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Lavanda e Big Bench in Monferrato    

Lavanda e Big Bench in Monferrato, un binomio suggestivo per scoprire un angolo di Piemonte di grande fascino; riconosciuto anche dall’Unesco nel 2014: paesaggi vitivinicoli, distese collinari a perdita d’occhio ricoperte di vigneti e non solo, antichi borghi e magnifiche geometrie, questo è il Monferrato.

Monferrato

Piemonte Monferrato

Il Monferrato all’inizio dell’estate si tinge di viola, grazie ai campi di lavanda. Le grandi distese di lavanda sono per eccellenza quelle in Provenza nel Plateau di Valensole, ma anche in Monferrato è possibile trovare angoli particolarmente suggestivi coltivati a lavanda. La lavanda non è solo bella e scenografica ma è una pianta con molte proprietà. In Monferrato si possono vedere due tipi di lavanda: quella officinale e il lavandino. Dalla lavanda officinale si ricava l’olio essenziale, molto richiesto nella biocosmesi, il lavandino invece è un ibrido  dalla spiccata tonalità viola, quello dei campi provenzali. La lavanda viene utilizzata in vari ambiti, dai semplici sacchetti profumatori per la biancheria che tengono lontane le tarme, all’olio essenziale utilissimo per le sue svariate proprietà: un aiuto contro le punture di insetto e le scottature; inoltre ha virtù  rilassanti, aiuta a lenire il mal di testa, può essere utilizzato puro o diluito come olio da massaggio per favorire la circolazione linfatica.

lavanda in monferrato

paesaggio del monferrato

La Cascina della Nonna. La mia ricerca della lavanda inizia alla Cascina della Nonna, delle sorelle Maria Carla e Franca Goggi, un’azienda agricola a chilometro zero alle porte di Alessandria.  L’azienda è conosciuta anche con l’antico nome Cascina Ospedale: nel passato, infatti, era un rifugio per i malati e i viandanti sull’antica Via del Sale. Grazie al lavoro di tutta la famiglia la Cascina della Nonna vanta una produzione biologica di farina, macinata a pietra, di farro e grano tenero ma anche di patate e barbabietola da zucchero ed infine la lavanda per il prezioso olio essenziale. Coltivare la lavanda officinale con metodo biologico è un notevole impegno: non possono essere usati diserbanti per sradicare gli infestanti, che vanno eliminati interamente a mano per non inficiare  la produzione dell’olio essenziale. Il diserbo manuale è un lavoro estremamente duro che si protrae per dei mesi, fino al taglio, quando la lavanda avvolge, con il suo profumo, tutta l’aia della Cascina. La Cascina della Nonna oltre ad offrire la visita ai campi di lavanda, ha uno shop in cui comprare eccezionali prodotti biologici che valgono il viaggio.

Lavanda della Cascina della Nonna

Lavanda della Cascina della Nonna

La Lavanda di Sergio Amadori. Quello che fino a qualche anno fa era un campo con una vigna abbandonata in una posizione panoramica sulle colline, oggi è un splendido campo di lavanda, tra i più belli del Monferrato, nato grazie al desiderio di Sergio Amadori di realizzare “qualcosa di bello”. Dopo un viaggio in Provenza Sergio Amadori ha deciso di piantare due file di lavandino  che  hanno dato buoni risultati. A distanza di cinque anni dall’inizio del progetto ci sono 15.000 piante di lavanda officinale coltivate senza l’utilizzo di nessuna sostanza chimica, e questo implica il duro lavoro manuale del diserbo tra i filari per tutta la stagione che inizia a febbraio e termina a luglio.

la lavanda di sergio amadori

lavanda di sergio amadori

Nel campo inoltre trovano posto dieci arnie per un totale di un milione di api, e sono proprio le api a decretare il momento del taglio della lavanda: quando non volano più la lavanda va raccolta e trasformata in olio essenziale con la distillazione a vapore tramite alambicco. Il lavandino invece viene fatto essiccare in essiccatoio per produrre i sacchetti profumati; infine una piccola parte del campo è dedicata alla produzione di lavanda alimentare usata in cucina per la preparazione di biscotti, dolci, ma anche in preparazioni salate come risotti e gnocchi e, per un gusto nuovo, al posto dell’origano.

