“Il disegno è l’espressione più diretta e spontanea dell’artista: una specie di scrittura: rivela, meglio della pittura, la sua vera personalità”. Questa dichiarazione d’amore verso il disegno è stata pronunciata da Edgar Degas, il famoso pittore e scultore francese considerato anche tra i più superbi disegnatori e che, non a caso, amava definirsi “realista”. Anche Salvador Dalì attribuiva a questa espressione artistica una dimensione di massima sincerità; similmente la pensava Le Corbusier che riconosceva al disegno la capacità di lasciare meno spazio per le bugie. Andando molto molto indietro nel tempo, potremmo scomodare i nostri antenati – si pensi alle grotte di Lascaux, ma non solo – intenti a disegnare sulle rocce le scene della loro quotidianità.
L’evoluzione di questa forma espressiva ha seguito le esigenze dei tempi: per tutto il Medioevo, ad esempio, il disegno è stato importante per la diffusione di concetti religiosi. Con la modernità si afferma invece di più come mera espressione dell’essenzialità, ovvero del tornare a se stessi, realizzando e condividendo segni che rimandano a significati anche complessi, intimi, profondi. Come fa Max Marra, artista contemporaneo, autore della copertina di questo numero: attraverso il suo originale tratto, egli crea il suo mondo costituito da personaggi singolari che ci interrogano sull’umanità, a volte smarrita perché ha abbandonato la legge dell’amore e della dignità.