Vai al contenuto

La Sibilla Cumana

Il genere umano fin dall’inizio delle civiltà è andato sempre alla ricerca di un Dio. Nel corso dei secoli, in ogni angolo del globo, sono state costruite strutture che potessero raccogliere i fedeli di un determinato culto, così come molti seguirono la parola di chi si credeva potesse comunicare direttamente con un’entità superiore. In questo scenario tra tutti i miti e leggende della Grecia antica, una delle figure maggiormente affascinante è quella delle Sibille. Votate all’arte divinatoria e capaci di profezie, erano consacrate al Dio Apollo. Nell’antichità le sacerdotesse erano fanciulle giovani, belle e vergini. Si pensava che potessero vivere più a lungo dei comuni mortali e per questo motivo, venivano rappresentate sempre in giovane età. Tranne in qualche caso. Michelangelo nella sua Cappella Sistina, rappresentò la Sibilla Cumana avanti negli anni.

Sibilla Cumana - Michelangelo, 1511 (Cappella Sistina)
Sibilla Cumana – Michelangelo, 1511 (Cappella Sistina)

Si narra che di lei si innamorò Apollo, che per convincerla in questa unione avrebbe esaudito qualsiasi desiderio. La fanciulla chiese l’immortalità, ma non la giovinezza eterna. Lei è stata una figura importante e molto influente per tutta la Magna Grecia. In questo contesto diventa centrale il ruolo della Campania e di Cuma (tra i comuni di Bacoli e Pozzuoli). In generale le Sibille vivevano lontane dai frastuoni delle città e tendevano a dimorare in delle grotte. In questo caso specifico si pensa che l’entrata della dimora della Sibilla Cumana fosse vicino il lago d’Averno. Della sacerdotessa si narra nel libro della Metamorfosi (Ovidio): qui si racconta ad Enea del dono ricevuto da Apollo. Anche Dante cita la giovane veggente, in particolare di quanto fosse difficile decifrare le sue parole. Nel tempo questa figura uscì dai confini campani fino a giungere nelle corti degli imperatori romani che addirittura si spostavano dalle loro abitazioni lussuose per raggiungere l’antro della caverna.

Antro della Sibilla Cumana (credits Parco archeologico dei Campi Flegrei)     Antro della Sibilla Cumana (credits Parco Archeologico dei Campi Flegrei)

Antro della Sibilla Cumana (credits: Parco Archeologico dei Campi Flegrei)

La fama della Sibilla aumentava e di riflesso, anche quella del centro cittadino che divenne a stretto giro meta di pellegrini e luogo religioso di un’importanza elevata. La particolarità dei suoi rituali ovviamente era il verdetto finale che veniva impresso su delle foglie di palma.  Furono tutte riunite in dei volumi che divennero nel tempo rari e preziosi. Un aneddoto particolare è quello relativo a Tarquinio Prisco,  il quinto re di Roma. Si narra che i nove volumi furono offerti dalla Sibilla in cambio di un compenso cospicuo. Il re rifiutò l’offerta e la sacerdotessa bruciò i primi tre volumi. I rimanenti, li offrì sempre a Tarquinio e sempre allo stesso prezzo. Il regnante sapeva che erano preziosi, ma ancora una volta rifiutò l’offerta e furono bruciati altri tre pezzi. Gli ultimi furono per l’ennesima volta offerti e sempre allo stesso prezzo ma il re, compreso l’errore che aveva fatto, li comprò al prezzo iniziale. Questi reperti, giunto il fatidico anno dell’83 a. C., bruciarono nel vasto incendio che coinvolse il Campidoglio e in un secondo momento, furono create delle copie.

Sibilla Cumana - Domenichino (Musei Capitolini)
Sibilla Cumana – Domenichino (Musei Capitolini)

Enea Rotella – giornalista