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Miniere, segni e parole. Incontro di disegno all’Isola del Giglio

Attraverso le molteplici tecniche di rappresentazione dalla grafite alla china, dal pastello all’acquerello, lo sketch è protagonista senza soluzione di continuità dei “Tre giorni all’isola del Giglio”.  Grazie all’impegno di: Autori Diari di Viaggio e Cristalli nella Nebbia Onlus, in sinergia con la Proloco dell’Isola del Giglio e l’Associazione Culturale La Miniera Onlus, 44 disegnatori siamo sbarcati in questa splendida isola dell’arcipelago toscano. L’evento nasce all’insegna di una ricerca, in loco, di atmosfere e motivi a me già noti perché tramandati dai miei avi: “miniere e minatori”.

Disegno di Barnaba Salvador – Giglio Porto

Emozionata per questa avventura sento già vibrare similitudini con la mia terra siciliana. La affronto con lo spirito di chi vuole assolutamente cercare ciò che sa di trovare, quella insularità che porto sempre con me e che so di ritrovare in quest’isola.

Leporello di Catia Sardella

Leggenda narra che Venere emergendo dalle acque del Tirreno perse la sua preziosa collana di perle; sette di queste, venute a galla, si tramutarono nelle splendide isole dell’arcipelago toscano: Elba, Giglio, Capraia, Montecristo, Pianosa, Giannutri e Gorgona. L’isola del Giglio, seconda per grandezza, possiede un’infinità di mirabilia di natura e di antico. Come i viaggiatori del Gran Tour che arrivati dal mare narrarono le bellezze dei luoghi da loro visitati con immagini e parole, dal traghetto già l’approdo al Porto mi svela le loro emozioni.

Disegno di Lucia Baccini

Ci accoglie un anfiteatro di casette dai tenui colori pastello immerse in una rigogliosa macchia mediterranea protetta da cinquecentesche torri di avvistamento. Qui le vestigia della villa romana dei Domizi Enobarbi, narrano: all’interno delle mura perimetrali, in una vasta area chiamata “i castellari”, vi è una vasca usata per la piscicoltura, resti di mosaici e di affreschi, una terrazza prospiciente il mare ed un’altra pensile adornata da una fila di archi… che meraviglia!

Disegno di Paolo Volta

Addentrarsi nell’isola e trovare, in uno dei poggi più alti e tondeggianti, il borgo del Giglio Castello è un attimo. Racchiuso interamente da mura medievali, lungo le quali tre porte vi danno accesso, domina il paesaggio con tutti i requisiti di una fortezza feudale dei romanzi cavallereschi. L’atmosfera è ferma nel tempo, nel XII secolo per l’esattezza: camminamenti, torrioni e feritoie ci fanno sognare il tempo che fu. Nella parte più alta, la Rocca Aldobrandesca padroneggia in posizione strategica; da qui si controllavail traffico marittimo, comunicando con fumi diurni e fuochi notturni.

Disegno di Claudio Borsato

Sul versante nord-ovest dell’isola il golfo del Giglio Campese accoglie l’omonima Cittadella appellata “Gemma dell’isola”. Qui svettano, tra le onde, un faraglione granitico di oltre venti metri e sulla terra la Punta del Fenaio che, con l’omonimo faro, delimitano la zona del Giglio Campese il cui simbolo è l’imponente Torre medicea sovrastante la spiaggia più ampia e sabbiosa dell’isola, entrata nella storia per aver respinto l’ultimo attacco piratesco. Costruita nella metà del XVI secolo per volontà di Cosimo de Medici, nasce come torre di avvistamento e difesa dalle incursioni barbaresche. Nel 1700 fu ristrutturata e potenziata per assolvere allo scopo di vigilare la secca corallina da poco scoperta e sfruttata senza licenza dai pescatori. Qui nel 1938 un cospicuo gruppo di minatori con le proprie famiglie si insediò sino al 1962 quando, chiusa la miniera di pirite, l’economia del Giglio si trasformò da mineraria in turistica.

