Vai al contenuto

La costa ionica calabrese di fine Ottocento attraverso lo sguardo di George Gissing

Il libro Verso il Mar Jonio, un vittoriano al Sud, tradotto magistralmente da Mauro Francesco Minervino, ci permette di rivivere le emozioni provate da George Gissing quando, nel 1897, si apprestava a visitare la costa ionica da Taranto a Reggio Calabria, sulla falsariga del viaggio compiuto qualche anno prima da François Lenormant. La descrizione dei luoghi, delle persone e delle situazioni di disagio capitate al visitatore inglese non possono che invitarci a riflessioni sul passato e sul presente di questo territorio.

Carta geografica postale della Calabria del 1845

La lettura del testo di Gissing è consigliata a tutti coloro che hanno desiderio di visitare la costa ionica italiana e, in special modo, della Calabria, attraverso lo sguardo sensibile e colto di uno dei più grandi scrittori inglesi dell’età vittoriana. Poco apprezzato dai suoi contemporanei per via della melanconia e della tristezza che pervadono i suoi romanzi, Gissing fu, invece, molto ammirato da Virginia Woolf, che ne lodava il linguaggio ricco, eloquente e fluido con cui nelle sue opere, e in questa in particolare, era capace di descrivere i luoghi visitati, le persone incontrate, i sentimenti provati. Il viaggio di Gissing si snoda da Taranto a Reggio Calabria, utilizzando la linea ferroviaria all’epoca da poco costruita e che, ahimè, non vedrà mai più consistenti interventi di ammodernamento fino ai tempi di oggi. Lo scrittore, enfant prodige in campo letterario, così come lo è stato François Lenormant in campo archeologico, vuole ripercorrere il viaggio compiuto da quest’ultimo nei luoghi dell’antica Magna Grecia e descritto nell’opera La Magna Grecia. Paesaggi e Storie, di cui si serve come guida.

George Gissing

Gissing, la cui salute era già compromessa dalla tisi, si avventura nel Sud d’Italia, alla ricerca delle tracce di un antico e glorioso passato, che scopre ormai lontano e remoto. La Calabria che trova, povera e misera, ha ben poco in comune con la cultura e l’opulenza delle antiche colonie greche. Lo scrittore si addentra fra i campi incolti, le piantagioni di agrumi, per lui frutti esotici, le rive di fiumi, alla ricerca di siti che in passato furono teatro di episodi salienti della storia antica e che trova, invece, in stato di completo abbandono o distrutti dall’incuria e dall’ignoranza degli amministratori (come, ad esempio la discarica delle conchiglie di murice presso Taranto, luogo di produzione della porpora, segnalato da Lenormant nella località Fontanella e ormai inghiottito dalla costruzione di un arsenale militare). A Crotone si inoltra lungo le rive del fiume Esaro fino alla foce dalle acque putride e stagnanti, immaginando di passeggiare fra le antiche rovine della città.  Gissing vede davanti a sé una successione di immagini meravigliose, vasi, tombe solenni, statue, elementi architettonici raffinati e commoventi allo stesso tempo, tutto ciò che di meglio avesse mai visto in vita sua.

Diadema di Hera Lacinia, Museo Archeologico Nazionale di Crotone – Fotografia di Alessandra Pasqua

Il suo viaggio è insieme un percorso fisico e soprattutto spirituale, immaginifico. Quello che lo circonda nella realtà è un paesaggio desertificato, spoglio ed arido, che non ha più nulla che rimandi alla prosperità dell’antica Crotone, circondata da fitti boschi e dal clima mite e salubre, tanto da essere ricordata come la patria degli atleti più apprezzati e della gioventù più florida dell’antichità. Anzi, rispetto agli abitanti di Crotone, in particolare, pronuncia parole di disprezzo sia per il loro aspetto fisico, rozzo e grossolano, sia per i loro modi, gretti e sgarbati. I calanchi brulli e argillosi che circondano la città, e che caratterizzano molti luoghi della costa ionica calabrese, sono il risultato evidente dello sfruttamento millenario del suolo, che non ha mai avuto modo di ristabilire un substrato di humus per l’eccessivo e continuo depauperamento. Lo stesso dottore Sculco, che assiste Gissing durante la sua malattia a Crotone, è consapevole del problema della desertificazione delle colline in prossimità della costa ionica e pertanto ci appare, come del resto lo stesso scrittore, un ambientalista ante litteram. Tuttavia non si può non constatare come da 100 anni a questa parte nessuno abbia pensato di rimboschire gli antichi luoghi sacri, per arricchire il paesaggio dal punto di vista ambientale e contrastarne la desertificazione.

