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Viaggio di Ritorno. Il giardino in cui lo scarto diventa arte

La Toscana è per sua definizione una terra di ingegnosità. Grandi artisti del passato hanno lasciato qui la loro firma, raccontandosi e accrescendo il fascino di questa regione attraverso chiese, monumenti, opere pittoriche e architetture di grande suggestione. In tempi più recenti, moderni viaggiatori, figli adottivi di questi luoghi, hanno dato un nuovo corso alle discipline creative. Installazioni ed espressioni artistiche si vanno ad unire al contesto paesaggistico naturale, lasciandosi mutare dal sole, dalle piogge e dal vento.


Da Carrara a Capalbio, sono ben 20 i Parchi d’arte in Toscana, tra i quali spicca per originalità e idea comunicativa il Giardino Viaggio di Ritorno, a pochi chilometri da Castiglione della Pescaia, firmato dall’artista Rodolfo Lacquaniti. L’architetto creativo, ideatore e realizzatore di questo parco, attraverso le sue installazioni che sembrano uscire dal mondo della fantasia, propone in modo apparentemente giocoso una riflessione quanto mai attuale sul mondo della società dei consumi. Il depauperamento delle risorse, la continua corsa alla sostituzione di beni materiali, la poca attenzione ad un’economia circolare, ha portato Lacquaniti a fare degli oggetti scartati e dei rifiuti spesso industriali, arte universale. Da Firenze alla Maremma, il cambiamento di vita dell’artista e bioarchitetto inizia nel 2002 quando, lasciata la città rinascimentale, decide insieme alla moglie e alle sue figlie, di vivere a stretto contatto con l’energia della terra. Inizia così quello che oggi è il Giardino Viaggio di Ritorno, dove ad accogliere il visitatore c’è un nutrito gruppo di installazioni di personaggi fantastici come i Cerchianti, realizzati con gli scarti di produzione dei cerchioni per i trattori e le tartarughe con i  carapaci reinterpretati da elementi di macchinari agricoli salvati dalla discarica, mentre poco più in là si intravede una grande balena fatta di lamiere, nella cui pancia è possibile entrare, sentendosi un po’ Pinocchio.

Oltre 200 opere da ammirare e dalle quali lasciarsi conquistare per creatività e nuovi linguaggi, grazie alle  visite guidate tenute direttamente dall’artista. Un percorso interattivo con le opere e al tempo stesso sorprendente. Così, giunti vicino all’opera Barselona, la musica rock irrompe dallo speaker bluetooth e  si resta sbalorditi al cospetto degli argonauti presenti in un camion, tutti intenti a portare un prezioso carico nell’omonima città di cui l’opera prende il nome. Attorno simboli religiosi trasversali, che hanno un unico intento: racchiudere le origini di ogni visione, ovvero il rispetto del creato. Si continua verso il Carrozzone, dove una marcia di personaggi fantastici – il corteo verso la luce – è diretto ad est. Lì dove tutto sorge e dove è indicata la direzione per un nuovo ritorno, inteso come rinascita alle origini.

Vivere l’esperienza in questo giardino d’arte significa aprire la mente alla creatività, alla riflessione, alla prospettiva che possano esserci strade differenti oltre a quelle che ci vengono indicate o date per buone. Sta a noi metterci in ascolto e trovarle. Quello che colpisce è che dietro ogni installazione c’è un grande lavoro di immaginazione ma al tempo stesso di paziente attesa, come racconta l’artista. Il materiale, spesso donato, rimane in sordina anche anni prima che arrivi la giusta ispirazione, quella che lo trasformerà in una nuova opera d’arte protagonista di questo luogo.

Il percorso prosegue tra la grande sfera di otto metri punteggiata da blocchi di vetro colorati, l’arca di Noè, il letto sotto le stelle, i guerrieri del vento – realizzati con ventilatori montati su basi di ghisa provenienti da una fabbrica del cotto dei primi del Novecento e lampade di fari –, e la formica  gigante che prende forma riutilizzando guaine termiche, solo per citare alcune installazioni; concludendosi poi con The Garbage Revolution.

Qui un esercito di Mutanti H202 di ultima generazione si sono assemblati tra i rifiuti della “montagna”.  Lacquaniti li descrive come «la cicatrice metropolitana, la ruga urbana della discarica ribelle. Registrano emozioni, esplorano mondi inesplorati e imprevedibili confronti. Registrano lo stato di guerra tra umani e il loro mondo, il collasso delle risorse, la crescita senza fine, l’inquinamento, la scatenante rivoluzione-tecno, l’indispensabile dipendenza dal mondo naturale, l’insaziabile cupidigia, le accelerazioni continue. Cercano connessioni con individui umani, interscambi d’energia, esplorazioni della forma, luce, la silenziosa veggenza, la metamorfosi, le costellazioni, il suono della pioggia. Hanno appena iniziato il Viaggio di Ritorno, un viaggio verso l’energia.»
Secondo l’artista, il Giardino si pone un obiettivo  a lungo termine etico e culturale, fornendo alla comunità dei modelli possibili per un cambiamento sociale, per stimolare  riflessioni e dibattiti, promuovere forme efficaci di collaborazione e accogliendo visioni alternative, capaci di generare bellezza in un’idea di relazione uomo-ambiente armonica  e responsabile.

di Barbara Perrone – fotografie di Davide Tiezzi