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Civita di Bagnoregio, “la città che muore”

civita di bagnoregio

La fiaba del paese che muore – del paese che sta attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti, e ha dietro le spalle la catena dei monti azzurri dellUmbria – durerà ancora…”  (Bonaventura Tecchi)

Civita di Bagnoregio e la Valle dei Calanchi sono una piccola meraviglia italiana. Il piccolo paese è candidato ad entrare nel Patrimonio  dell’Umanità dell’ Unesco. Il borgo di Civita di Bagnoregio sorge  su uno sperone tufaceo; nel cuore della Valle dei Calanchi composta da stratificazioni calcaree e argillose che danno vita a pinnacoli e creste dalle forme straordinarie. La valle è soggetta a forti fenomeni di erosione, proprio come lo sperone che ospita la piccola  cittadina.

Valle dei Calanchi

Valle dei Calanchi

Ecco spiegato il nome che le è stato attributo – città che muore – da uno dei suoi più illustri cittadini lo scrittore Bonaventura Tecchi, nato a Bagnoregio nel 1869, narratore e professore universitario che nel racconto Antica Terra la descrive così: Tutto quel che è rimasto – un ciuffo di case e di mura in rovina, nere sul tufo, erette come sul vuoto – respira ormai latmosfera della fine. Lunica strada, esile e bianca come un nastro, che congiunge al mondo di qua, alla terra ferma e sicura, il ciuffo nero di case, lisolotto alto di tufo, sospeso in mezzo al mare delle crete e degli abissali cavoni, sta per crollare. Crollò già una volta alcuni anni or sono: rimase come per miracolo una strisciolina di tufo, accorsero ingegneri e muratori, issarono archi snelli sul vuoto, piantarono assi e basamenti. Il lavorìo sordo dei fossi al fondo delle valli, lo slittamento profondo e segreto delle crete, linsistenza delle piogge, han roso di nuovo, nel giro di pochi anni, quel che doveva esser solido e duraturo. Tra qualche mese o qualche giorno, forse una di queste notti piovose dinverno, lunico esile legame cadrà…”.

Civita, è un gioiello architettonico unico al mondo, di antiche origini etrusche; si raggiunge attraversando il lungo ponte pedonale che la collega a Bagnoregio. La striscia di terra che congiunge Civita a Bagnoregio è stata soggetta nei secoli a continui franamenti; nel 1923 venne iniziata la costruzione di un ponte in muratura ad arcate che, dopo essere stato lesionato dalle frane e nel 1944 dei soldati tedeschi in ritirata, venne demolito nel 1963, per far posto al nuovo ponte in calcestruzzo armato inaugurato nel ’65.

Il ponte pedonale

Il ponte pedonale

Dopo aver percorso  il lungo ponte pedonale si accede al borgo attraverso la Porta di Santa Maria, lunica porta daccesso rimasta, delle cinque originarie. Una volta varcata la porta si entra in uno spazio senza tempo, dove il contemporaneo convive con il medioevo, dove, tra negozi di souvenir e ristoranti, le tracce del passato sono visibili ovunque, tra angusti vicoli, scoscesi dirupi e panorami mozzafiato sui calanchi.

Porta di Santa Maria

Porta di Santa Maria

Civita di Bagnoregio oggi conta dieci abitanti: il progressivo spopolamento iniziato nell’Ottocento è forse parte integrante del suo fascino, tuttavia visitandola si incontrano numerose attività legate al turismo, ristoranti, B&B spesso di proprietà di personaggi famosi. Ormai Civita di Bagnoregio è una celebrità a livello mondiale e ancora una volta quando ci si confronta con luoghi così famosi si ripropone l’eterno dibattito: il  borgo così unico, straordinario  si è forse trasformato in una perfetta e vuota immagine “instagrammabile”? Oppure il turismo è e sarà la sua salvezza?

La Chiesa di San Donato e l’omonima piazza in terra battuta rappresentano il cuore del piccolo borgo. In tempi lontani le campagne proteggevano dalla malacqua, molto temuta per il suo impatto sui processi erosivi: le campane suonavano a ripetizione con il duplice scopo di avvisare gli abitanti del pericolo di forti piogge, ma anche con la speranza di scongiurare le possibili e frequenti frane. Proprio le frequenti frane hanno eroso gli orti nella periferia del borgo che sono andati perduti, lo stesso destino è toccato alla contrada Carcere: una piccola cappella scavata nella roccia è tutto quello che rimane dopo che l’intera contrada è sprofondata nella vallata a seguito di terremoto nel 1695.

 

Chiesa di San Donato

Chiesa di San Donato

Nella piazza di fronte alla Chiesa sorge l’antico Palazzo del Comune. Annessa alla piazza principale, Piazza del Vescovado ovviamente deve il suo nome all’antico vescovado distrutto nel terremoto del 1695.

Piazza del Vescovado

Piazza del Vescovado

Il cittadino più illustre e famoso di Civita è San Bonaventura da Bagnoregio vescovo e cardinale, teologo e biografo di San Francesco, vissuto nel 1200, originario di Bagnoregio; professore di teologia alla Sorbona di Parigi e amico di San Tommaso d’Aquino. Dante Alighieri lo include tra gli spiriti sapienti del IV cielo del Sole, facenti parte della Seconda Corona, che appare al poeta all’inizio del Canto XII del Paradiso della Divina Commedia. A Bagnoregio  è possibile vedere una targa che indica il luogo della sua casa, andata completamente distrutta dai terremoti del 1695 e del 1764.

Un altro luogo importante è la grotta dedicata a San Bonaventura. Da bambino si ammalò gravemente e i suoi genitori chiesero l’intervento di San Francesco. Tradizione vuole che Francesco avesse alloggiato per alcuni giorni in una antica tomba etrusca e, proprio nella grotta, avvenne la guarigione miracolosa del giovane, che una volta in forze fu chiamato da Bona ventura dallo stesso Francesco. Da quel fatto, per tutti il piccolo fu Bonaventura e, al momento della sua ordinazione religiosa, egli stesso mantenne quel nome.

Statua di San Bonaventura

Statua di San Bonaventura da Bagnoregio

testo e fotografie di Paola Vignati – paolavignati.com/