Vai al contenuto

Samuele Di Felice, in arte Hido

“Intra Siestri e Chiavari s’adima una fiumana bella”… e proprio qui, vicino al fiume Entella a Lavagna citato da Dante nella “Divina Commedia”, nel Cantico XIX del Purgatorio, si trova l’atelier espositivo del pittore Samuele Di Felice, in arte Hido. Questo spazio è stato appositamente pensato e strutturato come un luogo di incontro e di condivisione fra vari artisti di ogni disciplina che ogni settimana, nel giorno di martedì da ormai molti anni, si ritrovano in questa “casa” accogliente in cui, varcando la soglia, è possibile trovare un ambiente caldo e invitante al dialogo e allo scambio fruttifero di opinioni, con una macchina per il caffè, dei divani sistemati per accogliere gli ospiti, ceste colme di tipiche arance e limoni liguri, un tagliere col salame locale e barattoli contenenti vari dolci.

L’eclettico artista, dotato di spirito innovativo e pronto a sperimentare sempre nuove tecniche creative, così esprime e ci racconta la sua esperienza artistica: «La mia prima opera artistica, a cui sono legato affettivamente, è la “Venere Bendata” che ho realizzato nel 2018 utilizzando una tecnica pittorica di chimica su tela che rompe e slega, perciò ho “curato” Venere bendando il quadro con delle garze in gesso che usano negli ospedali. In seguito, proprio su questo dipinto, ho ripreso, elaborandolo nuovamente, un disegno del 2018 per arricchire e completare l’opera dal punto di vista analitico e spaziale. La “Venere Bendata” è un inno alla vita e l’ho esposta soltanto una volta all’interno di una Chiesa; per me possiede un valore quasi sacro in quanto rappresenta l’inizio della mia ricerca tecnico-artistico-umana. Il tipo di materiale che utilizzo per le mie creazioni è principalmente il legno in quanto offre una maggiore libertà espressiva e “tiene” legando insieme fra loro diversi elementi naturali, tra cui la sabbia, il cemento e gli acidi chimici unendoli e fondendoli in modo uniforme.

Hido con Venere Bendata

Sono alla continua ricerca e sperimentazione di opere da realizzare in vari modi e mi appassiona l’utilizzo dell’acido solforico, l’emulsione tra l’acido, i cristalli e le pietre naturali. Ho svolto studi di tipo scientifico e sono da sempre affascinato alla chimica elaborando e provando a realizzare determinati colori che ho prodotto attraverso reazioni chimiche con spennellate di polveri di metallo unite all’acido cloridrico dando luogo a sfumature nuove e uniche nella loro tonalità. Il mio approccio tecnico è caratterizzato dalla prova e dalla verifica tramite l’intreccio e la trasposizione fra diversi e sempre nuovi piani artistici con un metodo critico verso ciò che realizzo per migliorarlo sempre di più. Per me non è importante solo il fine artistico dell’opera da realizzare, ma è anche fondamentale il percorso che porta al compimento della stessa: il mio obiettivo professionale è quello di “disarmare” chi guarda la mia creazione in modo da fargli trovare una pace interiore.

Si tratta di un percorso terapeutico di aiuto e supporto psicologico all’interno della pratica comunicativa. Sono figlio d’arte in quanto mia mamma è una pittrice e mio papà è un commerciante: entrambe queste figure genitoriali mi hanno trasmesso un diverso e complementare imprinting nella lettura e gestione comprensiva della vita. L’intenzione e il pensiero che sottendono ogni mia opera animano la cornice interpretativa e comunicativa, il contenuto, vissuto e espresso, origina l’opera fornendole una carica e una energia positiva rappresentata dai polarismi dei movimenti vitali. Ogni artista ha il suo percorso personale e il mio è rappresentato dall’incontro della chimica con l’arte e per me è fondamentale mantenere la virtù della perseveranza nel tempo. Purtroppo, in questo periodo storico, la perseveranza è stata messa da parte in particolare perché sottende e implica un concetto di responsabilità che, come dimensione sociale di relazioni umane, sta venendo meno. Dal punto di vista sociale si sta affermando sempre di più il concetto di maschera, così come lo aveva inteso Oscar Wilde: “ Date a un uomo una maschera e vi dirà la verità”, e qui si annida anche il concetto dell’uso malsano dei social network in cui ci si nasconde dietro a finte identità mediatiche per distruggere e demolire il prossimo.

Nell’altra mia attività di commerciante al mercato traggo un enorme e fondamentale spunto di riflessione, in particolare sull’animo umano, che mi aiuta molto nella realizzazione delle mie opere artistiche. La dimensione umana e spaziale dell’agorà, di socratica memoria, in cui la gente cammina e passeggia, esprime la ricchezza delle relazioni e dei rapporti umani in cui si manifesta l’interdipendenza e si coltiva la virtù della gentilezza intesa come prendersi cura degli altri e di se stessi. Sono innamorato della tradizione e della cultura antropologica in cui vedo il parallelismo con il mito che rappresenta l’arkè dell’essere umano edificando la struttura della storia e della società. Nei miei dipinti trasfondo il mito dell’uomo rappresentato nella sua dimensione emozionale e osservo la persona così come si manifesta, la bellezza classica è armonia musicale di linea e di forma che si esprime nel concetto di proporzione».

di Isabella Puma – giornalista

Autore

  • nata a Torino nel 1979, si laurea in “Scienze Politiche” all’Univer¬sità degli Studi di Torino e ottiene una seconda laurea con lode in “Editoria, Comunicazione Multimediale e Giorna¬lismo” all’Università degli Studi di Ge¬nova dove consegue due Master Universitari, di I e II livello, in “Innovazione nella Pubblica Amministrazione”. Iscritta alla Facoltà di Teologia studia e approfondisce il percorso e la formazione culturale, biblica e teologica da baccalaureato offerte dall'Istituto Superiore...

    Visualizza tutti gli articoli