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Le meraviglie del Parco Giardino Sigurtà, una chicca apprezzata in tutto il mondo

Il Parco Giardino Sigurtà sorge a Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona, in un luogo di incantevole bellezza circondato dalle colline moreniche, a poca distanza dalla frazione Borghetto sul Mincio, località appartenente alla prestigiosa galleria dei Borghi più belli d’Italia, grazie ai suoi antichi mulini e al ponte Visconteo del XIV secolo. Nominato Bandiera Arancione secondo il Touring Club Italiano grazie alla varietà e al valore del patrimonio storico-culturale, il Parco Giardino Sigurtà risale al 14 maggio del 1407 quando, durante la dominazione veneziana del territorio, il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò l’intera proprietà che all’epoca aveva una funzione puramente agricola. Si trattava infatti di una fattoria e per l’esattezza, come citato in alcuni antichi documenti, di un “brolo cinto de mura”, ossia di terre coltivate con foraggi racchiuse all’interno di alte mura. Insieme al brolo esisteva anche un piccolo e geometrico giardino, adiacente alla dimora principale, che era dedicato al piacere dei nobili.

Piante annuali
Piante annuali

Nel 1417, per valorizzare la sua proprietà, il nobile Contarini fece costruire una “Domus Magna”, da un edificio già esistente, che comprendeva uno stabile principale, dove viveva appunto la famiglia, e altre abitazioni destinate ai lavoratori delle sue terre. Nel 1436 dopo 29 anni, i figli del nobile Gerolamo Nicolò Contarini vendettero la tenuta alla famiglia Guarienti, che ne rimase proprietaria per ben 180 anni fino al 1616. Durante questo periodo i nuovi padroni mantennero la struttura agricola della proprietà: l’area infatti restò suddivisa in appezzamenti destinati alla coltivazione di foraggi, al frutteto, all’orto e al bosco, dove si ricavava non solo la legna destinata alla cucina e al riscaldamento, ma era anche una zona di caccia. Nel brolo, lo spazio dedicato al giardino iniziò piano piano a ingrandirsi e, come testimonia un documento del tempo, era attraversato da numerose strade panoramiche “per bellezza”. I Guarienti decisero perciò di rinunciare a un potenziamento della produzione agraria per ampliare la superficie del giardino.

Piante annuali

Nel 1616 la proprietà passò dalla famiglia Guarienti alla famiglia Maffei, che apportò grandi e significativi cambiamenti. Nel 1693 il Conte Canonico Antonio fece costruire una nobile e maestosa dimora al posto dell’antica “Domus Magna”, affidando il progetto a uno dei più famosi e prestigiosi architetti dell’epoca: Vincenzo Pellesina. Alla volontà del Conte si deve anche l’importante richiesta, risalente al 1699, di attingere acqua dal vicino fiume Mincio: questo diritto di irrigazione permise così, all’inizio dell’Ottocento, l’ampliamento del piccolo giardino preesistente. Successivamente il Marchese Antonio Maffei, uomo illuminato e amante dell’arte, del bello e dei giardini, decise di trasformare i 22 ettari della proprietà in un giardino romantico all’inglese, genere questo caratterizzato dall’accostamento di elementi naturali e artificiali, dove la natura assume apparentemente un carattere selvaggio senza però risultare mai incolta. Questa scelta fu in parte influenzata dal poeta Ippolito Pindemonte che nel 1792, ospite dello zio, il Marchese Antonio Maffei, vide nella tenuta la presenza di una tipica atmosfera romantica all’inglese. Nacque così, da questo incontro, l’impronta romantica del futuro giardino, impreziosito da un tempietto neogotico, che prese il nome di Eremo, da un Castelletto e da una Grotta, un luogo appartato, semplice e contemplativo.

Eremo

Nel tanto amato giardino di Valeggio sul Mincio, Ippolito compose un epigramma che recita: “Sì Dilettosa Qui Scorre La Vita / Ch’io Qui Scrupolo Avrei Farmi Eremita”. Oggi questi versi, per ricordare la sua illustre presenza, si possono leggere su una pietra collocata nel bosco a lui dedicato, all’interno del Parco Giardino Sigurtà. Nel 1836, alla morte del Marchese Antonio Maffei, l’intero territorio passò alla figlia Anna, moglie del Conte Filippo Nuvoloni: dopo 210 anni si interruppe così la stirpe dei Maffei ed ebbe inizio quella dei Nuvoloni che durerà per 93 anni. Nel 1859, durante le battaglie di Solferino e San Martino, giunsero qui al Parco gli imperatori Francesco Giuseppe e, più avanti, Napoleone III. Con la famiglia Nuvoloni cominciò il lento declino del giardino, che divenne evidente quando nel 1902 Laura e Francesca, figlie di Giuseppe Nuvoloni, il primogenito di Anna Maffei, divisero in due parti la superficie: ciò determinò la rovina di tutto il complesso che poi nel 1929 venne venduto a Maria Paulon, moglie del medico del luogo Cesare San Giovanni, che ne resterà proprietaria per dodici anni. Dal 1941 la tenuta passò alla famiglia Sigurtà. Infatti il dottor Giuseppe Carlo Sigurtà, industriale farmaceutico, acquistò da Maria Paulon il terreno e intraprese una grandiosa opera di riqualificazione del parco.

