Pochi autori possono vantare un credito di gratitudine vasto come quello accumulato presso i lettori da Georges Simenon. Merito delle lunghe ore trascorse in compagnia dei suoi libri: convalescenze, viaggi, attese cullate dalla rassicurante atmosfera di una Parigi che ci sembra di conoscere, sulle tracce di umanissimi colpevoli, criminali sì, ma normalizzati dalla presenza di un commissario che raramente giudica, mai condanna. Al papà di Maigret è grato anche Federico Fellini che con profonda simpatia riconosce in lui “l’amico più grande che tutti vorrebbero avere”. Non a caso. In fondo gli deve la Palma d’oro, assegnata dal Festival di Cannes alla Dolce vita nel 1960, per intercessione dello scrittore nonché presidente di giuria, all’alba di un’amicizia che dura anni.

D’altronde come fai a non voler bene ad uno che, giovanissimo, debutta alla Gazzetta di Liegi con una rubrica, per altro fortunatissima, dedicata alle vicende di cani infelici. È l’inizio di una carriera letteraria segnata dal profondo intuito per il sentire del pubblico cui regala una produzione sconfinata calcolata in circa 500 romanzi, firmati con trenta pseudonimi diversi.

Con l’Italia questo scrittore affamato di storie e di vita ha da sempre un rapporto speciale. Un legame che in questi mesi sfocia in una mostra a Bologna, ospitata negli spazi della Galleria Modernissimo, in piazza Maggiore, fino all’8 febbraio 2026. Milletrecento metri quadrati di esposizione da record che raccontano l’uomo, più che lo scrittore. Il padre, verrebbe da dire, dato che il curatore è John Simenon, assieme a Gian Luca Farinelli. Dieci anni di scavo negli archivi pubblici e privati restituiscono lettere, manoscritti, oggetti del rito simenoniano come le pipe, le matite, i calendari di scrittura per scandire il rimo creativo forsennato che arriva a produrre un libro in due settimane circa, le leggendarie buste gialle contenenti lo scheletro dei romanzi. E poi macchine fotografiche, immagini, tante, tratte dai film ispirati alle sue opere.


C’è il Simenon bambino, vestito da tamburino per uno spettacolo della scuola di Liegi che guarda sicuro nell’obiettivo, l’immancabile foto di classe e l’uomo elegante in impermeabile e cappello ritratto in Darsena a Milano. E poi gli scatti della crociera sul Mediterraneo. Ma anche le serate nei club eleganti di Parigi. Simenon è tutte queste cose insieme. E, prima di tutto, resta un esploratore del mondo e della sua vasta umanità.


Proprio i viaggi sono il filo della narrazione che tiene insieme una mostra enciclopedica e un materiale sconfinato suddiviso in otto aree tematiche per altrettante escursioni nel mondo: Liegi, Parigi, le esplorazioni, Maigret, gli Stati Uniti, l’Italia, il metodo di scrittura, il cinema e la televisione. Più dei luoghi conta il modo unico di viaggiare: Parigi e la Francia attraverso la rete dei suoi canali, l’America in auto. L’Europa e l’Africa.

E il Bel Paese? Ma in barca, naturalmente. Genova, Cavo all’Elba, Napoli solo di sfuggita, Messina, Siracusa: una breve sosta prima di puntare a Malta e Tunisi. Eppure ispira pagine indimenticabili. E racconta quel crocevia di genti che da sempre è il Mare Nostrum in maniera modernissima. La tappa siciliana, in particolare, diventa capolavoro nel diario di bordo pubblicato da Adelphi con il titolo Il Mediterraneo in barca, memoriale del viaggio con la moglie Tigy a bordo dell’Araldo, una goletta con equipaggio di quattro uomini. In fondo con i grandi scrittori va così. Osservano i luoghi da un punto di vista inedito e rileggendoli si scopre che le cose non ci sembrano più uguali a prima. Simenon più di altri comprende lo spirito della Sicilia: le ragioni del fascino esercitato sugli stranieri dallo stile italiano, sembra suggerire, si devono cercare nella filosofia di vita senza eguali della gente di qui. Così nel reportage finiscono i gelati di Messina, i più buoni del mondo anche se l’equipaggio della goletta, provato da un digiuno di qualche giorno, esagera fino alla nausea. E poi l’incontro con una delle porte della storia: “Ieri sono passato fra Scilla e Cariddi. E ho la tentazione di cimentarmi, su questo argomento, in una pagina poetica infarcita di erudizione”. Niente paura però: “lo stretto di Messina è … è uno stretto, ovviamente! Da una parte c’è la Sicilia, con una città tutta bianca e l’Etna sullo sfondo del cielo. Dall’altra parte c’è la Calabria. Ma è soprattutto – ed è sempre stato – il confine tra due mondi… Ora, è di qui che sono venuti i Fenici, e poi i Greci … e passando per di qua la cultura è arrivata in occidente …”.

Nessuna descrizione di monumenti a Siracusa, d’altronde Simenon da sempre predilige le atmosfere e le emozioni alla sterile elencazione geografica o storica. “La mia barca è ormeggiata lungo una passeggiata a mare che sbocca in un giardino. Nel giardino c’è una fontana, o per meglio dire una sorgente naturale che forma una specie di laghetto in cui, da secoli, vivono pesci dalle squame argentate, cefali che guizzano tra ventagli di papiri”. Poi si concentra sulla gente. La passeggiata lunga un chilometro abbondante. I due caffè con i giradischi accesi e i tre cinematografi. Le panchine colorate di verde sempre occupate in una sorta di rappresentazione dell’umanità locale a beneficio dello scrittore.
Simenon e la pioniera della fotografia d’avanguardia Germaine Krull, a bordo dell’Ostrogoth. Insieme realizzarono il primo romanzo poliziesco illustrato La Folle d’Itteville, con 104 fotografie a corredo del testo. 1931 / Coll. John Simenon, © Simenon™
“Le persone che sono venute a sedersi, giovani e vecchi,uomini e donne, non hanno in mano un libro né un lavoro di cucito, sono esseri umani senza nessuna preoccupazione all’infuori di quella di godersi l’ombra lasciando vagare lo sguardo sulla superficie scintillante del golfo, sorvolata da aerei che ronzano come mosche”. Hanno imparato a vivere, spiega Simenon che, osservandoli, delinea una sorta di nobiltà del cuore e dello spirito, non senza, verrebbe da dire, una certa invidia. E conclude: “Ed ecco perché possiamo dire che tutti gli abitanti del Mediterraneo sono aristocratici. Sono alcune centinaia, al momento, le persone che stanno a guardare il mare con in sottofondo un accompagnamento musicale e a fantasticare al fresco come i turisti inglesi o americani che hanno sgobbato dieci anni per permettersi poche settimane di vacanza nel Mediterraneo. … E non sono nemmeno capaci di godersele!”.
La mostra, invece, è godibilissima. Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere è promossa dalla Cineteca Bologna, con il sostegno di Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna e Ministero della Cultura e la stretta collaborazione con Adelphi editore.

di Antonella Gonella
Immagine di copertina: Simenon con la macchina fotografica durante la crociera sul Mediterraneo, 1934 – Collection Fonds Georges Simenon – Université de Liège
Fonti:
https://cinetecadibologna.it/programmazione/mostra/georges-simenon-otto-viaggi-di-un-romanziere/
Il Mediterraneo in barca edito da Adelphi, 2024