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Bali, sospesa tra cielo e terra

risaie di bali

Bali, anima indonesiana

Bali è un luogo speciale non solo per le sue spiagge, che sono bellissime e prese d’assalto ogni anno da milioni di visitatori da tutto il mondo. Il vero fascino di Bali risiede nei suoi riti, nella sua cultura tradizionale che permea ogni aspetto della vita quotidiana dei suoi abitanti. L’isola è un’enclave induista nell’enorme arcipelago musulmano dell’Indonesia. Per un occidentale i riti religiosi e quotidiani possono sembrare, al primo impatto, superstizioni ancestrali; tuttavia è necessario accostarsi con mente aperta: a Bali il naturale e il soprannaturale, gli uomini e gli spiriti vivono insieme uniti e inscindibili. Le risaie di Bali, patrimonio Unesco, la lavorazione del sale marino, le abitazioni tradizionali e i villaggi seguono antichi rituali induisti. Sebbene la globalizzazione non abbia risparmiato l’isola, è ancora possibile entrare in contatto con le antiche tradizioni.

Pura Taman Ayun
Pura Taman Ayun

Le risaie di Bali

Il riso è il protagonista principe della società balinese. Ogni famiglia coltiva lo stretto necessario per la sopravvivenza, ossia il fabbisogno personale, le offerte nei templi e una parte da vendere al mercato per il sostentamento. Le risaie a terrazze sono tra le più scenografiche al mondo: il verde intenso del riso si staglia su un paesaggio collinare di straordinaria bellezza. La coltivazione è comunitaria, così come il lavoro di creazione dei canali, delle condutture in bambù e delle dighe; questo complesso lavoro di architettura agricola per la gestione democratica dellacqua, al fine che tutti ne possano usufruire, è il subak. La storia del subak è antica e risale al IX secolo. Oggi a Bali ce ne sono circa 1200; ogni agricoltore ne fa parte. Il subak è l’elemento portante dei banjar, i quartieri di ogni singolo villaggio. Molti templi con laghetti e cisterne d’acqua fanno parte del meccanismo di irrigazione, ad esempio, il Pura Taman Ayun. Questo, ancora una volta, dimostra la stretta correlazione tra la vita quotidiana e la spiritualità, che sull’isola degli dei sono un tutt’uno. Questo sistema democratico e unico al mondo di gestione delle acque nel 2012 è stato inserito dall’Unesco tra i patrimoni dell’Umanità.

Bali risaie

Le risaie di Jatiluwih

A Bali le risaie si incontrano ovunque, perfino fuori dai grandi centri abitati, la campagna è tutta una risaia. Il clima tropicale favorisce la crescita, i raccolti sono abbondanti. Tuttavia le risaie di Jatiluwih sono le più scenografiche, Jatiluwih significa “davvero meraviglioso”: mai termine fu più corretto! Le colline interamente terrazzate costituiscono un panorama spettacolare. Si raggiungono attraverso una lunga strada a tornanti serpeggiante tra le colline. Purtroppo negli ultimi anni il turismo di massa ha raggiunto, con i suoi orribili pullman, anche questa località. Fortunatamente l’intervento Unesco, con la minaccia di escluderne il sito, ha portato le autorità indonesiane a limitare l’accesso alle grandi comitive. Camminare tra le risaie è un’esperienza intensa: si possono vedere i vari gradi di maturazione del riso con colori differenti. Inoltre non mancano i tempietti che rendono onore alle risaie allagate. Più imponenti sono i pura subak i templi dell’associazione dei coltivatori di riso.

risaie di Jatiluwih

Il sale di Bali

Oltre al riso, Bali è famosa per il fior di sale, ricavato con metodi antichi lontano dalla produzione industriale. Vicino alle spiagge vulcaniche, con la sabbia nera, vivono persone che svolgono questa attività. L’acqua del mare viene fatta evaporare al sole sulla sabbia, poi l’estrazione continua in vasche artigianali. Il sale di Bali viene venduto in quasi tutti i negozi dell’isola, ma è anche possibile, passeggiando sulle spiagge deputate alla raccolta, cercare dei balinesi che lo vendono direttamente e, con un pò di fortuna, essere accolti nelle loro case tra la spiaggia e la giungla per poter vedere il processo di produzione.

