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Un capolavoro da riscoprire: il “San Francesco in estasi” di Gherardo delle Notti

Appartenente alla Collezione della Banca Carime di Cosenza e ora in deposito presso la Soprintendenza per i Beni Storici ed Artistici della Calabria, lo stupefacente dipinto di Gherardo delle Notti, pittore olandese d’ispirazione caravaggesca (Gerrit Van Honthorst), raffigurante l’Estasi di San Francesco del 1615 circa merita sicuramente una riscoperta ed una maggiore considerazione nel contesto degli studi storico-artistici. Trattasi di un dipinto, un olio su tela di 77 x 100 cm, in buono stato di conservazione, ispirato alla tematica sacra dell’estasi mistica di San Francesco d’Assisi (1181 circa -1226), patrono d’Italia. Il pittore olandese Gherardo delle Notti conobbe un grande successo soprattutto per le sue scene notturne rischiarate dalla luce artificiale – la cosiddetta pittura a lume di candela – stile che si colloca in perfetta antitesi con il linguaggio di Caravaggio che non inseriva direttamente la fonte luminosa all’interno dei suoi dipinti poiché la collocava all’esterno e proveniente dall’alto, spesso da sinistra.

Gerrit (o Gerard) van Honthorst, noto anche come Gherardo delle Notti

Gherardo delle Notti nacque ad Utrecht in Olanda nel 1592 e giunse a Roma probabilmente nel 1610, anche se si hanno notizie certe  del suo soggiorno romano solamente a partire dal 1616; dopo aver trovato alloggio presso il palazzo di Vincenzo Giustiniani, uomo molto potente nella Roma del primo Seicento, il pittore fu influenzato dal Caravaggio per quanto riguarda la tematica del chiaroscuro, ma non sono estranei all’Honthorst altri stimoli provenienti dai quadri che sicuramente ebbe modo di vedere presso la collezione di Vincenzo Giustiniani: Luca Cambiaso e il Savoldo in misura maggiore, Francesco Bassano e l’Elsheimer in misura minore. Il luminismo che Gherardo svilupperà a Roma durante il secondo decennio del Seicento darà vita ad una moda vera e propria che si tradusse nell’utilizzo di una fonte di illuminazione interna al quadro, conferendo  alle scene di genere piuttosto che agli episodi evangelici un  particolare effetto di luce artificiale.

Gesù nella bottega di San Giuseppe, Gherardo delle Notti, San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage

Tra le prime opere di Gherardo delle Notti che si attestano a Roma abbiamo il Gesù nella bottega di San Giuseppe, opera trafugata nel 1977, già presso la Pinacoteca di Montecompatri. L’artista olandese morirà nel 1656 nella sua città natale dopo avervi fatto ritorno alcuni anni prima. Entrando in medias res, ora ci addentriamo nell’incantevole atmosfera del San Francesco conservato a Cosenza. Innanzitutto l’iconografia è ispirata a un episodio saliente della vita del poverello d’Assisi derivato da un testo di San Bonaventura da Bagnoregio, la Legenda Maior, in cui San Francesco, accompagnato da Fra Leone, fu folgorato da una visione sul Monte della Verna di un angelo serafico con sei ali, immagine traslata di Cristo crocifisso. Contemporaneamente comparvero sul corpo del santo delle stimmate (Rossella Vodret). Nel dipinto di Gherardo delle Notti non compare Fra Leone e San Francesco di Assisi viene raffigurato completamente sdraiato a terra e con i suoi simboli della santità: il saio francescano, il cordone,la croce, il teschio  e le stimmate. Il modello che posò per il dipinto appare molto giovane e sicuramente non doveva avere più di vent’anni (o forse meno). San Francesco protende il braccio sinistro in avanti e contemporaneamente piega quello destro per serrare la croce sul petto, scena di grande impatto psicologico in quanto il santo volge lo sguardo al cielo mentre spalanca sia gli occhi che la bocca.

San Francesco in meditazione, Caravaggio, Palazzo Barberini (Roma)

La luce è calda in una atmosfera notturna altamente suggestiva alle prime luci dell’alba e, inoltre, la figura è rischiarata dalla luce divina: in questo frangente lo stile rivela un’adesione più compiuta verso il linguaggio pittorico caravaggesco, accostando questo dipinto al più famoso San Francesco in meditazione  delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di  Palazzo Barberini, un confronto che propongo nell’immediato soprattutto per la particolare atmosfera mistica e per l’intenso chiaroscuro che modella la figura rilevata dalla luce diafana ed ultraterrena. Il dipinto pubblicato nel 1986 in occasione di una mostra di opere di proprietà della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, fu studiato da Maurizio Marini (1942-2011) ritenendo il dipinto di Cosenza una seconda redazione di una prima versione in collezione privata a Roma.

di Francesco Caracciolo, storico dell’arte