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Un grande viaggio a colori. Da Venezia a Costantinopoli con Giuseppe Rosaccio

Rosaccio, Venezia

Giuseppe Rosaccio nacque in Friuli verso il 1530; si laureò a Padova in filosofia e medicina e divenne anche medico personale del Granduca Cosimo II de’ Medici. La sua biografia è alquanto scarna, ma si tratta di una figura molto interessante, che ha lasciato opere capaci di rispecchiare appieno il clima culturale della sua epoca. Scrisse infatti non solo di geografia, ma anche di medicina, cosmografia, storia universale. Le sue opere godettero di molta fama e vennero ristampate copiosamente, a testimonianza del ragguardevole successo editoriale che ottennero.

Rosaccio_frontespizio

Quando Rosaccio, sull’ultimo scorcio del XVI secolo, nel 1598, diede alle stampe il suo Viaggio da Venezia a Costantinopoli, pochi anni erano passati da una delle più grandi vittorie delle armate cristiane contro quelle ottomane, ottenuta a Lepanto nel 1571. La vita commerciale, intanto, era tornata a svilupparsi lungo l’asse Venezia – Costantinopoli: mercanti, artisti, artigiani, letterati, ma anche semplici viaggiatori si scambiavano continuamente esperienze, oggetti, impressioni. L’opera del Rosaccio è figlia proprio di questo nuovo panorama culturale: con le sue 72 incisioni colorate, accompagnate dal testo descrittivo, riusciva a soddisfare i diversi interessi dei viaggiatori; dai rimandi mitologici alle peculiarità del paesaggio, dalla presenza di difese costiere naturali o artificiali alla descrizione delle coste e dei problemi che potessero essere collegati all’approdo.

Rosaccio_Isola di Pago

Il Viaggio da Venezia a Costantinopoli, di cui la Società Geografica Italiana possiede quello che risulta l’unico esemplare acquerellato, potrebbe essere assimilato ad una guida, in quanto ha cura di disegnare le principali località che si incontravano lungo il viaggio per mare dalla Serenissima alla capitale dell’impero ottomano. 

L’opera in sé è anche una testimonianza di come l’Italia, seppur ormai ai margini della vita politica internazionale e indebolita dalla sua frammentazione, nel corso del Cinquecento sia riuscita a conservare una centralità culturale, che la poneva quale punto di riferimento per gli altri paesi, soprattutto per quanto riguardava le problematiche e tematiche legate al Mediterraneo. Ad essere il cuore di questa attività culturale era proprio Venezia, la quale vantava i rapporti più ravvicinati con il mondo islamico; il pubblico della città lagunare, abituato da una tradizione mercantile ben radicata e da un atteggiamento mentale propenso all’incontro con altre culture, riservava un’accoglienza di favore ai libri che avessero per argomento il Vicino Oriente, in special modo l’impero ottomano.

Rosaccio_Sibenicho

Costantinopoli, grande metropoli e crocevia fondamentale tra l’islamismo e la cristianità, divenne una meta fondamentale soprattutto per i veneziani, i quali svilupparono forme di rapporto privilegiato con i turchi. Anche se i conflitti armati furono continui per almeno tre secoli, i veneziani mantennero importanti relazioni commerciali ed economiche con la capitale turca, al punto che la Serenissima continuò ad essere considerata la “porta d’Oriente”, il punto d’accesso preferito per entrare nel cuore dell’impero ottomano.

Rosaccio_Navarino

Diverse testimonianze ci sono rimaste dei vari ambasciatori, mercanti, veri e propri viaggiatori che raggiunsero, attraversarono e descrissero l’Oriente ottomano, e da queste si delinea anche una certa ammirazione per alcuni aspetti di quella realtà, tra cui la consapevolezza della loro superiorità militare e la constatazione di quanto fosse importante la religione, vista come il principale collante del popolo, insieme all’adorazione del principe. Nel contesto culturale del Cinquecento, quindi, i musulmani, e particolarmente i turchi, non erano più considerati come gli infedeli guidati dall’Anticristo da sconfiggere ad ogni costo, ma piuttosto rappresentavano dei fondamentali interlocutori commerciali, tanto che, anche dopo Lepanto, i Veneziani avrebbero cercato, nel generale scandalo avvertito dagli altri paesi europei, di ristabilire rapporti duraturi con il mondo ottomano. Relazioni che non sono mai venute meno nel tempo, se si considera che la lingua straniera meglio conosciuta fra gli ottomani fino a fine XIX secolo era l’italiano, e che molti vocaboli europei in turco tuttora si trovano nella loro forma italiana soprattutto nel lessico della navigazione e della politica.

Rosaccio_Stretto di Costantinopoli

È proprio la raffigurazione di Costantinopoli nell’opera di Rosaccio a destare stupore per la grande quantità e qualità dei dettagli: si trovano le imponenti mura che circondano la città, la moschea di Santa Sofia, le colonne degli imperatori, il palazzo imperiale e l’ippodromo.

Rosaccio_Ierusalem

Il Viaggio da Venezia a Costantinopoli  è, in fondo, una preziosa dimostrazione di quanto le culture che si affacciavano sul Mediterraneo fossero in grado di costruire saldi rapporti che andassero oltre lo scontro religioso, in una prospettiva di collaborazione e di scambio.

testo di Marco Martire – selezione immagini di Debora Tombolillo

http://www.societageografica.net

Illustrazioni tratte da: Giuseppe Rosaccio, ca. 1530-ca. 1620, Viaggio da Venetia, a Costantinopoli per mare, e per terra, & insieme quello di Terra Santa. Da Gioseppe Rosaccio con breuità descritto. Nel quale, oltre à settantadui disegni, di geografia, e corografia si discorre, quanto in esso viaggio, si ritroua. Cioè. Città, castelli, porti, golfi, isole, monti, fiumi, è mari. Opera vtile, à mercanti marinai & à studiosi di geografia. In Venetia, appresso Giacomo Franco, 1598 (Biblioteca della Società Geografica Italiana, inv. 2164; collocazione Z 4 I 12).