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Marcel Duchamp e il concetto di copia nella nuova mostra in corso a Venezia

“Marcel Duchamp e la seduzione della copia” è il titolo della nuova mostra su Marcel Duchamp visitabile a Venezia dal 14 ottobre 2023 al 18 marzo 2024, presentata dalla Collezione Peggy Guggenheim e curata dallo studioso indipendente Paul B. Franklin.  Si tratta di un titolo sicuramente azzeccato e mirato a evidenziare un tratto saliente dell’estetica duchampiana spesso trascurato dai più. La mostra si configura come la prima grande personale che il museo veneziano dedica a Duchamp, tra gli artisti più influenti e innovativi del Novecento, storico amico nonché consigliere della mecenate americana Peggy Guggenheim.

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Ph. Matteo De Fina © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023
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Dedica di Marcel Duchamp a Peggy Guggenheim nell’esemplare Guggenheim di da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy (Scatola in una valigia), 1935-1941, cat. 6, edizione deluxe n. I/XX, gennaio 1941. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York)

Il concetto di copia riveste infatti un ruolo fondamentale nella comprensione della visione dell’artista: egli riproduce i suoi lavori con tecniche diverse e in dimensioni diverse dimostrando che i duplicati e i loro originali offrono un analogo piacere estetico.

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Marcel Duchamp con l’esemplare non ancora completato di Boîte-en-valise (Scatola in una valigia, 1935–1941) in casa di Peggy Guggenheim, 440 East Fifty-first Street, New York, agosto 1942. La fotografia è in origine pubblicata in Time, 7 settembre 1942

La rivoluzione di Marcel Duchamp

Prima di esaminare il concetto di copia, è essenziale mettere in luce l’enorme rivoluzionarietà di Marcel Duchamp nel contesto del XX secolo. Nel 1917 l’artista presenta a una mostra di avanguardia di New York un’opera innovativa e provocatoria, intitolata Fountain e firmata con lo pseudonimo di R. Mutt. Egli quindi sceglie consapevolmente di non realizzare né creare nulla, ma semplicemente di presentare un oggetto, un orinatoio maschile, un oggetto tra l’altro industriale (ciò che si discosta maggiormente dall’oggetto artistico!) che viene poi nominato e firmato. Il suo ready-made, ossia oggetto già pronto, si pone in realtà nella sua semplicità un problema enorme: si interroga infatti su cosa serva all’opera, oggi, per essere considerata tale. Ci troviamo all’alba del XX secolo, e l’arte figurativa, con la sua tradizione di pennelli e colori, è ancora oggetto di apprezzamento ma tuttavia percepita come superata. La fotografia sta diventando sempre più accessibile e popolare, offrendo una rappresentazione realistica del mondo che supera le capacità della pittura figurativa in termini di precisione e dettaglio: questo porta gli artisti a interrogarsi sulla necessità di cercare di replicare la realtà in modo così accurato.

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Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., settembre 1964, Ready made: stampa litografica offset a colori con aggiunte in grafite e guazzo, immagine: 27×18 cm, foglio: 33×25 cm, edizione: 3/35. Collezione Attilio Codognato, Venezia © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

Gli artisti sfidano sempre di più le convenzioni dell’arte figurativa tradizionale, cercando nuove modalità di espressione visiva e promuovendo una visione più soggettiva dell’arte, sperimentando con forme, colori e concetti inusuali. Quindi la domanda che Duchamp si pone è la seguente: se cambiano costantemente i modi, i mezzi e le forme dell’arte, cosa definisce l’opera d’arte?

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Marcel Duchamp, Le Roi et la reine entourés de nus vites (Il re e la regina circondati da nudi veloci), maggio 1912, olio su tela, 114,6 × 128,9 cm. Philadelphia Museum of Art, The Louise and Walter Arensberg Collection, 1950 © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

L’artista arriva così alla conclusione che l’arte non è più una questione di forma ma di relazione estetica: relazione che si crea tra quattro fondamentali che sono oggetto, autore, contesto e spettatore. Il contesto è necessario perché è fondamentale uno spazio che contestualizzi l’arte (ad esempio una galleria o un museo); l’autore deve scegliere tra un’infinità di oggetti esistenti, separando l’oggetto dal suo contesto abituale e dalla sua funzione pratica, disambientandolo, portandolo quindi in uno spazio di arte e firmandolo; lo spettatore deve infine porsi davanti all’oggetto. Marcel Duchamp, con un gesto davvero rivoluzionario, separa dopo secoli e secoli l’idea di bellezza dall’idea di arte affermando che la bellezza non è più una condizione necessaria e sufficiente affinché l’arte esista e che dunque è possibile pensare a un arte anche senza di essa.

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Marcel Duchamp, À propos de jeune sœur (A proposito di sorellina), ottobre 1911, olio su tela, 73 × 60 cm. Museo Solomon R. Guggenheim, New York © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

Il concetto di copia

Poste queste premesse per affermare la rivoluzionarietà delle sue opere, Marcel Duchamp si spinge anche oltre con il concetto di copia. Egli comprende la problematicità del ready-made, che consiste nella sua possibilità di essere  duplicato e riprodotto ogni qual volta si voglia. Pensiamo all’orinatoio: quante volte sarebbe possibile prenderlo e posizionarlo in una galleria? Quanti potrebbero farlo senza essere però riconosciuti come grandi artisti? Per Marcel Duchamp ciò non costituisce una debolezza, bensì una peculiarità che serve a confermare in modo ancora più convincente il nucleo rivoluzionario della sua visione artistica. L’unicità e l’originalità dell’opera, capisaldi dell’arte figurativa (pensiamo all’arte medievale e rinascimentale, ad esempio) sono tutte condizioni sufficienti, ma non necessarie affinché l’arte esista.

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Marcel Duchamp, Nu (esquisse) / Jeune homme triste dans un train (Nudo [schizzo] / Giovane triste in treno), dicembre 1911 (datato 1912), olio su cartone telato, montato su pannello di fibre di legno pressate, inchiodato al telaio, 100 × 73 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York) © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

L’arte non necessita di essere bella, unica e originale per essere considerata tale ma si pone sempre come discorso estetico, ossia relazione tra diversi fattori che devono esistere in quel preciso tempo e luogo.

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Marcel Duchamp, Peigne (Pettine), replica del 1964 di originale del 1916, Ready made: pettine in acciaio con iscrizione dipinta, 16,5 × 3 × 0,2 cm, scatola: 18,5 × 5,7 × 1,8 cm, edizione: 1/ 8. Collezione Attilio Codognato, Venezia © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023
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Ph. Matteo De Fina © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023

di Isabella Lustrati – storica dell’arte

Immagine in copertina: Ph. Matteo De Fina © Association Marcel Duchamp, by SIAE 2023