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Shamsia Hassani, voce dell’Afghanistan

Da alcune settimane sui social di mezzo mondo girano delle splendide quanto struggenti immagini – qui ne presentiamo una piccola galleria – realizzate dall’artista afghana Shamsia Hassani. Il messaggio che le accompagna invita a condividere e a dare voce alle donne del  paese asiatico, sensibilizzandoci tutti sulla drammatica situazione che sta vivendo quell’intera collettività.

Hassani, 33 anni, è un’artista raffinata e delicata, nata a Teheran da genitori rifugiati in Iran ma originari del Kandahar. È la prima street-art afghana: nel 2009 fonda  “Berang Arts” e con altri artisti realizza il primo festival nazionale di graffiti in Afghanistan. L’anno successivo  crea “Combat Communications”, un laboratorio nato per difendere l’arte di strada e l’arte in genere. È soprattutto grazie a lei che le strade di Kabul vengono vivacizzate da murales, per lo più utilizzando le pareti di edifici danneggiati dalle bombe. Il soggetto preferito è quasi sempre la donna, per via delle enormi difficoltà e limitazioni cui questa è soggetta nella sua quotidianità. Così, fin quando i talebani non provvederanno a cancellarli, Kabul è piena dei suoi graffiti e della sua opera attraverso la quale ella ha cercato – ma ci piace dire, cerca ancora – di costruire una coscienza femminile in un contesto culturale patriarcale, che oggi si sta aggravando drammaticamente con l’avvento della violenza fanatica dei talebani.

Shamsia Hassani era tornata a Kabul dapprima per seguire i corsi universitari e successivamente, a master conseguito, diventarne docente. Salvo dover fuggire per mettersi in salvo dalla furia di questi terribili tempi. Qualche tempo fa aveva fieramente dichiarato di voler “colorare i brutti ricordi della guerra, cancellandola dalla mente delle persone, e rendere l’Afghanistan famoso per la sua arte e non per la sua guerra”.

Vogliamo pensare, assieme a lei e usando le sue stesse parole, che “l’arte cambia la mente delle persone e le persone cambiano il mondo”. Ce n’è un gran bisogno.