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Tutto Vermeer

Una stradina con una casa di mattoni, una ragazza che legge alla finestra, un soldato in visita ad una ragazza, una donna che versa del latte da una brocca, atmosfere rarefatte, intime dove la luce è protagonista, anima, disvela. La mostra allestita dal 10 febbraio al 4 giugno 2023 al Rijksmuseum di Amsterdam, dedicata a uno dei più grandi talenti olandesi del Seicento, è stata un’occasione rara di vedere le maggiori opere di Vermeer in un’unica sede. Si tratta di opere conservate in molti paesi e soprattutto negli Stati Uniti. In molti casi sono delle opere bandiera di collezioni e musei e che per questo motivo lasciano raramente la loro sede.

Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657 ca., Gemäldegalerie Alte Meister (Dresda)

La produzione di Johannes van der Meer, meglio conosciuto come Jan Vermeer (1632-1675), è stata piuttosto limitata e in ogni caso i dipinti superstiti sono appena trentasette, fra i quali i soggetti femminili sono i preferiti e i più numerosi. La mostra di Amsterdam ne ha esposto ben ventotto. Poche opere sono mancate all’appello: è il caso dell’Allegoria della pittura del Kunsthistorisches di Vienna; l’Astronomo del Louvre di Parigi;  Ragazza con velo, Giovane donna assopita e Donna con brocca d’acqua del MET di New York; Due gentiluomini e una fanciulla con bicchiere di vino dell’Herzog Antonon Ulrich Museum di Braunschweig; Suonatrice di chitarra del Kenwood House di Londra; Lezione di musica del Royal Collection Trust e Concerto a tre dell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston (rubato nel marzo del 1990).

Soldato con ragazza sorridente, 1658 ca., Frick Collection (New York)

 

Dalla National Gallery of Art di Washington, sono stati concessi i due piccoli tronies (un genere che costituisce una via di mezzo tra il ritratto in costume e il quadro di storia) col cappello di piume rosse e col cappello cinese. Quest’ultimo, con gli studi preparatori e la pubblicazione del catalogo, è stato in questa occasione definitivamente attribuito al maestro olandese. Purtroppo i segni del tempo si possono osservare in molti dipinti e lo stato di conservazione non è sempre eccellente. Nel caso poi del dipinto conservato nel museo di Dresda è stato deciso di intervenire nel 2018 in collaborazione con Rijksmuseum di Amsterdam rimuovendo lo strato di vernice per svelare la composizione originale immaginata da Vermeer. Attraverso le analisi di fluorescenza ai raggi X, rimuovendo parte della pellicola pittorica, è stato scoperto un quadro nel quadro, un amorino, che l’artista aveva in una prima stesura inserito nella composizione appeso alla parete retrostante alla Ragazza che legge alla finestra.

Veduta di Delft, 1660 ca., Mauritshuis (L’Aia)

L’esposizione si è articolata in nove sale. In apertura, le uniche due vedute superstiti: La Vista della città di Delft e La stradina, equivalenti per qualità e ispirazione alle viste di interni. In queste due opere Vermeer esercita anche per le viste di esterni i suoi virtuosismi coloristici, riuscendo a trasmettere intatti all’osservatore i giochi di luce del paesaggio urbano di Delft, con i suoi forti contrasti tra le costruzioni in mattoni rossi, splendidamente imitati, i tetti, le rive sabbiose, le acque che riflettono un cielo cangiante e animato da soffici nuvole sospese.

Stradina di Delft, 1657-1658, Rijksmuseum (Amsterdam)

Proseguendo nel percorso espositivo è stato possibile ammirare quattro grandi opere della prima produzione: Santa Prassede, Diana e le Ninfe, Cristo in casa di Marta e Maria e La Mezzana. Queste opere differiscono dalla produzione successiva per i temi e le atmosfere, anche se l’impronta stilistica dell’artista è già ben presente nei colori e della scioltezza di rappresentazione delle figure. La mostra è entrata nel vivo dell’opera di Vermeer presentando quella che è ritenuta essere la prima della serie di opere di interni, ovvero La ragazza che legge alla finestra, del 1657, proveniente da Dresda. È qui che Vermeer mostra i tratti caratteristici delle sue opere della maturità, compiendo un salto di qualità e un cambio di poetica ben evidenti. La visione, quasi di tipo fotografico, si pone come interpretazione della realtà sensibile e il flusso di luce naturale è rivelatore dello stato d’animo.

Cristo in casa di Marta e Maria, 1656 ca., dettaglio, National Gallery of Scotland (Edimburgo)

Nelle sue opere l’artista propone una sorta di simbolismo figurativo dove la sospensione e la dilatazione del tempo nelle scene impongono allo spettatore di interrogarsi su quello che sta succedendo, su cosa sta per accadere o su quali significati reconditi la scena stia rappresentando. La luce è la protagonista indiscussa nella poetica dell’artista che attraverso finestre aperte sul mondo esterno svela attimi di vita, emozioni, mette in scena gli stati d’animo o le semplici attività domestiche consentendoci di assistere a momenti del quotidiano di secoli passati. Istanti di vita che però sono comuni anche alla nostra esistenza. Conoscitore della camera oscura, probabilmente grazie alla frequentazione dei Gesuiti, la tecnica di Vermeer si basa su di un calcolato sistema di illusione visiva e sollecitazione della mente che è costantemente chiamata a ricostruire e completare parti della scena che vengono solo accennate; si parla addirittura di tecnica a grani di colore definita con il termine“pointillisme” per alcuni dettagli, con studiata maestria degna di un illusionista in cui niente però è lasciato al caso. In Vermeer tutto è nel colore, la vera materia costitutiva delle sue opere. Il colore è forma, volume, luce, ombra, riflesso, bagliore. I dettagli sono precisi e fotografici, realizzati con pennellate piccole, fitte e vicine, da farli sembrare quasi tridimensionali, ritraggono attimi di vita quotidiana all’interno delle case borghesi dell’epoca. Nella celebre Lattaia questa caratteristica è espressa in maniera chiara, soprattutto nel descrivere la piccola natura morta che è parte fondamentale della composizione.

