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Un’antologica su Antonio Ligabue all’Orangerie della Villa Reale di Monza

Novanta opere, tra dipinti, sculture, incisioni e disegni, ripercorrono la vicenda umana e creativa di uno degli autori più geniali e originali del Novecento italiano: Antonio Ligabue. L’Orangerie della Villa Reale di Monza ospita, fino al 1° maggio 2022, un’antologica dal titolo “Antonio Ligabue. L’uomo, l’artista”, curata da Sandro Parmiggiani, prodotta e organizzata da ViDi in collaborazione con il Comune di Monza e il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.  Come immagine guida della mostra è stato scelto “Autoritratto con cavalletto” (1954-1955), un grande dipinto ad olio su tavola di faesite, appartenente alla collezione d’arte di BPER Banca. Il prestito dell’opera, unitamente ad ulteriori tre dipinti acquisiti a seguito dell’incorporazione del ramo d’azienda di UBI Banca (“Aratura con buoi”, 1963-54; “Ritorno dai campi con castello”, 1955-57; “Leonessa con zebra”, 1959-60), rientra nelle attività promosse da “La Galleria. Collezione e Archivio Storico” per valorizzare e rendere maggiormente fruibile il patrimonio artistico di BPER Banca, sostenendo lo sviluppo culturale dei territori e della comunità. Grazie ai prestiti, “La Galleria” di BPER Banca sostiene e incentiva la diffusione della cultura, offrendo al pubblico la possibilità di apprezzare alcuni capolavori della corporate collection altrimenti non visibili.

Antonio Ligabue, Ritorno dai campi con castello, 1955-1957, olio su tavola di faesite, 77×93 cm

Antonio Ligabue, Leonessa con zebra, 1959-1960, olio su tavola di faesite, 72×88 cm

Nel corso della sua vita, Ligabue ha realizzato numerosi autoritratti, quasi un diario autobiografico su tela, ma anche un mezzo per confermare il proprio status di pittore. In “Autoritratto con cavalletto” l’artista raffigura se stesso nell’atto di dipingere un galletto, uno dei suoi soggetti preferiti, circondato da una natura rigogliosa dalla quale fa capolino un cane. Ligabue amava, infatti, ritrarre gli animali, poiché affini al proprio sentire. Gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé costituiscono i due poli principali lungo i quali si è sviluppato l’intero percorso dell’artista e si articola la mostra.

Antonio Ligabue, autoritratto con cavalletto, 1954-1955, olio su tavola di faesite, 199×130 cm

A queste opere, si aggiungono altri soggetti, come le scene di vita agreste o i paesaggi padani, nei quali irrompono, come un flusso di coscienza, le raffigurazioni dei castelli, delle chiese e delle case della natia Svizzera. La rassegna monzese riserva infine particolare attenzione alla sua produzione plastica, con un nucleo di oltre venti sculture in bronzo, soprattutto di animali.

L’esposizione costituisce un ulteriore capitolo per riportare il lavoro di Ligabue a una corretta valutazione critica e storica: un’occasione per riaffermare, al di là delle fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo “espressionista tragico” di valore europeo, che fonde esasperazione visionaria e gusto decorativo.

Accompagna la mostra un catalogo Skira con testi di Sandro Parmiggiani, Alberto Manguel e Luciano Manicardi e un’ampia sezione dedicata alla ricostruzione del suo “mito”, a partire dai rotocalchi degli anni Cinquanta e dallo sceneggiato televisivo di Salvatore Nocita del 1977 fino ai lavori a lui dedicati: la trilogia teatrale “Progetto Ligabue” di Mario Perrotta e il film “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti.

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