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Editoriale 9/MMXXIII

“Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa e il suo cuore è un artista”. È un pensiero attribuito a San Francesco d’Assisi che, fra i tanti aforismi riguardanti l’arte, ben esprime tutto il lavoro che soggiace all’impulso ispiratore di un’opera d’arte. Questa – come afferma Teodolinda Coltellaro – deve intendersi come “evento che si compie nel suo darsi, è dialogo, partitura immaginativa, distesa di un racconto sempre nuovo, viaggio dispiegato nel più profondo sentire, nel fluire di pensieri ispirati, di segni e concetti”. L’arte è uno dei tanti linguaggi di cui dispone l’uomo sensibile; a sua volta l’arte si declina in più linguaggi, fra essi differenti e mutevoli, ma tutti accomunati dall’essenza generativa. Probabilmente questa è la riflessione più intima che ha indotto Antonio Saladino, raffinato scultore e ceramista, a creare una serie scultorea che traduce la specificità di altri artisti e di altri universi, con cui si è precedentemente rapportato, in una dimensione di dialogo, di convivio, di “essenza duale”. E cosa c’è di più appagante della bellezza condivisa?

di Fabio Lagonia