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L’intelligenza artificiale applicata all’arte: nuove frontiere e nuovi quesiti

Intelligenza Artificiale e Arte: Memories of Passersby by artist Mario Klingemann. Source- Sotheby’s

L’intelligenza artificiale e l’Arte

L’intelligenza artificiale è entrata a piede teso nel sistema dell’Arte. Siamo passati dall’impiego delle ICT  (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) all’applicazione della AI attraverso la sofisticata Arte dell’algoritmo. Si sta esplorando oggi l’uso e l’utilità dell’AI applicata – su più fronti e in diversi contesti – al mondo dell’Arte. Ma cosa succede quando è il robot o la macchina a creare un’opera d’arte? Una tematica estremamente attuale che apre un grande dibattito e una profonda riflessione.

Portrait of Edmond Belamy, 2018, created by GAN (Generative Adversarial Network). Sold for $432,500 on 25 October at Christie’s in New York. Image © Obvious
Portrait of Edmond Belamy, 2018, created by GAN (Generative Adversarial Network). Sold for $432,500 on 25 October at Christie’s in New York. Image © Obvious

Edmond de Belamy

Nell’Ottobre del 2018, la casa d’Aste Christie’s ha messo in vendita un’opera davvero speciale. Si tratta del “Ritratto di Edmond de Belamy” ed è la prima opera d’arte creata attraverso  un’intelligenza artificiale. Raffigura un uomo con un vestito nero e il raffinato colletto bianco – in una posa quasi malinconica. La firma – ben visibile – è la formula chiave dell’algoritmo usato per realizzare quest’opera. Il dipinto è stato battuto per 432.000 dollari: un grande risultato per la prima opera “non umana” messa sul mercato.

Memories of Passersby I

Dopo la vendita del “Ritratto di Edmond de Belamy”, anche la casa d’asta Sotheby’s mette all’incanto un’installazione di Mario Klingemann, realizzata grazie all’utilizzo delle GAN (Generative Adversarial Networks). Si tratta di “Memories of Passersby I“: una serie di ritratti – virtuali ed infinita – di persone mai esistite. Questi ritratti (mai uguali) sono generati da una macchina in tempo reale. Con la creazione (e vendita) di opere create dalla AI si apre il dibattito sul peso specifico del fattore umano dinnanzi alla macchina, nella creazione artistica, nella creazione di opere d”arte.

Mario Klingemann B. 1970 MEMORIES OF PASSERSBY I multiple GANs, two 4k screens, custom handmade chestnut wood console, which hosts AI brain and additional hardware wood console: 70 by 70 by 40 cm. 27 1/2 by 27 1/2 by 15 3/4 in. each screen: 145 by 82.9 by 3.8 cm. 57 by 32 5/8 by 1 1/2 in. Executed in 2018, this work is number 2 from an edition of 3, plus 2 artist's proofs.
Mario Klingemann – B. 1970 – MEMORIES OF PASSERSBY I, multiple GANs, two 4k screens, custom handmade chestnut wood console, which hosts AI brain and additional hardware
Executed in 2018, this work is number 2 from an edition of 3, plus 2 artist’s proofs. ©Sotheby’s

“Il futuro sarà una questione di sviluppo, rifinitura e costante esplorazione e trasformazione. Come fruitori umani dell’Arte, siamo noi a trovarci in una posizione di potere: la scelta di apprezzare o respingere l’arte generata dalle intelligenze artificiale continuerà ad essere esclusivamente nostra.” Maria Mazzone “Arte e Intelligenza Artificiale. Be my Gan” Jaca book.

Tra Arte Digitale e Intelligenza Artificiale: una differenza sostanziale

In pochissimo tempo siamo passati dall’impiego delle ICT  (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) all’uso della AI attraverso “l’Arte dell’algoritmo”. Occorre fare un’importante puntualizzazione: spesso si confonde l’Intelligenza artificiale con L’Arte digitale ma c’è una grande differenza tra queste due. L’Intelligenza Artificiale è “Computer generated” mentre l’arte digitale è “Computer assisted” (*dall’articolo “General Adversarial Nets di Ian J. Goodfellow, 2014).

In pratica: l’arte digitale viene creata da un’artista con l’ausilio delle macchine mentre le opere prodotte con l’AI sono (almeno in parte) ideate e create da una macchina. C’è qui una parte del processo creativo che sfugge al controllo dell’uomo: è affidata all’Intelligenza Artificiale che crea qualcosa di inedito – diventa il creatore dell’opera (o di una sua parte). A questo punto si apre un grande dibattito che coinvolge etica, filosofia, storia: qual’è il ruolo dell’artista? Può una macchina essere un’artista? Quali sono i nuovi confini che stiamo varcando?

Le Comte De Belamy, GANs Algorithm, Inkjet printed on Canvas, 70x70 cm, 2018, Image © Obvious
Le Comte De Belamy, GANs Algorithm, Inkjet printed on Canvas, 70×70 cm, 2018, Image © Obvious

La base dell’intelligenza artificiale: Le GAN

Per comprendere l’intelligenza artificiale dobbiamo parlare delle GAN – Generative adversarial network. Le GAN sono state create dal giovane studioso Ian Goodfellow dopo una serata passata al pub con gli amici. Le GAN sono composte da due reti neutrali che interagiscono l’una con l’altra. Una è chiamata “discriminator” ed è quella che apprende – che viene in un certo senso addestrata con alcuni dati (dalle immagini ai dati); l’altra, il “generator” produce e genera nuovi dati. Eccovi un esempio per comprendere le GAN: Mario Klingemann, per realizzare “Memories of Passersby I” ha addestrato la sua macchina caricando migliaia di ritratti del Seicento, Settecento e Ottocento. La macchina ha poi lavorato come “generator” ossia ha creato volti nuovi, inediti. Dopo quindi una fase di apprendimento questa intelligenza artificiale ha realizzato qualcosa: questo “qualcosa” è un’opera d’arte?

di Rebecca Pedrazzi – storica dell’arte

Autore

  • Rebecca Pedrazzi, nata a Milano nel 1982, laureatasi in Storia e Critica dell'Arte all'Università degli Studi di Milano con la tesi Il Mercato dell'Arte Contemporanea, inizia a lavorare giovanissima come Art-Advisor in una società di gestione di opere d'arte, sviluppando anche un'approfondita conoscenza del mercato degli Old-Masters. Nel 2017 fonda la rivista d'arte e cultura online NotiziArte.com, e nel 2018 diventa giornalista pubblicista. Da allora ha scritto oltre 3.500 articoli su eventi d'...

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