Orazio Antinori nacque a Perugia il 23 ottobre 1811 in una famiglia aristocratica. Fin da giovane si interessò alle scienze naturali approfondendo gli studi presso il Collegio dei Padri Benedettini dell’Abbazia di San Pietro. Nel 1837 si trasferì a Roma, dove trovò un ambiente più consono alle proprie aspirazioni. Qui collaborò con il naturalista Carlo Luciano Bonaparte alla realizzazione di due opere fondamentali per l’ornitologia italiana: Iconografia della fauna italica e Conspectus generum avium (Catalogo metodico degli uccelli europei).

Nel 1848 si arruolò nell’Esercito Pontificio per combattere gli austriaci in Veneto, durante i moti risorgimentali, e rimase ferito nella battaglia di Cornuda. L’anno successivo si trovò a difendere la Repubblica Romana, ma dopo la caduta di quest’ultima fu costretto a fuggire dall’Italia. L’esilio lo portò prima in Grecia, poi a Costantinopoli e infine a Smirne, dove lavorò con il console svizzero Guido Gonzenbach, specializzandosi nella raccolta di esemplari zoologici destinati ai musei europei. In quegli anni ebbero inizio i suoi lunghi viaggi di esplorazione, spingendosi in Anatolia, in Siria e nelle isole del Mediterraneo orientale. Nel 1859 si diresse in Egitto addentrandosi poi verso il Sudan. Nel 1860 organizzò una spedizione verso il cuore dell’Africa, risalendo il Nilo Bianco assieme al lucchese Carlo Piaggia e al savoiardo Alessandro Vayssière, arrivando fino alla confluenza con il Bahr el-Ghazal.


Dopo l’unificazione italiana decise di tornare in patria; si stabilì a Torino, dove vendette allo Stato la sua collezione ornitologica e donò la raccolta etnografica all’Università di Perugia. Tra il 1863 e il 1866 continuò le sue ricerche naturalistiche, compiendo viaggi di studio in Sardegna, Tunisia e Africa orientale. Nel 1867, assieme a Cristoforo Negri e Cesare Correnti, prese parte alla fondazione della Società Geografica Italiana, a Firenze, assumendone il ruolo di Segretario Generale.

Nel 1869 partecipò alla cerimonia di apertura del Canale di Suez come rappresentante ufficiale dell’Italia; approfittò del viaggio per esplorare la Nubia, risalendo ancora una volta il Nilo. L’anno successivo, con il botanico Odoardo Beccari e il geologo Arturo Issel, si inoltrò nelle terre dei Bogos, nell’attuale Eritrea.
di Davide Chierichetti e Susanna Di Gioia
Fotografie: Società Geografica Italiana