L’esercito di terracotta, noto anche con il nome di “guerrieri di Xi’an”, è uno dei più conosciuti ed emblematici tesori archeologici giunti sino a noi. Queste figure, che oggi sono visibili in numero di circa 2000 ma che dovevano arrivare forse addirittura a 10000, furono create per ordine del primo imperatore cinese appositamente per la sua tomba. Ying Zheng, infatti, salito al potere a soli 13 anni, unificò la Cina nel 221 a.C. proclamando il nuovo impero e assumendo il nome di Qin Shi Huangdi (in cinese 秦始皇帝). Egli è conosciuto anche come “Primo Imperatore” poiché il termine shi significherebbe “primo” mentre huangdi è traducibile con “imperatore”. Addirittura, alcuni studiosi sostengono che il nome stesso “Cina” derivi da Qin (che si leggerebbe “cin”) o Ch’in, in omaggio a questa dinastia che unificò il territorio.

Ritratto di Qin Shi Huangdi, primo imperatore della dinastia Qin, da un album di ritratti sugli imperatori cinesi del XVIII secolo
L’imperatore Qin Shi Huangdi è noto non solo per aver riunito i precedenti regni feudali sotto un unico governo centrale e sotto un’unica lingua, ma anche per essere colui che iniziò a costruire la Grande Muraglia e soprattutto per la sua imponente tomba, piena di guerrieri di terracotta tutti diversi tra loro e tanto realistici da essere stati paragonati alle statue greche.
La scoperta dell’esercito avvenne nel 1974 a Xi’an, capoluogo della provincia dello Shaanxi, nella Cina Centrale; alcune persone di una cooperativa agricola, tra cui i fratelli Yang, scavando un pozzo idrico, trovarono prima una statua poi via via altri oggetti anche metallici, finché non decisero di allertare le autorità locali recandosi al vicino museo di Lintong. Mao stesso, che già nel 1961 aveva dichiarato il tumulo della tomba “Reliquia nazionale culturale”, fu entusiasta del ritrovamento e ne seguì gli sviluppi durante gli ultimi anni di vita.
Testo di Maria Grazia Cinti, archeologa – Fotografie di Angelo Aldo Filippin