Vai al contenuto

Montagnola: il buen retiro di Herman Hesse (e dei suoi libri)

Montagnola Herman Hesse

Superata da poco la soglia dei quarant’anni, Hermann Hesse decide di trasferirsi nel sud della Svizzera mettendosi alle spalle la precedente parentesi vissuta con la famiglia a Berna. La scelta ricade su una borgata ticina, nei pressi del Lago di Lugano. La moglie con seri problemi psichici, i figli con le esigenze dei figli. Hesse vuole mettersi tutto alle spalle riparando tra vigneti e castagni. È i mese di maggio del 1919, il luogo si chiama Montagnola e costituirà il buen retiro dello scrittore per ben 43 anni. Qui Hesse legge. Qui Hesse riflette. Qui Hesse evolve. Qui Hesse scrive i suoi più grandi capolavori. Qui Hesse muore. Inizialmente, lo scrittore affitta una sistemazione all’interno del pittoresco e suggestivo castello Casa CamuzziLe tre camere con vista sul Lago di Lugano da oltre venti anni ospitano un museo pieno zeppo di oggetti, cimeli, libri, quadri, lettere e fotografie. Tutte tracce del passaggio del futuro premio Nobel per la letteratura.

Dopo qualche tempo, Hesse trova l’occasione giusta: ha messo gli occhi su una villa completamente dipinta di rosso (che oggi rossa non è più) e circondata da un grande giardino. Al suo interno gli ampi scaffali di una biblioteca da riempire, uno studio che il tedesco decide di riservare alla pittura, sua seconda passione, e poi tante stanze per accogliere i figli e i numerosi amici che gli faranno visita nei periodi successivi.

Negli anni di Montagnola, influenzato dalle religioni orientali, da Schopenhauer e Nietzsche, così come dai romantici tedeschi, Hesse rivede in modo significativo il suo passato di pensatore e scrittore. Le linee delle montagne, il blu del lago e il verde delle foreste, fanno da sfondo a questo profondo cambiamento interiore.

In Hesse cambiano lentamente i punti di riferimento. Evolve la sua scrittura. Tra gli scaffali della Casa Rossa, prendono lentamente vita su carta le storie e le riflessioni che gli regaleranno l’immortalità eterna.

Nei quattro decenni vissuti a Montagnola, Hesse perfeziona la sua cultura, la fortifica partendo dalla interpretazione del passato, perché convintissimo che quella sia la chiave migliore per aprirsi al futuro. Qui si perde lietamente tra i flutti letterari stipati nei lunghi scaffali della biblioteca che ha pazientemente allestito nella sua abitazione. Le sue scelte di lettura non seguono regole o schemi precostituiti. Piuttosto, assecondano le sue spontanee passioni, ciò che lo incuriosisce, ciò che può contribuire ad elevare ulteriormente il suo status di lettore aprendogli nuove finestre di interpretazione della realtà.

Pian piano scopre che, alcune di queste finestre, sono spalancate da tempi remotissimi e che permettono di affacciarsi su territori (e culture) lontani e infarciti di messaggi preziosissimi. Nei lavori intellettuali scaturiti dal pensiero cinese, per esempio, Hermann Hesse trova la sua personale Via della Seta, che ben si amalgama con le suggestioni indiane che lo hanno travolto durante la prima metà della sua vita. Per sua stessa ammissione, la letteratura cinese diviene “…una seconda patria.

Perno centrale dei riferimenti letterari del lettore Hesse, resta comunque la grande produzione letteraria tedesca. Questo importante pezzo della letteratura mondiale, il futuro premio Nobel lo visita più e più volte. In particolare, massima è la sua ammirazione per quanto scritto in Germania tra il 1750 e il 1850. Goethe è la stella polare attorno alla quale ruota uno stuolo di altri grandi del pensiero tedesco.

Con la sua vita e le sue scelte da lettore, Hesse ha dimostrato concretamente che le vie della conoscenza sono innumerevoli. Non importa da dove si parte. Non importa quali libri leggiamo. Non importa quanti libri contengano i nostri scaffali. Non importa se siamo attratti solo da uno sparuto numero di aree di interesse. La sola cosa essenziale è approcciarsi al libro scelto con l’atteggiamento giusto: concentrazione, sincera curiosità, massima disponibilità cognitiva e altrettanta propensione al pensiero critico.

Per Hermann Hesse, il momento della lettura non dovrebbe essere vissuto alla stregua di un momento d’evasione qualsiasi. Leggere un libro, un catalogo o uno quotidiano, non è equiparabile ad accendere la TV, mezzo al quale assegniamo inconsciamente il ruolo di generatore di rumore di fondo. Quando prendiamo in mano un telecomando, nella maggior parte dei casi stiamo chiedendo solo della banale compagnia durante i nostri momenti passati tra le mura di casa. Una compagnia di sottofondo che non ci lascia nulla.

Se li si apre con l’atteggiamento giusto, con i libri è tutta un’altra storia. Difficile non fidarsi delle considerazioni di un lettore premio Nobel che, durante la sua vita, ha letto oltre diecimila libri.

www.diariodiunlettoresquattrinato.com