Lattaia, 1659 ca., Rijksmuseum (Amsterdam)

Spesso Vermeer si cimenterà in queste nature morte che sembrano essere degli esercizi di stile, non fini a se stesse, ma funzionali alla composizione complessiva della scena. Così come le tende o gli arazzi, i tappeti turchi, le sedie con le protomi leonine e tutti gli oggetti di scena che troviamo insieme ai vestiti ripetuti più e più volte in opere diverse. È il caso anche delle carte geografiche appese di tanto in tanto alle pareti: descritte con minuzia, tanto che agli studiosi è stato possibile riconoscerle, testimoniano la volontà di Vermeer di rappresentare il mondo esterno che indirettamente entra nell’intimità domestica, la nazione olandese che dedita alla conquista dei traffici commerciali mondiali con la sua Compagnia delle Indie orientali, amplia gli orizzonti della quiete di queste dimore dove donne, per lo più sole o in compagnia di servitrici, vivono forse in attesa dei loro compagni o corteggiatori che sono lontani per viaggi in terre lontane.

Ragazza col turbante (Ragazza con orecchino di perla), 1665 ca., Mauritshuis (L’Aia)

Tra i ritratti, o meglio gli studi di volti, celebre è la Ragazza con l’orecchino di perla, soprannominata da alcuni “la Monna Lisa olandese”. Il dipinto è di tre quarti con le labbra socchiuse, indossa una veste gialla e un turbante azzurro completato da una fascia ancora gialla. La ragazza indossa uno splendido orecchino in vetro veneziano soffiato che è sempre stato individuato come una perla. Nella stessa sezione: la Merlettaia e Giovane donna seduta al virginale. Proseguendo il percorso espositivo è stato possibile passare in rassegna le altre preziose opere arrivate in mostra, fra le quali il Geografo, che purtroppo non è stato possibile mettere a diretto confronto con l’Astronomo, rimasto al Louvre, Donna in azzurro che legge una lettera, Soldato con ragazza sorridente, Fantesca che porge una lettera alla signora, Allegoria della fede, Donna con una bilancia, Donna con collana di perle, La lettera d’amore.

Geografo, 1668-1669, Städelsches Kunstinstitut (Francoforte)

Un tema frequente nell’opera di Vermeer è poi quello della musica, presente con strumenti o in scene di donne intente a suonare in interni disadorni o ricchi di dettagli. Il suonare e gli strumenti presenti nelle scene sembrano alludere ai diversi tipi di amore che Vermeer attribuisce ai vari soggetti che rappresenta. Strana figura quella della “Sfinge di Delft”, come è stato definito Vermeer dallo storico dell’arte francese Théophile Thoré; con questo appellativo passerà nella storia dell’arte a partire dal XIX secolo. Di lui abbiamo poche punteggiate notizie, una scarna bibliografia e nessuno scritto a lui riconducibile riguardante la sua attività artistica. Queste lacune contribuiscono all’alone di mistero che lo circonda. Quello che è stato possibile ricostruire è la nascita in una famiglia di protestanti, il matrimonio con la cattolica Catharina Bolnes e la sua conversione al cattolicesimo, ben undici figli sopravvissuti, una vita limitata a Delft nel quartiere Papenhoek, accanto a una missione di Gesuiti. Il pittore morì a improvvisamente nel 1675 a quarantatré anni. Dopo più di due secoli di oblio la sua figura e la sua opera sono prepotentemente riemerse restituendo alla storia dell’arte un artista dell’intimità domestica fatta di allusioni, suggestioni, illusioni luministiche, colore e qualità di altissimo livello tale da elevarlo sulla moltitudine dei suoi colleghi olandesi del Secolo d’Oro. Ormai divenuto un fenomeno di massa, non perde tuttavia la sua aurea di mistero e fascino ineffabile che lo caratterizzano.

di Doina Ene – storica dell’arte

fotografie di Cesare Castagnari

Immagine in copertina: Bicchiere di vino, olio su tela, c. 1659-1660 (dettaglio) – Gemäldegalerie di Berlino

 

Autore

  • Diploma di Scuola della specializzazione in Beni Storico-artistici presso l'Università degli studi di Milano - la Statale. Discussione della tesi a marzo 2022 con il titolo "Il carteggio tra Roberto Longhi e Teodor Ionescu (1959-1969). Cantano troppi galli e il giorno non arriva mai...", relatore prof. Giovanni Agosti. Con votazione 70 e lode. Partecipazione con il gruppo di ricerca della Scuola di Specializzazione presso il Museo del Risorgimento di Milano per lo studio del fondo inedito di Raf...

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