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De’ visi mostruosi e caricature. Da Leonardo da Vinci a Bacon

Un percorso affascinante, che individua una linea di continuità ‘settentrionale’ dalle teste caricate e grottesche di Leonardo alle caricature di Anton Maria Zanetti e Giambattista Tiepolo nella Venezia del XVIII secolo. Una straordinaria e straniante mostra tra volti deformati, esagerazioni anatomiche, indagini fisiognomiche, figure caricaturali e gallerie di “caratteri umani”, tra cui anche diciotto disegni autografi di Leonardo (compresi,  per la prima volta in Italia, alcuni fogli della Collezione del Duca di Devonshire): stiamo parlando dell’esposizione De’ visi mostruosi non parlo, perché senza fatica si tengono a mente” visitabile a Venezia dal 28 gennaio al 27 aprile 2023 nel Palazzo Loredan – Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.

Camillo Procaccini (1561-1629), Due teste femminili, figure femminili, 1590 circa, grafite e sanguigna su carta bianca, 199 x 178 mm.
Galleria dell’Accademia di Venezia  ©G.A.VE Archivio fotografico, su concessione del Ministero della Cultura

Il titolo della mostra riprende e si riferisce ad alcune annotazioni di Leonardo da Vinci presenti nel Codice Atlantico e nel Trattato della Pittura. Analogamente, rimarranno impresse nelle menti dei visitatori le tante “teste caricate” o “grottesche”, le figure esagerate o caricaturali,  i volti deformi realizzati dai grandi artisti attivi in Italia settentrionale tra il XVI e il XVIII secolo, esposte in questa straordinaria mostra promossa a Venezia dalla Fondazione Giancarlo Ligabue.

Inti Ligabue, presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue

Il nuovo ambizioso progetto dell’istituzione guidata da Inti Ligabue ci proietta in un mondo straniante quanto intrigante, collaterale rispetto al bello, al sublime o all’ideale oggetto privilegiato dall’arte. L’obiettivo dichiarato della mostra curata da Pietro C. Marani, tra i più autorevoli studiosi di Leonardo – affiancato da un comitato scientifico di assoluto prestigio con Alessia Alberti, Luca Massimo Barbero, Paola Cordera, Inti Ligabue, Enrico Lucchese, Alice Martin, Alberto Rocca, Calvin Winner – non è tanto indagare come e perché si sviluppi il singolare e affascinante genere della caricatura, o meglio della deformazione e trasformazione dei tratti fisiognomici (dalla crisi dell’Umanesimo alla crisi della Serenissima), quanto rendere evidente l’esistenza di una linea di continuità “settentrionale” in quest’ambito; che, partendo appunto dai “visi mostruosi” di Leonardo e dalle “pitture ridicole” dei lombardi, assunte le esperienze del naturalismo carraccesco, fiorirà in laguna nella prima metà del Settecento.

Battista Franco (1510 circa – 1561), attribuito, Due teste grottesche, 1550-1560 circa, acquaforte, 120 x 152 mm. – Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, Firenze  ©Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi

Oltre settantacinque le opere in mostra da musei e collezioni private internazionali – dal Musée du Louvre di Parigi alle Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco, dalle Gallerie degli Uffizi alla Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, dal Designmuseum Danmark alle Gallerie dell’Accademia di Venezia fino al Sainsbury Centre for Visual Arts della University of East Anglia di Norwich, per citarne alcuni – con un incredibile nucleo di diciotto disegni autografi leonardeschi, prestati eccezionalmente dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, dalla Pinacoteca di Brera e – per la prima volta in Italia – dalla Devonshire Collections di Chatsworth, oltre alla nota “Testa di Vecchia” in Collezione Ligabue. Prestiti che danno vita a un percorso di altissimo livello, tra confronti e rimandi, che partendo dal sommo da Vinci giunge alla Venezia di Anton Maria Zanetti e dei Tiepolo, passando per Francesco Melzi, Giovan Paolo Lomazzo, Aurelio Luini, Donato Creti, Giuseppe Arcimboldi, ma anche Carracci e Parmigianino, tra i tanti autori esposti. Un tema coinvolgente e dai molteplici risvolti quello dell’alterazione o deformazione della fisionomia, che inevitabilmente assume nel Novecento nuovi significati potentemente evocati nel capolavoro di Francis Bacon – “Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne”.

Giambattista Tiepolo (1696-1770), Caricatura di gentiluomo seduto, di profilo a sinistra, 1755-1760, penna e inchiostro bruno e nero, pennello e inchiostri bruno e nero diluiti, su carta con tagli obliqui agli angoli, contornata a penna e controfondata, 166 x 122 mm. – Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano
© Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milan
Giambattista Tiepolo (1696-1770), Caricatura di gentiluomo con parrucca, seduto, di profilo a destra, 1755-1760, penna e inchiostro nero, pennello e inchiostro nero diluito, su carta, controfondato, 165 x 140 mm
Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano  © Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano

“Anche questa esposizione ci induce a riflettere sulla nostra umanità” spiega Inti Ligabue, Presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue. “In un modo certamente ‘diverso’ rispetto a quanto fatto negli anni passati con le mostre di taglio archeologico, antropologico ed etnografico dedicate a culture e civiltà lontane, ma sempre aperti alla conoscenza e alla comprensione della società, dei suoi valori, delle sue espressioni culturali. È l’Uomo al centro dei nostri interessi; Venezia è il punto di partenza e di ritorno delle nostre esplorazioni e delle nostre ricerche e voglia di scoprire e di condividere è il motore della nostra Fondazione”.

