Vai al contenuto

Artemisia Gentileschi: il coraggio e la passione di una pittrice che segna la storia di ogni tempo

Fino al 1° aprile 2024 si svolge a Palazzo Ducale di Genova la mostra su “Artemisia Gentileschi – Coraggio e Passione”, promossa e organizzata da Arthemisia con Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Comune di Genova e Regione Liguria. La mostra rientra nel progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato da Arthemisia con Komen Italia, charity partner della mostra.

Artemisia Gentileschi, Giuditta e Abra con la testa di Oloferne, 1640-1645, olio su tela, cm 115×116,5 – Terni, Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, Collezione d’Arte

Unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione: è questa l’essenza di un progetto che vede il colore rosa della Komen Italia fondersi con i capolavori esposti nelle mostre. Nel concreto, una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Arthemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne.

Artemisia Gentileschi, Madonna con Bambino, 1616-1618, olio su tela, 118×86 cm – Firenze, Gallerie degli Uffizi, Palazzo Pitti, Galleria Palatina

Artemisia Gentileschi, nata a Roma nel 1593 e morta a Napoli nel 1653, è la prima donna ad essere ammessa in un’Accademia d’arte, la prima ad essere riconosciuta come artista, la pittrice che scelse di fare della sua passione per l’arte la sua ragione di vita è al centro di questa mostra di Palazzo Ducale. Modello di tenacia e genialità, di coraggio e determinazione, Artemisia Gentileschi fu segnata dalla sofferenza per la scomparsa prematura della madre e da un rapporto controverso con il padre. Vittima di violenza, fu costretta ad essere protagonista di un processo dal quale uscì vincitrice e perdente al tempo stesso, profondamente ferita nell’anima.

Artemisia Gentileschi, Maddalena, 1630-1635, olio su tela, 108×78,5 cm – Beirut (Libano), Sursock Palace Collection

All’interno del percorso espositivo un’attenzione particolare è dedicata al travagliato rapporto con il padre Orazio Gentileschi – illustre pittore dell’epoca, amico di Caravaggio e maestro di Artemisia – sfociato poi in una vera e propria rivalità. Diversi confronti serrati tra tele con lo stesso soggetto permettono di comprendere come il talento artistico della figlia abbia potuto superare il linguaggio del padre. I due artisti sono anche messi in dialogo con lo stile di Caravaggio.

Orazio Gentileschi, Madonna con il Bambino dormiente in un paesaggio, 1622 circa, olio su rame, 30,8×23,4 cm – Genova, Musei di Strada Nuova – Palazzo Rosso

Tra vicende familiari appassionanti, soluzioni artistiche rivoluzionarie, immagini drammatiche e trionfi femminili, la mostra offre un ritratto fedele della complessa personalità di una delle più celebri artiste di tutti i tempi, attraverso oltre cinquanta dipinti provenienti da tutta Europa. Mi ha colpito molto il fatto che, su questa mostra, siano state sollevate polemiche e contestazioni in riferimento all’abuso sessuale perpetrato contro Artemisia Gentileschi da parte di Agostino Tassi, pittore che collaborava nell’atelier paterno di Orazio Gentileschi. In particolare, all’interno dell’esposizione a Palazzo Ducale, è stata allestita una stanza che, con luci soffuse e una voce narrante, anche tramite immagini e frasi scritte sui muri, rievoca il contesto della violenza subita. Questo quadro scenografico ben studiato ci riporta idealmente a vivere insieme all’artista quei tragici e devastanti momenti di sopraffazione umana da parte di un collega artista che lei aveva rifiutato nelle sue continue e insistenti avances. Ritengo che non ci sia nulla di male o di psicologicamente aberrante nel ricordare, anche tramite una guida e un percorso sensoriale mirato, quanto successo, così da poter effettuare una riflessione personale e, nel contempo, universale.

Artemisia Gentileschi, Sansone e Dalila, 1620-1625, 
olio su tela, 164×200 cm – Collezione privata

Quando sono entrata in quella camera ho percepito la pittrice Artemisia come una donna trasversale a qualsiasi epoca storica che potrebbe essere vissuta ora come allora. La storia insegna anche questo, ossia a assimilare, rivivere e filtrare avvenimenti e situazioni che purtroppo esistono e si manifestano da sempre nel genere umano. Violenze fisiche e psicologiche sono purtroppo una realtà ancora adesso, sicuramente da combattere e contrastare; ma la storia e il lato positivo di questa artista è il fatto indiscusso che lei sia riuscita a trasformare il male e il dolore in qualcosa di positivo. Credo che questo sia il suo grande insegnamento che attraversa i tempi per spronare sempre più a insistere nel seguire le proprie passioni e predisposizioni in modo determinato e costante.

Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni, 1610, olio su tela, 170×119 cm – ©Pommersfelden, Kunstsammlungen Graf von
Schönborn

Infatti noi ancora adesso la ricordiamo per il suo vissuto personale e per aver squarciato un’epoca storica che considerava come artisti i soli uomini e non anche le donne. Qui risiede la grandezza umana e universale di Artemisia: grazie a lei, tutti noi abbiamo imparato che è sempre possibile combattere e andare avanti nella vita confidando nei propri valori e ideali morali.

Artemisia Gentileschi
Allegoria dell’Inclinazione, 1615-1616, olio su tela, 158×85 cm – Firenze, Casa Buonarroti

Questa bellissima mostra mette in luce una pittrice che è stata capace di diventare una guerriera in un ambiente che ha da sempre ostacolato la bravura e la professionalità artistica delle donne. Non ritengo affatto che sia una questione legata al genere maschile o femminile, ma solo di umanità universale. La scorsa estate ho intervistato un giovane artista pittore e scultore, Giuseppe Riga, che mi ha fatto scoprire per la prima volta le opere di Artemisia Gentileschi. Ricordo che, quando mi narrò la storia di questa artista, il suo volto si illuminò e, attestando grande stima nei confronti della pittrice, mi fece sapere che Artemisia veniva ricordata, oltre che per la sua bravura, per il fatto che con il suo gesto eroico era diventata la prima donna pittrice riconosciuta nella storia artistica. Sono certa che Artemisia sarebbe molto contenta di essere ancora oggi citata, in particolare da parte di suoi colleghi, come esempio positivo e virtuoso della società universale.

di Isabella Puma

Immagine di copertina: Orazio Gentileschi , Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, 1615-1621, olio su tela, 90×105 cm – Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria