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Monumenti di Roma. L’Umbilicus del mondo

                                                                                                                                                   

Le origini

Da secoli l’uomo si pone domande esistenziali e una di queste è: qual è il centro del mondo? Nell’antica Grecia esisteva qualcosa che era chiamato ὀµφαλός (“omphalos”, cioè “ombelico”); si trattava di una pietra o di un oggetto sacro che simboleggiava il centro del mondo. La mitologia vuole che Zeus, per determinare quale fosse questo “ombelico del mondo”, abbia liberato due aquile in direzioni opposte e che queste, dopo un po’, si siano ritrovate a Delfi. È   proprio in questa città che inizia la nostra ricerca del centro del mondo. A Delfi, ancora oggi, si trova una pietra scolpita, di forma conica, che segnava il centro non solo del mondo ma dell’intero universo, naturalmente secondo le idee degli antichi greci. Queste pietre furono trovate in moltissimi posti diversi; esiste, ad esempio, l’omphalos di Napata (oggi in Sudan), che inizialmente era stato identificato come una vera reinterpretazione di quello di Delfi.

Umbilicus urbis Romae

Nel Foro romano si trova il centro del mondo

Ovviamente anche la città eterna aveva il suo centro ideale, ma, come spesso accade, i cittadini romani prendevano le idee dei greci e le facevano proprie. L’Umbilicus Urbis Romae, infatti, non è una pietra ma una particolare struttura cilindrica che si trova accanto all’arco di Settimio Severo,  nel Foro romano. Ha un ampio diametro, quasi 4 metri e mezzo, ed è alta un paio di metri; dobbiamo immaginare che un tempo questa costruzione fosse rivestita di marmi bianchi e colorati, anche se oggi rimangono visibili solo i mattoni e qualche frammento di cornici modanate. Se l’avessimo vista in epoca romana, tuttavia, ci saremmo resi conto che la parte più alta somigliava molto alla pietra di Omphalos di Delfi. L’umbilicus è certamente uno dei monumenti di Roma più singolari e simbolici, e oggi è parte del Parco Archeologico del Colosseo.

Collegandovi a questo sito potrete trovare una ricostruzione fatta dall’Università della California di come doveva essere l’Umbilicus Urbis di Roma: http://wayback.archive-it.org/7877/20160919155718/http://dlib.etc.ucla.edu/projects/Forum/reconstructions/UmbilicusRomae_1

Un punto di contatto fra i mondi

In realtà l’Umbilicus ha anche una porticina dalla quale si scende in un ambiente sotterraneo che, secondo alcuni studiosi, simboleggiava il punto di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Questa porta, infatti, ogni anno veniva aperta solo tre volte: il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre; durante questi giorni l’aldilà entrava in contatto con il mondo terreno, tanto che si faceva riferimento al  “mundus patet” (“il mondo degli inferi si apre”).

Ma a che epoca risale l’Umbilicus? Probabilmente questa struttura fu eretta utilizzando parte di un tempio monoptero corinzio del II secolo a.C., di cui forse riutilizza anche alcuni materiali. Alcuni mattoni della struttura, grazie alla presenza di bolli (cioè di disegni impressi nella terracotta), sono stati datati all’epoca severiana e dunque è certo un restauro risalente a quest’epoca; non meraviglierebbe poiché Settimio Severo avviò un programma di risistemazione dei luoghi più simbolici della città come il Palatino e il Foro, che annoveriamo tra i siti e i monumenti di Roma  più suggestivi. È proprio nel Foro che Severo restaurò numerosi edifici, come i Rostri e l’Atrium Vestae.

A conferma della sua identificazione, già circa 1200 anni fa l’Umbilicus era menzionato in un itinerario (scritto dal cosiddetto “Anonimo di Einsiedeln”) accanto alla Chiesa dei Santi Sergio e Bacco.

Da Delfi a Gerusalemme, passando per Roma

Con l’arrivo del Cristianesimo si delinea l’idea di un nuovo “centro del mondo”, cioè Gerusalemme; una città santa che fungeva da contatto tra la terra e il cielo e che prende il ruolo di Delfi e Roma. Questa ideologia aveva talmente influito sui cittadini che esistono alcune carte medievali in cui la Terra è divisa in continenti che convergono in uno stesso punto centrale, cioè proprio la città di Gerusalemme. L’immagine è facilmente rintracciabile scrivendo “The World in a Cloverleaf by Bünting” o “Die Ganze Welt in einem Kleberblat” su qualunque motore di ricerca.

Foro Romano

Maria Grazia Cinti – archeologa

Autore

  • Nel 2014 consegue la laurea triennale in “Archeologia e culture dell’Oriente e dell’Occidente” presso l’Università La Sapienza di Roma; nello stesso anno il Diploma di perfezionamento in “Tutela del patrimonio culturale: conoscenza storica e diagnostica scientifica per il contrasto alle aggressioni criminali” presso l’Università di Roma Tre in collaborazione con il MIBACT e con il Comando dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale. Nel 2017 consegue, con 110 e lode, la laurea magistr...

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