Francesco Melzi (1491-1570), attribuito, Cinque teste grottesche, 1550 circa, penna e inchiostro marrone su carta,
183 × 125 mm. – Galleria dell’Accademia di Venezia  ©G.A.VE Archivio fotografico, su concessione del Ministero della Cultura

       

Annibale Carracci (1560-1609), Testa d’uomo barbuto di profilo rivolto a sinistra, 1602ca., inchiostro marrone a penna incollato su supporto antico, 89 x78 mm. – Parigi, Musée du Louvre, Départements des Arts Graphiques  © RMN-Grand Palais /Dist. foto SCALA, Firenze
Cerchia di Francesco Mazzola, detto il Parmigianino (1503-1540), Testa maschile di profilo con serto di foglie, penna e inchiostro bruno, su carta, 135 x 110 mm. – Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano  © Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano

La mostra a Palazzo Loredan non poteva che partire dal grande da Vinci. Se pure non possano definirsi caricaturali i disegni di Leonardo, ovvero diretti allo scherno, all’ironia o al sorriso, certamente le sue “teste caricate”, l’esasperazione dei tratti somatici, gli studi fisiognomici dei caratteri umani e dei “moti mentali”, la strenua analisi della deformazione a rimarcare una volontà di realismo, ma pure doti morali o virtù particolari al di là dei difetti fisici o dei segni del tempo – non possono non aver influenzato e ispirato questi esiti settecenteschi. Pensiamo all’immediata fortuna dei suoi studi, ai tanti imitatori e seguaci attivi in laguna come Giovanni Agostino da Lodi o Giovan Paolo Lomazzo, alle riproduzioni nei secoli successivi (tra tutte le stampe seicentesche dell’incisore boemo Wenceslaus Hollar) e soprattutto alla ripresa leonardesca cui si assiste a Venezia, nei primi decenni del XVIII secolo presso i maggiori artisti e collezionisti come Anton Maria Zanetti, “capostipite” della caricatura veneziana, e il nobile Zaccaria Sagredo.

Leonardo da Vinci(1452-1519), Testa caricata e busto di profilo d’uomo verso sinistra, 1490 circa, punta metallica, penna e inchiostro seppia su carta, incollata su carta di supporto, 153 x 112 mm. – Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca-Milano  ©VENERANDA BIBLIOTECA AMBROSIANA /MONDADORI PORTFOLIO/ G. Cigolini
Leonardo da Vinci (1452-1519) e bottega, Quattro teste grottesche, 1495-1505 circa, penna e inchiostro, A: 47 x 37 mm; B: 45 x 34 mm; C: 49 x 37 mm; D: 48 x 37 mm. – The Devonshire Collections, Chatsworth  ©The Devonshire Collections, Chatsworth. Reproduced by permission of Chatsworth Settlement Trustees
Giovanni Agostino da Lodi (1495-1520), Testa d’uomo maschile, 1500-1505 circa, matita rossa su carta, 162 x 108 mm. – Kupferstich-Kabinett, Staatliche Kunstsammlungen Dresden – Photo: Herbert Boswank
Wenceslaus Hollar (1607-1677), Cinque teste grottesche, 1646, acquaforte, 240 x 185 mm. – Nuova Fondazione Rossana e Carlo Pedretti, Lamporecchio  © Nuova Fondazione Rossana e Carlo Pedretti

Sappiamo – come ci ricorda il curatore Marani – della presenza di Leonardo a Venezia nel 1500, breve ma significativa; sappiamo che in laguna deve essere stato più volte anche Giovan Paolo Lomazzo, erede dei manoscritti di Leonardo e guida goliardica degli artisti riuniti nell’Accademia della Val di Blenio; sappiamo infine dell’arrivo acclamato e fragoroso, nel 1726 nella collezione di Zaccaria Sagredo, di cartoni originali di Leonardo provenienti dai Casnedi di Milano: un’acquisizione esaltante che lo stesso Zanetti riferisce nella sua corrispondenza. Ma sono soprattutto le amicizie, le frequentazioni parigine e milanesi, la ricca biblioteca dell’artista veneziano a motivare la conoscenza dei disegni di Leonardo, diretta e indiretta, e l’influenza del da Vinci su Anton Maria Zanetti e sugli artisti della Serenissima.  A parte il legame di Zanetti con i Trivulzio e la frequentazione del “clan Zanetti-Carriera” con l’ambiente milanese e con i patrocinatori dei Clerici, committenti di Gian Battista Tiepolo, determinante dovette essere la presenza a Venezia di Pierre Crozat nel 1716 e di Pierre Mariette nel 1718-1719, con i quali Zanetti entrò presto in confidenza. Furono loro a indurre il veneziano a fare un viaggio a Parigi nel 1720 insieme a Rosalba Carriera e ad Antonio Pellegrini, proseguito poi a Londra e nelle Fiandre; fu Crozat a possedere per alcuni decenni celeberrimi disegni a pennello su tela di lino di Leonardo, indicati precedentemente come lavori di Dürer ma riconosciuti dallo stesso Mariette come autografi del Maestro; fu Pierre Mariette ad acquistare un famoso Album con copie delle caricature di Leonardo, al tempo ritenute originali, molte delle quali, per altro, tratte dai disegni autografi di da Vinci conservati ora nelle Collezioni del Duca di Devonshire a Chatsworth, di cui questa mostra espone ben dodici esemplari.