Ortensie

Grazie a un antico diritto di prelevare acqua dal fiume Mincio, possibilità dimenticata dai suoi predecessori, cominciò così la trasformazione delle ormai aride colline moreniche della valle, che tornarono ad accogliere una lussureggiante vegetazione, diventando un’attrazione di incomparabile bellezza. Lentamente emersero anche la maestosità di alcune piante secolari e vennero ristrutturati l’Eremo, il Castelletto e la Grotta  Votiva, con lo scopo di mantenere quella traccia di giardino storico ottocentesco amato dal Marchese Maffei. Grazie alla passione e alla devozione di Giuseppe Carlo Sigurtà, il giardino non fu solo abbellito, ma crebbe anche nelle dimensioni, passando dai 22 ai 60 ettari attuali.

Eremo
Eremo e laghetti

Il nipote Enzo, professore universitario e psichiatra, divenne un compagno inseparabile del dottor Sigurtà in questa magnifica impresa: entrambi dedicarono energie e cure, agendo sempre con amore e determinazione e pensando al bene di questo incantevole complesso ecologico. Il 19 marzo 1978 Giuseppe Carlo Sigurtà decise di aprire il Giardino ai visitatori. A lui lo scultore Dante Carpigiani ha voluto dedicare una statua di notevoli dimensioni, tanto da essere visibile anche da altri punti del Parco, che sembra accogliere i visitatori e che si erge su lastre di pietra di Verona. Nel 1990 venne realizzata una Meridiana Orizzontale, caratterizzata da un tracciato geometrico inciso elettronicamente sul quadrante e progettata per avere una validità di 26.000 anni. Gli elementi che la costituiscono sono una circonferenza, 64 iperboli, 32 punti e un cerchio e rappresentano in una visione simbolico-figurativa il “Sole sorgente di vita”. Fortemente voluta da Magda e Giuseppe Inga Sigurtà, nipoti di Carlo e attuali proprietari del Parco, questo orologio solare è stato dedicato a Galileo Galilei.

Il labirinto

Nel 2011, dopo sei anni di costruzioni, è stato inaugurato il Labirinto, un percorso che si snoda su una superficie di 2500 metri quadrati e che accoglie 1500 esemplari di piante di tasso. Al centro sorge una torre, ispirata a quella situata al Bois de Boulogne di Parigi, che presenta una cupola e due scale contrapposte. Questo labirinto multi-soluzione è stato progettato e studiato da Giuseppe Inga Sigurtà con la collaborazione del famoso designer Adrian Fisher.

Il labirinto

Passeggiando per i viali che si snodano nel parco, si può ammirare un’incredibile varietà di paesaggi e si rimane stupiti osservando l’incanto della natura e la capacità dell’uomo di creare luoghi paradisiaci. Per esempio, i Giardini Acquatici ricordano per colori e suggestioni gli scenari dipinti nelle tele dei maestri impressionisti. Di particolare effetto è il riflesso del torrione del Castello Scaligero negli specchi d’acqua, dove galleggiano delicatamente ninfee tropicali di rara bellezza. Negli ultimi anni questi laghetti ospitano una grande innovazione per un grande evento come la Tulipanomania: la  presenza di coloratissime aiuole di tulipani rotanti. Infatti recentemente è stata fatta un’approfondita ricerca sulla fioritura dei tulipani che colora il parco nei mesi di marzo e aprile, e oggi, con il suo milione di bulbi, è considerata la più importante del Sud Europa.

Le mini ninfee
Le ninfee bianche
Le ninfee

Il Viale delle Rose è un luogo incantevole che, con il suo chilometro di percorrenza, ospita ogni primavera più di 30.000 specie di rose in due varietà Queen Elizabeth e Hybrid Polyantha & Floribunda. La sua veduta “a cannocchiale” inganna l’occhio del visitatore perché, camminando per il viale, si ha l’impressione di poter raggiungere il Castello Scaligero, fatto costruire alla fine del 1200 dai Signori di Verona a scopo difensivo per controllare il confine, ma in realtà il percorso conduce al Labirinto.

Il viale delle rose
Le rose del viale

La Grotta Votiva, costruita in stile rocaille, con pietre naturali e numerosi fossili incastonati, fu fatta edificare da Antonio Maffei. Inizialmente fu denominata Grotta di Gianna: qui, nell’ombra, nella frescura e nel silenzio del bosco, i marchesi Maffei accoglievano gli amici più intimi con cui conversavano di filosofia, arte, poesia e amore. Nel 1942 diventò Grotta Votiva: Carlo Sigurtà volle dedicarla alla Madonna di Lourdes, in ricordo della madre che, come lui, era devota alla Vergine.