Disegno di Roberta Caselli – Torre del Saraceno, Giglio Porto

Il territorio, la natura del luogo e la produttività del suolo non sono assolutamente secondari all’antico del Castello e delle Torri costiere, raggiungibili da impervi sentieri e pittoresche stradine. Il territorio gigliese è per la quasi totalità una splendida armonia di macchia mediterranea, estese pinete e coltivazioni terrazzate. Frutteti e vigne parlano di entusiasmo e fatica. Il raggiungimento di obiettivi attraverso opere di ingegneria idraulica rende fertile e produttivo ogni angolo dell’isola mantenendo gli antichi terrazzamenti del passato.

Disegno di Ilaria Petrussa

Tra muretti a secco di granito e sentieri ripidi si coltiva un’uva, l’Ansonica, che trae origine dal più antico vitigno siciliano l’Inzolia. A bacca bianca, dorata e dolcissima, viene vendemmiata esclusivamente a mano e pigiata con i piedi nei palmenti, vasche scavate in blocchi di granito comunicanti: oggi è una produzione da primato. Il “Perseo e Medusa” è tra i più costosi e ricercati vini al mondo. Dal colore intensamente ambrato e dal gusto robusto e sapido, rievoca le acque del mare che ne abbraccia le coste. Ed ancora il clima mite che permette alle operose api di vivere e prosperare in un paradiso di miele mettono in relazione il mondo animale con quello vegetale ed umano consentendo alle piante di riprodursi e fruttificare facendone godere anche l’uomo.

Disegno di Catia Sardella

Il Giglio, delizioso angolo di mondo dalle molteplici ricchezze naturalistiche ed affascinanti testimonianze storiche, è un’isola generosa, magica ma crudele. Molti, attratti da questa piccola ma straordinaria perla, amano scoprirne le peculiarità ma non tutti sanno della sua ricchezza dannata: la pirite. Qui uomini hanno combattuto una guerra, lottando con armi diverse ma non per questo meno drammatica, costata la vita a tanti esseri umani morti in quei campi di concentramento chiamati miniere.

Quasi nulla rimane di questo passato, di quegli uomini che hanno lavorato nelle viscere dell’isola. Solo da un impervio sentiero in prossimità del promontorio del Franco, a Giglio Campese, un suggestivo scorcio nel passato ci porta in una caletta dove si apre l’uscita della miniera e i resti, in mezzo al mare, delle piattaforme e di un traliccio della teleferica utilizzata per caricare la pirite, minerale importante per l’alto contenuto di ferro e di zolfo, sulle navi.

Disegno di Giovanni Ragone – Le Miniere al Giglio

Disegno di Roberto Malfatti

Certamente questi resti non possono minimamente esprimere un’attività remota e quasi dimenticata, sconosciuta ai più. La miniera è li prospicente il mare, circondata da rocce colorate di giallo e di rosso,utilizzata sin dai tempi degli Etruschi e dei Romani ma importante risorsa economica quando, attivato il giacimento del Campese, 300 minatori ed operai hanno estratto il sostentamento per l’isola intera.

In questo luogo ci siamo ritrovati, al cospetto di un silenzio ovattato che nessuna voce potrà rompere; solo la celebrazione potrà dare eterna memoria al sacrificio di questi uomini dimenticati. Così per questa parte dell’isola, fonte di un’attività ormai trascorsa, si è animato un laboratorio di artisti alla ricerca di sconosciute condizioni di vita in quel tenebroso mondo del sottosuolo e in quella particolare rude e forte vita che conducevano gli uomini della miniera.

Disegno di Roberto Cariani – Le miniere del Giglio

Disegno di Catia Sardella – Le miniere del Giglio

E ancora compare quel sottile fil rouge che ci collega al nostro passato e che sembrerebbe sepolto ma che riaffiora continuamente. Questa “tre giorni” è stata per i partecipanti una esperienza di carica sinergica di emozioni che hanno trovato il giusto coronamento nella pubblicazione delle loro opere, sintesi dell’interpretazione immaginativa, ispirativa ed intuitiva dell’unicità nella diversità.

Disegno di Salvatore Santuccio

 

Testo e disegni di Catia Sardella – https://arteallalloro.blogspot.com/