Bali lavorazione del sale
Bali – Lavorazione del sale

Le case tradizionali

Le case tradizionali sono costruite seguendo le norme dell’induismo. Ogni villaggio, ogni banjar (quartiere) rispetta il concetto di ordine cosmico. L’ordine cosmico è composto da tre mondi: swah il mondo degli dei, bhwah il mondo degli umani, e bhur il mondo dei demoni. L’ undagi, l’architetto-sacerdote, realizza il progetto della casa sulle dimensione anatomiche del capofamiglia per mantenere l’armonia della costruzione. Tradizione molto più antica del più famoso modulor di Le Corbusier. Le abitazioni balinesi sono rivolte verso l’interno, dall’esterno si vede solo un alto muro: il recinto familiare. Il recinto serve a proteggere gli abitanti  della casa dalle forze malefiche che possono portare disgrazie. La porta di ingresso rappresenta il rischio maggiore: la parte vulnerabile  per l’accesso degli spiriti; per cui è protetta con un muretto supplementare che va scavalcato per entrarvi, oppure con statue dall’aspetto spaventoso per bloccare i demoni. All’interno del recinto l’edificio principale  è il bale: il padiglione rettangolare aperto su tutti i lati, grazie al clima mite, con il tetto in fibra vegetale. Esso è l’elemento base dell’architettura balinese: dalle case ai templi, perfino le lobby dei moderni resort sono costruite seguendo questo modello. Nel bale le famiglie mangiano si riposano, vivono.

casa tradizionale Bali
Ingresso di una casa tradizionale di Bali

Il villaggio di Penglipuran

Sebbene col passare del tempo sia diventato un’attrazione turistica, il villaggio di Penglipuran è un buon esempio del villaggio tradizionale balinese. Una lunga via centrale su cui si affacciano tutti gli edifici pubblici e privati del paese. Camminando è possibile vedere scene di vita familiare e visitare qualche casa contando sull’ospitalità degli abitanti. Il tempo sembra essere sospeso in un’epoca antica. Moltissime case sono decorate con le svastiche, quello che per noi occidentali è un simbolo nefasto del Terzo Reich, a Bali ha il significato opposto. L’antica svastica hindu compare quasi ovunque sull’isola come simbolo di armonia con l’universo.

villaggio Penglipuran

Le cerimonie a Bali

A Bali è facilissimo vedere donne con pile sulle testa: altissime, anche un metro, contengono frutta, dolci e riso: sono offerte per il tempio, che ha un luogo deputato a raccogliere le donazioni. Questo genere di offerta si dona per l’organizzazione di una festa, le ricorrenze sull’isola sono innumerevoli, dovute all’elevato numero di templi, motivo per cui le cerimonie si succedono per tutto l’anno. Per avvicinarsi a Bali e tentare di capirne il senso, le cerimonie quotidiane sono un ottimo punto di partenza. A Ubud, presso l’ufficio del turismo, è possibile consultare l’elenco delle cerimonie quotidiane a cui è permesso assistere senza essere induisti. Si spazia dalle feste per una divinità ad una cremazione, una delle cerimonie più note. Parteciparvi può sembrare macabro e voyeristico: ma quello che in Occidente è un rito triste e doloroso a Bali è un’occasione di festa, non solo per i parenti stretti del defunto, ma per l’intero villaggio. Questo approccio si basa sul credo induista: la morte non è definitiva, ma segue il ciclo infinito nella reincarnazione, per tale motivo l’anima del defunto viene spinta ad allontanarsi dagli affetti e dalla propria casa per poter passare alla fase successiva della sua vita. L’esatto opposto dell’Occidente che cerca di mantenere il legame con l’anima del defunto attraverso il dolore della perdita. La cremazione invece separa il corpo fisico dallo spirito che può continuare il suo viaggio. La partecipazione ad una cremazione è una straordinaria occasione di riflessione e di confronto tra due culture: in Oriente la morte è ancora un fatto collettivo che unisce e non separa, in Occidente invece assistiamo sempre più alla sua rimozione dalla vita quotidiana; dolore, morte e malattia vengono scacciati come paure insostenibili.

cerimonie a Bali

testo e fotografie di Paola Vignati –  paolavignati.com