lavanda di sergio amadori

lavanda di sergio amadori

Le Big Bench

La prima grande panchina con questo particolare disegno è stata realizzata nel 2010 da Chris Bangle sul terreno della Borgata a Clavesana in Alta Langa, sua residenza e studio, come installazione affacciata sul paesaggio e accessibile ai visitatori. L’idea delle panchine fuori scala non è inedita, ma lo è il contesto. La panchina è divenuta in poco più di un anno un’attrazione per i visitatori della zona. Il cambio di prospettiva dato dalle dimensioni della panchina fa sentire chi si siede come un bambino, capace di meravigliarsi della bellezza del paesaggio con uno sguardo nuovo.

È una grande lezione nell’utilizzo dell’innovazione contestuale. Siamo così ossessionati dallo scoprire cose sempre nuove che spesso ci neghiamo l’interessante esperienza di sperimentare cose ben conosciute ma in un contesto diverso”.   (Chris Bangle)

 Nel corso degli ultimi anni, altre panchine ufficiali sono state costruite in zone vicine, senza fondi pubblici, solo grazie sponsor privati. Chris Bangle ha fornito gratuitamente disegni e indicazioni ai costruttori delle panchine, chiedendo come unica condizione che fossero poste in punti panoramici su terreni accessibili al pubblico e che rispettassero lo spirito social con cui era nata la prima: non un’istallazione privata, ma parte di un’esperienza collettiva che tutti possono vivere e condividere.

Il Big Bench Community Project. Dalle prime panchine giganti nelle Langhe molta strada è stata fatta ed è nato il Big Bench Community Project (BBCP) per sostenere le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane dei paesi in cui si trovano queste installazioni fuori scala. È un’iniziativa no profit promossa dal designer americano insieme alla moglie Catherine. Le attività del BBCP, a carattere esclusivo e senza fini di lucro, prevedono sia supporto tecnico a chi vuole costruire una nuova grande panchina ufficiale, sia la collaborazione con le eccellenze dell’artigianato locale per realizzare prodotti ad esse ispirati, che possano dare un piccolo contributo all’economia e al turismo locale, nel segno dello spirito positivo delle grandi panchine. Una parte del ricavato di ogni vendita, come le donazioni fatte da chi realizza una nuova panchina, sarà devoluta dal BBCP ai Comuni coinvolti e destinata al sostegno delle comunità locali. Il progetto ha molto successo e le panchine sparse per l’Italia sono al momento 148.

Lu Monferrato

Le Big Bench in Monferrato. Tra le varie panchine giganti  in Monferrato, la Big Bench #99 color lilla lavanda offre una meravigliosa vista sulle colline e sui vicini paesi di Cuccaro Monferrato e Lu. Senza dimenticare la lavanda. A poca distanza la Big Bench #98 blu e gialla. La Big Bench #92 fucsia si trova a San Salvatore Monferrato.

big bench 92  monferrato

big bench 98

big bench 99 lu monferrato

La bellezza delle panchine, oltre alla vista panoramica su una delle più belle zone del Piemonte, primo al mondo nelle regioni da scoprire secondo i consigli di Lonely Planet 2019, permette – mentre si stanno cercando le big bench – di scoprire paesaggi assoluti nella loro perfezione.

di Paola Vignati – www.paolavignati.com

 

 

 

 

 

 

Autore

  • Paola Vignati laureata in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano. Ha unito le sue due grandi passioni, il viaggio e la letteratura, nel blog “Una valigia piena di libri”. Racconta le sue esplorazioni con uno sguardo diverso, oltre il turismo di massa e la globalizzazione, in cui l’essenza del viaggio è la scoperta non solo geografica, ma soprattutto culturale attraverso i libri. www.paolavignati.com

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