a sud con otto veicoli speciali. Una spedizione che si concluderà il 26 giugno 1925 dopo otto mesi di viaggio tracciando un percorso mai fatto prima di circa ventottomila chilometri. Questa grande impresa motoristica è passata alla storia col nome di Crociera Nera, La Croisière Noire, nota anche come Citroën Centre Africa Expedition. Fu infatti voluta da André Citroën, grande industriale e abile comunicatore, allo scopo di pubblicizzare il suo marchio e per aprire un regolare percorso lungo il continente africano. Non c’è poi dubbio che le letture di Jules Verne abbiano influenzato non poco André riguardo alle suggestioni offerte dalla tecnica, dalla modernità, dal desiderio di progresso. Suggestioni che declina in ambito motoristico. La traversata del Sahara era inoltre una questione importante per la Francia dell’epoca, alle prese con il problema di collegare le colonie del nord Africa con quelle dell’Africa occidentale fino al Madagascar.

La Crociera Nera, che seguiva alla prima traversata del Sahara compiuta dai cingolati Citroën nel 1923, si svolse lungo un percorso fatto di deserto, praterie, savane e foreste, tra Colomb-Béchar in Algeria (ora Béchar) e Antanarivo, capitale del Madagascar, la più lontana e isolata delle colonie francesi. Questa nuova spedizione aveva obiettivi ben più ambiziosi: attraversare con i cingolati tutto il continente africano, proponendosi come una vera e propria esplorazione scientifica del centro Africa. Pertanto, non mancarono studiosi di diverse discipline con precisi incarichi; a capo della spedizione vennero chiamati Georges-Marie Haardt, napoletano di genitori belgi nonché suo fidato amico e collaboratore, e Louis Audouin-Dubreuil, comandante in seconda, al quale fu affiancato Bettembourg, comandante della fanteria coloniale francese e profondo conoscitore dell’Africa. Il meccanico al seguito era Maurice Penand. Come nelle più classiche delle spedizioni dell’Ottocento era presente un pittore, Alexandre Iacovleff, un professore della scuola di medicina, Eugène Bergognier, a cui erano state assegnate le indagini patologiche e lo studio della fauna, l’ingegner Charles B. Brull, al quale vennero affidate le ricerche geologiche e la direzione meccanica della spedizione. Particolare attenzione venne riservata alle riprese cinematografiche, a cura di Léon Poirier, regista molto noto all’epoca, affiancato da un ottimo operatore, Georges Specht: insieme produssero più di ventisettemila metri di pellicola e ottomila foto. Una scelta azzeccata che ha prodotto documentari preziosi.

In questa seconda spedizione del centro Africa si imbarcarono sedici persone a bordo di otto cingolati B2, costruiti su brevetto di Adolphe Kégresse, attrezzati in modo da corrispondere ai numerosi servizi che dovevano rendere. Due di essi erano veri laboratori di impagliatura; altre due contenevano le più recenti macchine fotografiche e cinematografiche e tutte erano state adattate in modo da poter formare dei gruppi autonomi di due unità; di ciò infatti si approfittò nell’ultima parte del viaggio.

Partirono il 28 ottobre 1924 da Béchar che, in quanto stazione terminale della ferrovia algerina, era servita come base della spedizione. Malgrado la preparazione durata più di un anno, il viaggio si rivelò molto più faticoso del previsto. Fu soprattutto la mancanza di strade a mettere più volte a dura prova gli autocingolati che attraversarono l’Algeria, il Niger, il Ciad, l’Oubangui-Chari (oggi Repubblica Centrafricana) e il Congo Belga (oggi Repubblica Democratica del Congo).

A Kampala, in Uganda, la colonna decise di scindersi in quattro gruppi di due vetture ciascuno, per studiare diversi possibili itinerari verso il Madagascar. Primo gruppo: guidato da Louis Audouin-Dubreuil, raggiunse Oceano Indiano a Mombaisa in Kenya. Secondo gruppo: guidato da Bettembourg arrivò a Dar es Salam, città in Tanzania. Terzo gruppo: guidato da Georges-Marie Haardt seguì il percorso più duro, arrivando comunque a Blantyre, capitale del Nyassaland (oggi Malani), e raggiungendo il 14 giugno il Mozambico. Quarto gruppo: guidato dall’ingegner Brull, attraversò tutta l’Africa meridionale seguendo il più lungo dei percorsi, raggiungendo Città del Capo per poi imbarcarsi per il Madagascar.

Il 26 giugno 1925, dopo otto dalla partenza, i quattro gruppi si riunirono in Madagascar venendo accolti con grandi festeggiamenti da una folla di oltre sessantamila Malgasci. Ad Antanarivo la spedizione Citroën aveva realizzato tutto il suo programma e non restava che scendere a Tamatava (oggi Toamasina) e imbarcarsi per la Francia. Per avere un’idea dei risultati ottenuti basti sapere che, grazie a Léon Poirier e Georges Specht, la spedizione portò un sostanzioso quantitativo di pellicole cinematografiche e di materiale fotografico con immagini di vario tipo in cui a ritratti di donne indigene si alternano scene di caccia; ma anche importanti collezioni d’oggetti etnografici, quattrocento quadri e disegni, quindici libretti di schizzi, numerose osservazioni meteorologiche, una carta delle epidemie, localizzata per la maggior parte delle regioni percorse, e infine innumerevoli esemplari di mineralogia.

Questo viaggio è stato un insieme amalgamato di scienza automobilistica, etnografia e fotografia con la conclusione finale che a Citroën si deve la realizzazione del primo collegamento automobilistico trans-africano, con rilievi topografici che aggiornarono e crearono le carte geografiche di alcune zone dell’Africa.

Al rientro a Parigi le foto della spedizione vennero distribuite presso varie istituzioni scientifiche e culturali, e nella primavera del 1926 presso la sede della Società Geografica Italiana. Con un programma fitto di festeggiamenti, il sodalizio romano si apprestava a rendere i dovuti onori ai membri della spedizione e in questa occasione venne donato dagli stessi un elegante album fotografico verde a decorazioni floreali con al centro del piatto lo stemma della SGI, contente duecentotrentadue positivi in bianco e nero.
di Davide Chierichetti e Susanna Di Gioia – Società Geografica Italiana
Fotografie: Società Geografica Italiana
Immagine in copertina: Autocingolati tra le dune a sud di Guerzim (Algeria)