Torre Nao, Capo Colonna, Crotone – Fotografia di Alessandra Pasqua

Parole di lode e di ammirazione profonde, invece, esprime per il custode del cimitero di Crotone, ubicato in prossimità della costa, tenuto in ordine dallo zelo e dalla devozione del guardiano che si diletta a piantare e curare cespugli odorosi e rose profumate, di cui omaggia lo scrittore. Lo scirocco implacabile e persistente impedirà a Gissing di recarsi a Capo Colonna, sul sacro promontorio Lacinio, a causa del mare gonfio e burrascoso, poiché a quei tempi il sito archeologico non era raggiungibile via terra. Questo rimarrà un grande cruccio per lo scrittore, consapevole di non avere una seconda opportunità per visitare un luogo pregno di storia e di bellezze naturali.

Capo colonna – Fotografia di Alessandra Pasqua

A Catanzaro il soggiorno risulta più gradevole per via del vento che purifica e affina l’aria e per le cortesie del console onorario Cricelli che, seppure non pronunciando una sola parola di inglese, si presta a fare da guida allo scrittore e lo omaggia, al suo congedo, donandogli due stoffe di pregiata seta catanzarese, vanto e primato della città per molti secoli. Espressioni di ammirazione spende lo scrittore per le belle donne del capoluogo calabrese che indossano i costumi tradizionali in occasione della festa dell’Immacolata, molto sentita allora come adesso.

Catanzaro, centro storico agli inizi del Novecento

Spiacevole è il brevissimo soggiorno a Squillace, cittadina che non conserva nulla dell’antico splendore magnogreco o dei tempi di Cassiodoro. Lo scrittore vi soggiorna per il tempo strettamente necessario a consumare un pasto e per visitare, lungo la costa, una grotta, forse utilizzata da Cassiodoro per il suo Vivarium. Sono abbondanti e intense le parole di ammirazione per l’antico senatore, letterato colto ed erudito, verso cui l’umanità intera è in debito per la sua opera di trascrizione delle opere classiche, greche e latine, fondatore del primo monastero, il Vivariense, attrezzato di biblioteca e di scriptorium per la riproduzione dei testi antichi. Gissing incontra due guide occasionali che lo portano a visitare la caverna sulla spiaggia, due uomini particolarmente gentili che accolgono lo straniero in maniera gratuita e gioiosa, che però ignorano la storia del loro illustre concittadino.  D’altronde ancora oggi la figura del Sanctus Senator non viene abbastanza valorizzata. I luoghi del suo duplice monastero, il Vivariense sive Castellense, sono stati devastati dalla speculazione edilizia degli anni ’70 e ’80 e quel poco che rimane ricade per lo più in proprietà private e giace in stato di abbandono.

Immagine di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro (ca. 485 – ca. 580) da Gesta Theodorici

Le località di Cassiodoro meritano di essere tutelate con l’istituzione di un parco archeologico e segnalate all’Unesco come patrimonio dell’umanità. La sua opera, intrapresa e imitata successivamente in tanti monasteri medievali, ha permesso di salvare un patrimonio inestimabile di cultura. La profonda istruzione classica di Gissing, ammiratore entusiasta di Cassiodoro di cui ha letto le opere e ne apprezza lo stile fresco ed erudito, restituisce il giusto valore al politico e letterato calabrese.

Lo sguardo di Gissing si ammorbidisce alla conclusione del suo viaggio, affermando di ritenersi soddisfatto del viaggio compiuto. Le rovine del fasto antico sono ormai poche per via dei frequenti terremoti e delle devastazioni degli uomini e il patrimonio spirituale ereditato dal passato consiste nella dignità, nella povertà, nella gratuità di darsi agli altri, nell’accoglienza spontanea, generosa e sincera. In particolare, nell’ultimo tramonto sull’Etna che ha occasione di ammirare dalla costa ionica meridionale, Gissing è sovrastato dal silenzio antico del paesaggio immutato che domina lo Stretto e ne percepisce con intensità tutto il carico di miti e di storia.

Vasche di Cassiodoro, insediamento del Vivariense, Copanello di Stalettì – Fotografia di Franco Zoleo

di Alessandra Pasqua – architetto

Alessandra Pasqua

Alessandra Pasqua