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Vedere l’invisibile. Icone russe e architetture celesti

Icone russe e architetture celesti: a Vicenza è visitabile un magnifico percorso espositivo tra arte e spiritualità, in dialogo con il contemporaneo. Le Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari della città veneta, identificate come “casa delle icone” sin dall’apertura del museo avvenuta nel 1999, propongono al pubblico una selezione di settanta icone russe dalla collezione Intesa Sanpaolo, esposte in un rinnovato allestimento permanente. Fino al 3 luglio 2022 il percorso museale si arricchisce del dialogo con le opere dell’artista contemporaneo Valery Koshlyakov. Il progetto è a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, Direttori del Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Nuovo anche il caveau in cui sono custodite le altre icone della collezione, a disposizione di studiosi e cultori.

Sala 2 (Fotografia di Valter Maino)
Sala 2 (Fotografia di Valter Maino)

La selezione di icone offre la possibilità di contemplare un’ampia sequenza di capolavori dell’arte sacra in Russia, diversi per epoche e luoghi della loro produzione. Aspetti peculiari del linguaggio iconico – il colore timbrico, la geometria compositiva, le proporzioni d’importanza, la prospettiva rovesciata – sollecitano l’osservatore ad abbandonare schemi legati alla rappresentazione basata su criteri di verosimiglianza, per scoprire la ricchezza simbolica di un linguaggio solo in apparenza ingenuo. Articolato in chiave tematica e diacronica, il percorso espositivo permette tuttavia di cogliere il graduale sviluppo nel tempo, dal XIII al XIX secolo, di quest’arte praticata soprattutto da monaci iconografi, all’interno dei laboratori presenti nei cenobi.

Deposizione dalla croce Novgorod, 1480-1490 ca – tempera su tavola, 57,1 x 39,6 cm – Collezione Intesa Sanpaolo
Giudizio Universale – Russia centrale, fine del XIX secolo – tempera su tavola, 107 x 85 cm – Collezione Intesa Sanpaolo
Gli arcangeli Michele e Gabriele – Tver’ (?), XVI secolo – tempera su tavola, 118 x 54,2 cm (ciascuno) – Collezione Intesa Sanpaolo

La loro espressione artistica è destinata a rimanere del tutto anonima, senza firma, poiché offerta umilmente e in silenzio come oblazione a Dio e come dono di carità (amore fraterno) per il mondo. Guidato spiritualmente dalla divina ispirazione, l’isografo “scrive” il proprio messaggio visivo di fede onorando la memoria della tradizione e proiettando idealmente tale opera verso il futuro, all’insegna dell’evento escatologico. Quest’ottica di speranza protesa oltre i limiti della vita terrena è emblematizzata da due esempi antichi e preziosi, risalenti entrambi al Duecento: l’Ascensione del profeta Elia e la Discesa di Cristo agli inferi. In un secolo segnato da drammi cruenti, tali icone incarnano la fiducia in un tempo nuovo, capace finalmente di giustizia sociale e di misericordia.

Ascensione al cielo del profeta Elia – Novgorod, seconda metà del XVIII secolo – tempera su tavola, 55 x 45 cm – Collezione Intesa Sanpaolo
Discesa agli Inferi – Novgorod, seconda meta del XIII secolo – tempera su tavola, 66 × 47,2 cm – Collezione Intesa Sanpaolo

L’allestimento è predisposto con nuovi criteri museografici, per accogliere e “raccontare” le icone attraverso modalità innovative di esposizione e fruizione: la scelta è stata quella di passare da un’esposizione a un’esperienza. Il visitatore è accompagnato dentro il mondo della rappresentazione del sacro nella tradizione russa, che si incarna nel rito ortodosso, quotidianamente rivissuto: il rito che Florenskij indicava come “sintesi” viva delle arti contrapponendolo allo spazio neutro del “museo”.

Sala 4 (Fotografia di Valter Maino)
Sala 2 (Fotografia di Valter Maino)

Il nuovo allestimento della collezione di icone russe, che è una delle più preziose raccolte di proprietà, unisce al rispetto della tradizione una rilettura in chiave contemporanea di tale produzione artistica, evidenziando l’attualità del significato e del valore di queste straordinarie opere. L’icona è parola per immagini, atto di preghiera e strumento liturgico: non è un oggetto da osservare (e ammirare), ma il segno vivente in una dimensione di devozione e contemplazione.

Sala 3 (Fotografia di Valter Maino)
Sala 3 (Fotografia di Valter Maino)

Un dialogo tra il mondo dell’icona e le espressioni artistiche moderne e contemporanee, che a quell’antica matrice si rifanno, viene proposto in questa occasione con uno dei maggiori artisti russi viventi: Valery Koshlyakov. Nato nel 1962 a Sal’sk, nella Russia meridionale, Koshlyakov vive da molti anni a Parigi e per realizzare le sue opere utilizza spesso materiali di esplicita povertà: cartoni, nastro da imballaggio, strati sovrapposti di pittura a olio e di vernice spray. Dopo una lunga e capillare ricognizione di architetture popolari e oggetti di uso quotidiano che a suo avviso rinviavano alla struttura compositiva dell’icona, Koshlyakov ha realizzato negli ultimi lustri un’ampia sequenza di ikonosy, segni suggestivi che riuniscono gli assetti degli sfondi dell’icona all’attualità del presente. L’esposizione Architetture celesti è composta da un nucleo di ikonosy site specific, creati appositamente dall’artista in stretto dialogo con quattro icone selezionate dalla collezione Intesa Sanpaolo, in cui è ravvisabile la presenza di particolari che sono poi “migrati”,trasformandosi, nelle sue fantasie architettoniche.

Madre di Dio di Vladimir – Mosca, fine del XV–inizio del XVI secolo – tempera su tavola, 76 x 52, 5 cm – Collezione Intesa Sanpaolo
Natale di Cristo – Novgorod, 1475 ca – tempera su tavola, 58,5 × 43,6 cm – Collezione Intesa Sanpaolo
Trasfigurazione – Russia centrale, inizio del XVIII secolo – tempera su tavola, 122,6 × 92,8 cm – Collezione Intesa Sanpaolo

Fotografia di copertina: Valter Maino