Vai al contenuto

Viaggio nella storia della Biennale d’Arte di Venezia

Tempo di lettura: 8 Minuti

La Biennale di Venezia ha radici profonde e antiche. Con questo scritto tracceremo la storia di una delle manifestazioni più significative legate al mondo dell’Arte, che si inaugura ogni due anni. Venezia, grande salotto d’Italia, da oltre centovent’anni è vetrina delle tendenze artistiche del mondo. Lo sviluppo di questo importante progetto vide i natali a partire dal 1893 quando, con una delibera da parte dell’Amministrazione comunale, si propose di istituire una Esposizione biennale artistica nazionale” a partire dal 1894, per celebrare le nozze d’argento del re Umberto e Margherita di Savoia. La manifestazione fu effettivamente inaugurata il 30 aprile del 1895 grazie all’impegno del sindaco Riccardo Selvatico. Questo volle trasformare gli incontri serali degli artisti, che si tenevano nelle sale del caffè Florian, in una prestigiosa rassegna internazionale. Lo sviluppo della manifestazione prese avvio dalla costituzione di uno Statuto che si ispirava a quello emanato per la Secessione di Monaco di Baviera. Si decise di rivolgere l’invito ai maggiori artisti nazionali e internazionali, ma anche di lasciare spazio alle opere di artisti non formalmente invitati. Si poteva partecipare con non più di due opere e nessuna di queste doveva già essere stata esposta in Italia.

Biennale d’Arte di Venezia, 1984

I lavori per la realizzazione del Palazzo dell’Esposizione furono portati avanti febbrilmente e l’architettura prese vita nei Giardini pubblici del Castello. L’inaugurazione della prima esposizione venne compiuta alla presenza del re e della regina, con la partecipazione entusiasta di molti veneziani. Durante le prime Biennali di Venezia l’arte francese venne trascurata a favore di quella tedesca e delle Secessioni. Già nel 1899 veniva presentata nella città lagunare la famosa opera Giuditta II di Gustav Klimt. I riflettori sull’arte francese si accesero solo durante la quarta Biennale di Venezia del 1901, con Mostra dei paesaggisti francesi degli anni ’30. Grazie a questo progetto approdarono in città artisti come Corot e Millet e questa fu anche l’occasione per conoscere l’opera dello scultore Rodin, grazie alla presenza di sue venti sculture.

Biennale d’Arte di Venezia, 1984

Per l’allestimento delle prime esposizioni si seguì lo stile classico dei salon (esposizioni periodiche di pittura e scultura che si svolgevano al Louvre di Parigi) e delle pinacoteche; ma non sempre questi allestimenti, negli ambienti prescelti, donavano risalto alle opere in esposizione. Vennero studiate soluzioni apposite principalmente nella grande area del Padiglione centrale, introducendo in Biennale la decorazione come presenza artistica autonoma. L’intreccio tra decorazione, allestimento e illuminazione venne, nel tempo, affrontato in maniera sempre più consapevole, grazie al confronto con le esposizioni internazionali come quella di Stoccolma o Bruxelles. Tra i più attivi decoratori italiani vi fu Galileo Chini, che nel 1907 si ispirò all’Art Nouveau per la decorazione in fregi policromi e floreali per una sala dedicata all’arte simbolista. La prima decade del Novecento vide anche la nascita dei primi padiglioni stranieri come quello del Belgio, edificato nel 1907, a firma dell’architetto Leone Sneyers al quale seguirono, a partire dal 1909, quelli della Gran Bretagna, della Germania e dell’Ungheria. Nel 1912 vennero eretti i padiglioni della Francia e della Svezia, progettati e costruiti direttamente dalla Biennale.

Biennale d’Arte di Venezia, 2015

Questo contenuto è riservato agli abbonati

Copia Singola

Acquista una copia di «Globus».

Annuale Digitale

Abbonamento digitale di «Globus».

Cartaceo + Digitale

Abbonamento annuale di «Globus».

Sei già abbonato? ACCEDI

di Maria De Giorgio – storica dell’arte

fotografie di Angelo Aldo Filippin