Grotta votiva

Il Grande Tappeto Erboso è la distesa più vasta di tutto il Parco. Si tratta di un immenso spazio verde costituito da diversi tipi di erba che viene tagliata a giorni alterni. Nel mezzo di questo soffice manto verde si trovano due laghetti fioriti, circondati da piante annuali, e tra le acque affiorano variopinte e placide le ninfee e gli ibischi acquatici. Durante i mesi estivi nei 18 specchi d’acqua del Parco fioriscono le ninfee perenni diurne, che si aprono durante il giorno e possono stare all’aperto anche d’inverno, e quelle tropicali che possono essere notturne o diurne e i cui petali vanno dal rosa pallido, al rosa intenso, dal rosso al ciclamino, insieme al bianco e al giallo. Da non perdere è una particolare ninfea tropicale diurna dai petali viola e bianchi adagiata in un antico vaso accanto ai Giardini Acquatici; questo fiore porta il nome di una poetessa giapponese della corte imperiale degli anni mille, Murasaki Shikibu. Peculiari sono anche le mini-ninfee, dalle dimensioni ridotte, che si possono scoprire nei Quattro Laghetti ai piedi dell’Eremo.

Laghetti fioriti
Laghetti fioriti

Conosciuto anche come l’Eremo di Laura, nome che apparteneva alle sue origini, fu fatto costruire nel 1792 dal Marchese Antonio Maffei e oggi, attraverso la facciata, ornata da una bifora, si può accedere alla contemplazione della statua raffigurante la Madonna. Ogni anno muta la fioritura delle piante annuali che si estende da questo edificio dallo stile gotico al Grande Tappeto Erboso e ogni volta regala uno spettacolo sempre nuovo nei colori e nelle forme nel corso delle stagioni. La loro caratteristica principale è la diversificazione di colori che ne arricchisce i fiori, le cui tinte variano dal bianco, al rosa, al rosso, e sono anche conosciuti come “fiori di vetro” per la delicatezza dei loro fusti.

I “fiori di vetro”

Nelle vicinanze dell’Eremo si può ammirare il cimitero dei cani, uno dei luoghi più silenziosi del Parco: qui riposano i fedeli amici appartenuti alla famiglia Sigurtà. Nel laghetto, a forma di emiciclo, spuntano alcune eteree e candide ninfee bianche, colore questo non casuale ma frutto di una precisa volontà per ricordare questi animali con il giusto rispetto. A pelo d’acqua è posta una scultura, realizzata dall’artista Dante Carpigiani, che raffigura un pastore belga con lo sguardo rivolto verso il Parco.

Il cimitero dei cani

Il Castelletto è un edificio merlato con finestre neogotiche che si affaccia sul silenzioso laghetto nel querceto. Fu costruito a fine settecento dal Marchese Antonio Maffei e inizialmente fu adibito a “Sala d’Armi”, dato che il marchese aveva una collezione di armi e armature. Oggi invece è riservato agli incontri privati e alle conferenze stampa, perciò è visitabile solo dall’esterno. Nel secolo scorso il Castelletto accolse tra le sue mura diversi incontri tra scienziati, anche premi Nobel, e letterati, ospiti della famiglia Sigurtà tra cui: Gerhard Domagk, Alexander Fleming, Selman Abraham Waksman, Albert Bruce Sabin e Konrad Zacharias Lorenz.

Arco nei pressi del Castelletto
Il Castelletto

Il Parco custodisce una piccola area, chiamata Giardino delle Piante Officinali, dove la famiglia Sigurtà ha deciso di coltivare circa 40 diverse piante dalle preziose proprietà terapeutiche. Al centro si erge la statua di un leone realizzata dallo scultore Giuseppe Brigoni, che sembra vegliare sulle antiche erbe che crescono tutt’intorno. La Passeggiata Panoramica è una tappa imperdibile nella visita al Giardino perché da qui si può godere della bellezza dei dintorni, dalla Valle del Mincio alle dolci pendenze delle colline moreniche. In questo luogo si estendono diverse tipologie di alberi come gli aceri giapponesi, dalle splendide sfumature giallo oro, rosse e verdi, i bossi del Piazzale dei Tramonti, e il Bosco dei Verdi Aceri. I bossi sono tra le attrazioni più caratteristiche del Parco Giardino Sigurtà che ne accoglie 40.000 esemplari. I giardinieri del Parco si limitano a potare leggermente la chioma di questi bossi, ricavando così cespugli dalle forme particolari e bizzarre.

Aceri giapponesi

L’amore della famiglia Sigurtà per questo Parco ha portato risultati importanti, come i riconoscimenti di “Parco più Bbllo d’Italia 2013”, “Secondo Parco più bello d’Europa 2015”, di “World Tulip Award 2019” e “Miglior Attrazione al Mondo 2020“. Ogni anno, da marzo a novembre, centinaia di migliaia di visitatori di diverse nazionalità visitano il Parco per godere dell’incantevole paradiso terrestre che si è preservato nella storia e che viene mantenuto e valorizzato giorno dopo giorno.

Laghetto nel querceto, nei pressi del Castelletto

Testo e fotografie di Sheila Gritti