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Quando l’arte si tinge di rosso: il Museo Campari

Museo Campari

Campari, una storia di successo

Era il 1860 quando Gaspare Campari creò un aperitivo a base di erbe dal colore rosso fuoco ed aprì il suo primo bar. Il successo fu immediato. Al bancone del Caffè Camparino in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano veniva servito il Bitter Campari la cui ricetta, ancora oggi, è un segreto. Da piccola distilleria a grande stabilimento il passo fu breve. Nel 1904 Davide, l’intraprendente figlio di Gaspare Campari diede il via nel 1904 alla produzione industriale spostando la produzione del Bitter a Sesto San Giovanni. Nel 1932 arriva il Campari Soda, il primo aperitivo premiscelato della storia del beverage che ha un grandissimo consenso dal pubblico, grazie anche alla visionaria e moderna campagna pubblicitaria realizzata da grandi artisti dell’epoca come il futurista Fortunato Depero che inventa la bottiglietta del Campari Soda a forma di “calice rovesciato”. Dagli anni Settanta, l’azienda Campari cresce e si espande fino a diventare un’azienda leader a livello mondiale nel settore del beverage con un portafoglio di oltre 50 brand, commercializzati e distribuiti in più di 190 paesi nel mondo.

Museo Campari – fotografia di Francesco Radino

Campari, tra Arte e Pubblicità

La storia dei prodotti Campari è storicamente legata all’arte del proprio tempo. Già nell’Ottocento, per promuovere i drink Campari, l’azienda sceglie di investire nell’ambito pubblicitario creando campagne d’immagine innovative ed eleganti. Davide Campari è stato da un lato un grande imprenditore e dall’altro un visionario nel campo del marketing ed ha saputo creare strategie di comunicazione sempre all’avanguardia. È così che sono nati alcuni tra i più iconici manifesti realizzati da importanti artisti e moderni prodotti  (dall’oggettistica al packaging) realizzati da talentuosi designer. La Galleria Campari è nata nel 2010 in occasione dei 150 anni di vita dell’azienda e si trova a Sesto San Giovanni nell’Headquarters del Gruppo Campari, progettato dall’architetto Mario Botta che ha recuperato e rinnovato l’antico fabbricato trasformandolo in un moderno complesso edilizio.

Depero Campari
Depero, Aperitivo Bitter Campari-1928 – Archivio Galleria Campari
Campari Hohenstein Bitter pubblicità
Hohenstein, Bitter Campari, 1901 – Archivio Galleria Campari

L’Archivio storico della Galleria Campari

In questo museo c’è una storia da scoprire fatta di impegno e creatività; una storia di una famiglia intraprendente, di prodotti, idee e progetti vincenti raccontata attraverso manifesti, grafiche pubblicitarie, opere di design, fotografie, installazioni interattive e molto altro. La grande ricchezza della Galleria Campari sta nel suo Archivio storico, che comprende oltre 3000 opere su carta, compresi gli affiche originali della Belle Époque. Ci sono opere di  noti artisti che hanno segnato un’epoca e hanno rivoluzionato il modo di fare comunicazione. É il caso del manifesto “Declinazione grafica del nome Campari” di Bruno Munari, tra i maggiori protagonisti dell’arte del Novecento realizzato nel 1964 in occasione dell’inaugurazione della prima linea della metropolitana milanese e ideato per poter essere letto dai vagoni in corsa. Un manifesto stampato su fondo rosso, che ancora oggi ci incanta per la sua identità innovativa ed evocativa e ci ricorda la sua storia: è stato infatti il primo poster pubblicitario attaccato nella metrò Meneghina. Torniamo agli anni ’30 con il manifesto di Dudovich, uno dei maestri della cartellonistica europea, per vedere una pubblicità del Campari – che fece scandalo – servito e bevuto da donne con la fede all’anulare destro: una scena che ci riporta indietro nel tempo, nella raffinata ma volutamente moderna vita dell’alta società. E come non soffermarsi a guardare il manifesto di Adolfo Hohenstein, direttore artistico delle Officine Grafiche Ricordi che durante la Belle Époque realizza per Campari una grafica con due uomini al tavolino di un caffè mentre bevono Campari, simbolo delle abitudini degli italiani e della bella vita dell’epoca, tra realismo fotografico e Art Nouveau.

Galleria Campari
Galleria Campari – fotografia di Francesco Radino

Galleria Campari: un rosso viaggio tra arte, storia e design

Entrare oggi nella Galleria Campari oggi significa intraprendere un viaggio di 150 anni di storia in cui il rosso (rosso Campari ovviamente) domina in uno spazio dinamico ed estremamente moderno. Possiamo incantarci davanti agli splendidi manifesti – e grafiche pubblicitarie – dagli anni ‘30 agli anni ‘90, realizzate da grandi nomi: da Marcello Dudovich a Fortunato Depero; da Guido Crepax a Bruno Munari e Ugo Nespolo. Si torna poi nel passato con le vecchie fotografie e i video di Caroselli passati alla storia. E ancora: guardare gli spot e progetti firmati da grandi nomi: Federico Fellini, Singh Tarsem, Paolo Sorrentino, Stefano Sollima  oggetti di grandi designer come Matteo Thun, Dodo Arslan e Markus Benesch. La prima sezione della Galleria racconta la storia della famiglia Campari e dei loro prodotti attraverso tre linee guida: l’arte, la comunicazione e la produzione. La seconda sezione è incentrata sul prodotto, raccontato al pubblico tra bicchieri storici e pezzi iconici di design. Si passa in un continuo percorso di mirabilia e scoperta, tra Wunderkammer (camere delle meraviglie) che raccontano anche l’intrinseco rapporto – e la sua evoluzione – con la Milano da Bere e una parte della storia del design contemporaneo. Durante tutto il percorso di visita il visitatore è avvolto dal colore rosso che domina brillante ovunque: dai soffitti alle pareti.

Campari Museo
Galleria Campari – fotografia di Marco Curatolo

di Rebecca Pedrazzi – storica dell’arte

Autore

  • Rebecca Pedrazzi, nata a Milano nel 1982, laureatasi in Storia e Critica dell'Arte all'Università degli Studi di Milano con la tesi Il Mercato dell'Arte Contemporanea, inizia a lavorare giovanissima come Art-Advisor in una società di gestione di opere d'arte, sviluppando anche un'approfondita conoscenza del mercato degli Old-Masters. Nel 2017 fonda la rivista d'arte e cultura online NotiziArte.com, e nel 2018 diventa giornalista pubblicista. Da allora ha scritto oltre 3.500 articoli su eventi d'...

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