Giambattista Tiepolo (1696-1770), Caricatura di uomo magro in pied  e di fronte, intabarrato, con tricorno e manicotto, penna, inchiostro nero e acquerello grigio su carta con gli angoli tagliati, 170 x 85 mm – Collezione privata ©Matteo De Fina

I visitatori si potranno divertire nel notare come il gesto sintetico e immediato di certe caricature di Giambattista Tiepolo, ma anche quelle stesse dello Zanetti, richiamino quella che può considerarsi l’unica vera caricatura di Leonardo esistente – quella di un “Chierico in cui furbizia, arguzia e derisione si sposano perfettamente in pochi tratti – anch’essa eccezionalmente in mostra grazie alla generosità della Veneranda Biblioteca Ambrosiana; e come nasi esagerati, menti sporgenti, seni prorompenti, teste con parrucche siano di matrice leonardesca o comunque rivelino prototipi poi ripresi e variati dagli autori leonardeschi come Melzi, Battista Franco, Lomazzo, Figino: fra tutti la “caricatura di uomo con cappello conico” che ritroviamo nell’ “Homo ridiculo di ambito del Lomazzo prestato dall’Accademia Carrara di Bergamo, che trova un’eco nei lavori di Brambilla, Figino e Arcimboldo esposti in mostra.

Giovan Paolo Lomazzo (1538-1600), Compà Vanetto, 1560-1570 circa, matita nera su carta, 76 × 46 mm. – Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca-Milano  ©VENERANDA BIBLIOTECA AMBROSIANA /MONDADORI PORTFOLIO/ G. Cigolini
Giovan Paolo Lomazzo (1538-1592), Testa grottesca di donna volta verso destra, 1560 circa, olio e tempera su tavola, 26 x 18 cm – Collezione privata, Milano  ©Vivi Papi

Da segnalare, tra rarità e nuclei importanti, l’intrigante olio su tela con Testa grottesca di donna (1560), attribuito a Giovan Paolo Lomazzo già dal Longhi, e la straordinaria galleria di circa venti caricature tiepolesche: gobbi, prelati e macchiette di nobili signori di diverse datazioni, alcune già in Collezione Valmarana e poi Wallraf, altre provenienti dal “Terzo tomo de caricature”. Il dipinto di Lomazzo invece, “animalesco e ottuso”, derivante da un fortunatissimo disegno di Leonardo copiato e riprodotto più e più volte, mostra il seguito, anche in pittura, della strada avviata dal Maestro, laddove gli effetti della deformazione fisiognomica qui appaiono ancora con più evidenza e sembrano avvalorare l’interpretazione delle teste grottesche di Leonardo data da Gombrich (1954), in cui affiorerebbe il tema dell’inconscio e della raffigurazione autobiografica. Ambiti che prefigurano i temi psicanalitici e visionari della pittura di Francis Bacon nei suoi ritratti.

Leonardo da Vinci (1452-1519), attribuito, Testa grottesca di donna in profilo verso sinistra, 1490-1500 circa,
penna e inchiostro seppia chiaro su punta di stile o punta d’argento, 117-118 x 63-66 mm. – Collezione Ligabue, Venezia  ©Matteo De Fina

La mostra si chiude con uno scatto in avanti, un superlativo trittico dell’artista datato 1965: Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne prestati dal Sainsbury Centre-University of East Anglia di Norwich. Un invito a riflettere su come nel Novecento questa via dell’arte, di antica provenienza, prosegua assumendo nuovi significati, conducendo lo studio della natura umana alla destrutturazione, alla deformazione e alla manipolazione della forma, per manifestare l’interiorità e l’inconscio.

Ma questa è un’altra storia.

Immagine in copertina: Carlo Lasinio (1759-1838), Due teste grottesche di donna e uomo anziani, 1790-1800 circa, Acquaforte a colori, 373 × 262 mm, Ente Raccolta Vinciana, Castello Sforzesco Milano  © Studio Fotografico Luca Carrà