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Il sorriso dell’Avana

Tempo di lettura: 3 Minuti

Simbolo dei Caraibi, e non solo capitale di Cuba, L’Avana incarna gran parte della storia del continente americano, dagli scontri coloniali fino alla Revolución. È forse per queste ragioni che ogni dettaglio del suo paesaggio urbano sembra evocare suggestioni pregne di rimandi ad un passato lontano, ma anche a quello più recente come nel caso delle automobili prodotte negli anni Cinquanta del secolo scorso. Queste, ancora oggi in gran numero, “sfrecciano” sulle strade habanere con i loro colori sgargianti, le marmitte penzolanti, il suono inconfondibile del loro motore. Un vero e proprio museo mobile dell’autovettura divenuto un elemento fortemente identitario della capitale.

Le origini de La Habana risalgono al 1514 quando il conquistador spagnolo Diego Velázquez de Cuéllar – governatore dei possedimenti cubani dal 1511 fino al 1524, anno della sua morte – la fondò con il nome di Villa di San Cristóbal de La Habana. Tale toponimo rendeva contemporaneamente onore al Santo cattolico e a Cacicco Habaguanex, l’antico abitante di quella zona. Tuttavia è il 1519 l’anno assunto dagli storici come data fondativa, quando cioè l’embrione urbano era ormai definito fino alle vicinanze di Baia Carenas, posizione in cui attualmente è ubicata la città e che ne suggellò sin dalle origini l’importanza come scalo commerciale fino a diventare, nel 1607, la capitale della colonia cubana e addirittura il porto principale di tutte le colonie spagnole del Nuovo Mondo. Per queste ragioni fu contesa dagli inglesi, oltre ad essere frequentemente saccheggiata dai bucanieri. Nel secolo scorso la contesa sull’isola è rientrata nella suddivisione planetaria dovuta alla guerra fredda. Molto prima della Revolución, soprattutto negli anni Venti, in pieno Proibizionismo, L’Avana divenne un luogo di vacanza molto frequentato dagli statunitensi che qui trovavano nightclub e gioco d’azzardo. Incantò molti artisti e personaggi, tra cui lo scrittore Ernest Hemingway che vi soggiornò per molti anni, frequentando locali, come la Bodeguita del Medio, oggi divenuti icone e mete turistiche. Le favolose e colorate automobili degli anni ’50 sono figlie di quel periodo.

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Testo e fotografie di Paolo Ferraina