Luogo ricco di fascino, storia, arte e bellezza, definito come il “monumento simbolo del Piemonte”, la Sacra di San Michele è un’imponente abbazia che da secoli domina la cima del Monte Pirchiriano. Porta con sé una lunga tradizione di spiritualità, cultura e potere ed è inserita negli itinerari religiosi della regione. Si tratta di un complesso architettonico sito in val di Susa a circa quaranta chilometri da Torino. La cima del Monte Pirchiriano gode di una posizione strategica e per questo motivo, già in epoca romana, fu utilizzata come base per un castrum. Dopo l’invasione dei Longobardi nel 569 d.c., le costruzioni delle chiuse e l’invasione dei Saraceni, si arriva alla fine del X secolo per incontrare San Giovanni Vincenzo, l’arcivescovo di Ravenna, che proprio qui, sull’imponente monte, inizia una vita eremitica. Un’antica leggenda narra che l’arcangelo Michele si mostrò a San Giovanni Vincenzo e gli ordinò di erigere un santuario. Dobbiamo però aspettare l’arrivo del conte Ugo (Ugone) di Montboissier, allora governatore di Aurec-sur-Loire, nell’Alvernia (regione della Francia centrale), per vedere la prima pietra del monastero.
![sacra san michele](https://www.globusrivista.it/wp-content/uploads/2023/12/12-Ingresso-della-chiesa-1024x436.jpg)
![sacra san michele](https://www.globusrivista.it/wp-content/uploads/2023/12/6-Portale-dello-Zodiaco-1024x516.jpg)
Poco prima dell’anno Mille questo ricco nobile francese si reca a Roma per chiedere indulgenza al Papa che gli chiederà di scegliere tra due penitenze: un esilio di sette anni o la costruzione di un’abbazia. Inizia dunque con una richiesta di redenzione l’edificazione del monastero, avvenuta negli anni 983-987 e proseguita fino al 1622, sebbene la sua costruzione originaria sembra attestata al V sec. d.C. con tre chiesette dedicate all’arcangelo San Michele. Nel 999 Ugo di Montboissier affida a cinque benedettini il monastero, sotto la guida del monaco Adverto. Il disegno per costruire una quarta chiesa sopra le tre preesistenti porta probabilmente il nome di Guglielmo da Volpiano. Il monastero si allarga: viene costruita anche una quinta chiesa e si reclutano abati e monaci in Alvernia. I Benedettini sviluppano così un centro spirituale e iniziano a ospitare i pellegrini e a dare protezione alle popolazioni circostanti. Viene quindi costruita una foresteria destinata ai viaggiatori che percorrono la via Francigena. Numero di monaci e fama crescono ulteriormente e durante tutto il Medioevo continuano i lavori di ampliamento e abbellimento: dalla decorazione del finestrone dell’abside centrale alla stupefacente Porta dello Zodiaco, opera del maestro Niccolò (scultore attivo tra il 1122 e il 1139) posta sul culmine dello Scalone dei Morti, che permette l’accesso al piano di base della Chiesa.
![La biblioteca sacra san michele](https://www.globusrivista.it/wp-content/uploads/2023/12/5-La-biblioteca-1024x567.jpg)
Il XIV secolo è il suo periodo di maggior gloria e potenza: la Sacra di San Michele ottiene molta autonomia e l’indipendenza sia dal potere temporale, sia da quello del vescovo di Torino. Diventa così una sacra-fortezza tra religiosità, cultura (si fornì di una biblioteca e opere d’arte) e potere (i suoi possedimenti in Italia e in Europa si estesero notevolmente). Le cose cambiano nel 1379 quando, a causa del malgoverno dell’abate Pietro di Forgeret, la Santa Sede sostituisce la figura dell’abate con un commendatario. Nel 1622 la decadenza è ormai tale da indurre papa Gregorio XV a sopprimere il monastero, che all’epoca contava soltanto tre monaci. Dopo sei secoli di vita benedettina la Sacra di San Michele sopravvive a se stessa in uno stato di abbandono per altri duecento anni.
di Rebecca Pedrazzi, storica dell’arte – Fotografie di Franco Borrelli