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Reti, teste, nuvole. Alessio Patalocco in mostra

Alessio Patalocco, classe ’82, è un architetto-artista di Terni, professore di Comunicazione visiva all’Università per stranieri di Perugia, e si occupa in particolare della progettazione di spazi pubblici e involucri parlanti. È autore di numerosi progetti di riqualificazione urbana, e recentemente ha partecipato coi suoi progetti alla VIII Biennale di Shenzhen e Hong Kong. Apre giovanissimo uno studio professionale di architettura e arte urbana nella sua città. Ha collaborato e collabora con diversi altri studi professionali, tra cui quello del noto architetto Massimiliano Fuksas. Dal 5 al 26 maggio 2023 espone alcune sue opere nella sede di “SpazioArte57” di Lamezia Terme (CZ), con una mostra intitolata “Reti, teste, nuvole” curata da Giovanna Adamo, Antonella Beatrice Bongarzone e Sergio D’Ippolito.

Alessio Patalocco

Le opere in mostra sono suddivise in cinque sezioni.

1) la parte centrale dell’esposizione è costituita dalla serie di cinque pannelli, ciascuno di 70×100 cm, dal titolo “You’ll be challenged tomorrow”. L’opera usa la visione feng-shui del ciclo della vita come traccia, evidenziando il rapporto tra la deperibilità delle cose e l’eternità delle non-cose. Il titolo riprende una dicitura trovata all’interno di uno dei dieci “biscotti della fortuna” utilizzati per l’installazione: questa casualità sostituisce il braistorming, stimolando l’osservatore a trovare nuovi significati. I cinque pannelli ripercorrono le cinque cinque stagioni del feng-shui, citando gli elementi del mondo materiale e le concatenazioni che tra di esse si attuano: una sorta di rappresentazione grafica del divenire, del tempo, del mondo terreno e materiale che sempre deperisce e che mai finisce. Sopravvive solo l’eternità immanente dei non-oggetti come la morte, il cambiamento, il caso o la fortuna: proprio quest’ultima è l’unica cosa immateriale che resta da offrire a Caronte.
2) “Sindonie gondemboranee” del 2018. Una sindone (e sintonia) contemporanea che parla di morte e resurrezione, di vita e di immortalità, di quello che è oggi l’amor cortese e del nostro nuovo rapporto con l’Africa e l’Oriente. Una creazione fatta di elementi aggiunti ripresa dall’esotismo gotico e, più in generale, dal medioevo fantastico.

 

3) “Quadri riciclati”, dove si mette in mostra il passaggio del tempo visibile nei diversi elementi eterogenei, assemblati ad hoc sulla superficie del quadro con l’intento di metterli in mostra nella loro diversa tessitura di materiale e lavorando sul colore unico.
4) “Nuvole”, una serie di sculture mutevoli in rete metallica che possono assumere forme diverse nel tempo a partire da una prima forma data dall’artista. La costruzione dell’oggetto nello spazio ricerca un’interazione con il possessore dell’opera fatta di forme perdute e non più acquisibili, la mutevolezza della forma aiuta a superare la perdita di vecchie forme, ma anche a scoprirne sempre di nuove, in un rapporto uomo-oggetto di tipo esperienziale ed esplorativo.


5) “Imploding plastic inevitable”, un bozzetto per un’installazione in plastica e nylon, due materiali considerati da sempre “cattivi” perché responsabili dell’inquinamento, ma che in periodo di pandemia diventano improvvisamente qualcosa di “igienico”, di salutare e di sicuro. La pellicola divide noi stessi dagli altri… fino a farci implodere e appenderci, inevitabilmente al muro.