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Murzuq, un silenzio infinito e avvolgente

Ci troviamo nella parte sudoccidentale della Libia, nel deserto del Murzuq. I disegni riportati in questo “taccuino” sono quelli fatti sul posto, a volte seduto sulla sabbia. Una matita, una penna biro, un pennellino, qualche colore. Il minor peso possibile da portare dentro allo zaino.

Il Murzuq  è una zona pressoché circolare del diametro di circa 300 chilometri, a 500 metri di altitudine, posta a  sud ovest della Libia al confine con Algeria, Niger e  Ciad. Circondata da montagne rocciose, quest’area desertica non è il più grande “erg” sahariano, ma è certamente il più arido: non si trova una sola goccia d’acqua o un pozzo, e così che vegetazione e roccia sono del tutto assenti. Ci sono solo enormi dune di sabbia intervallate da “laghetti” di sabbia piatta più grossa e dal colore grigiastro; anticamente erano veri e propri laghetti, con profondità anche di 15 metri, contornati da palmeti e un tempo sede di villaggi.  Nessuno, nella storia, ha mai avuto interesse a penetrarvi, e le piste carovaniere che solcano il Sahara in ogni direzione hanno sempre evitato di attraversare questo territorio.

Nel deserto del Sahara ci sono stato otto volte. Su e giù per le dune, fuori da qualsiasi pista, su jeepponi. A volte ci ho fatto anche delle belle camminate. Si dormiva dentro piccole tende picchettate alla sabbia. Qualche volta si dormiva sotto le stelle. Ma è solo con l’attraversata del Murzuq che credo d’aver conosciuto per davvero il Sahara. Il Murzuq non è descrivibile: bisogna viverci dentro. È il prototipo mentale che abbiamo del deserto con le sue distese ondulate a perdita d’occhio, con colori che si alternano: si accendono o si attenuano col passar delle ore, dall’alba al tramonto, alla notte, e sfumano dal bianco al nero, dal giallo all’arancio e rosso. È uno degli ultimi angoli ancora incontaminati del pianeta. Ancora rare le spedizioni che lo attraversano; non rare le persone morte di sete al suo interno.

Osservando attentamente la superficie di una duna, si possono distinguere più strati di ondulazioni: da quelle piccolissime a quelle enormi. Le piccolissime sono alte circa un millimetro: sono create sulla superficie  da leggerissime brezzoline, di breve durata. Queste “ondine” sono disposte su ondulazioni un po’  più pronunciate, create da venti leggeri. Queste due increspature, di andamento perpendicolare tra loro, sono sovrapposte a ondulazioni ben più marcate, create da venti significativi. Le grandi dune sono anch’esse “ondulazioni” create dai venti dominanti che si portano addosso gli altri tre strati di “ondulazioni” minori. Le grandi dune possono spostarsi, per effetto del vento, anche di alcuni metri nel corso di un anno; le ondine più piccole le vedi invece spostarsi anche ad occhio nudo, sospinte dalle brezze. È sorprendente vedere le infinite varietà di ondulazioni, configurazioni, sagomature, dimensioni e forme che possono assumere le dune.

Ce ne sono alcune enormi, dominanti. Sono punti di riferimento nell’attraversata del Murzuq, dove il tempo è scandito solo dal mutare del colore della sabbia. Nel deserto infatti non esistono certezze nel tuo pensiero a darti le dimensioni della realtà che stai vivendo. Tu sei presente con tutti i tuoi sensi, ma non fai parte di quella realtà. Qui nel deserto, elementi fisici, reali, come la sabbia, il vento, il sole, le ombre, diventano irreali. La natura prende il sopravvento e diventa “fiaba” mantenendo tutta la sua presenza. Luci, ombre, chiaroscuri, che si muovono, cambiano forma e luogo, in continuazione. Quasi fosse il loro “movimento” e il loro “mutare” continuo a dar loro esistenza d’essere. Ma è solo quando riesci a vedere qualcosa di noto, di fisso, per esempio le tende dell’accampamento, e quando percepisci che la distanza tra te e queste cose note diminuisce… solo allora ti tranquillizzi e accetti tutto come uno “scherzo” della natura. Comunque sia,  i momenti più intensi giungono la sera, dopo aver piazzato la tendina, poco prima del tramonto. Chi vuole sta in compagnia attorno ai tavoli preparati per la cena, oppure a guardare l’allungarsi delle ombre delle dune, il mutare del loro colore, ascoltare il silenzio infinito che avvolge tutto.

testo e disegni di Giovanni Cocco

L’Associazione Matite in Viaggio promuove l’interesse per il viaggiare quale scelta motivata di rinnovamento  nella conoscenza dei luoghi visitati e dei suoi abitanti. Visitare paesi e luoghi, incontrare persone e comunità, conoscere civiltà antiche e contemporanee, sono le premesse irrinunciabili affinché taccuini di viaggio manifestino la volontà e il sogno di riconoscersi nella libertà e nella dignità di tutti gli uomini.

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