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Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei

“Grand Tour. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei” è una bellissima mostra visitabile fino al prossimo 27 marzo e allestita a Milano dalle Gallerie di Piazza della Scala, museo di Intesa Sanpaolo, curata da Fernando Mazzocca, con Stefano Grandesso e Francesco Leone, e con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli.  Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, l’esposizione, in partnership col Museo Archeologico Nazionale di Napoli e col Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, presenta circa 130 opere provenienti dalla collezione Intesa Sanpaolo, collezioni private e numerose istituzioni culturali italiane e internazionali come The National Gallery di Londra, Musée du Louvre di Parigi, The Metropolitan Museum of Art di New York, Museo Nacional del Prado di Madrid, Rijksmuseum di Amsterdam, Victoria and Albert Museum di Londra, Österreichische Galerie Belvedere di Vienna, Statens Museum for Kunst di Copenaghen, Musée des Beaux-Arts di Lione, Gallerie degli Uffizi di Firenze, Musei Capitolini di Roma, Musei Vaticani, Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli. Tra i prestiti anche due opere provenienti dal Regno Unito e appartenenti alla Royal Collection della Regina Elisabetta II, oltre ad altre opere provenienti da grandi residenze reali come la Reggia di Versailles, la Reggia di Caserta e la Reggia di Pavlovsk a San Pietroburgo.

Vanvitelli (Gaspar van Wittel) – Vista di Venezia dall’isola di San Giorgio, 1696, olio su tela, 98 x 174 cm, Museo Nacional del Prado. Madrid © Photographic Archive Museo Nacional del Prado

Dipinti, sculture, oggetti d’arte, allestiti in un suggestivo dialogo, intendono riproporre l’immagine dell’Italia amata e sognata da un’Europa che si riconosceva in radici comuni di cui proprio il nostro Paese era stato per secoli il grande laboratorio: un’Italia composita, raffigurata nella sua struggente bellezza dagli artisti che fecero sorgere il mito del “bel paese”.

Giovan Battista Piranesi (atelier di) – Rhyton configurato a testa di cinghiale, 1770 ca, marmo di Carrara e marmo a grana fine,  75 cm – Collezione privata © Manusardi Srl – Studio Fotografico

Sono esposte opere dei principali artisti del tempo come Piranesi, Valadier, Volpato, Canaletto, Panini, Lusieri, Hubert Robert, Jones, Wright of Derby, Hackert, Volaire, Ducros, Granet, Valenciennes, Catel, Batoni, le due pittrici Vigée Lebrun e Angelica Kauffmann, Ingres. Una mostra “capace di offrire uno sguardo d’insieme su un tema così vasto, con l’opportunità di comprendere e rivivere l’emozione provata secoli fa dai protagonisti del Grande Viaggio di fronte alla bellezza senza tempo dei paesaggi e degli antichi luoghi d’arte italiani, elementi fondanti non solo della nostra identità nazionale, ma anche di quella europea” (Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo).

Robert, Hubert (1733-1808): Capriccio with the Pantheon before the Porto di Ripetta, 1761, Liechtenstein. The Princely Collections, Vaduz-Vienna – Permission for usage must be provided in writing from Scala.

Il Grand Tour, uno straordinario fenomeno di carattere universale, ha contribuito in modo determinante a creare quella percezione dell’Italia, legata alla bellezza del suo ambiente e della sua arte, ancora oggi di grande attualità che rende davvero unica l’identità del nostro Paese. Tra la fine del Seicento e la prima metà dell’Ottocento, l’Italia fu la meta privilegiata di letterati, artisti, giovani signori, membri della società aristocratica e colta europea. Solo in Italia, la cultura classica poteva raggiungere una compiuta sintesi di natura e di storia. Il grande viaggio (l’espressione fu utilizzata per la prima volta nel 1697, nel volume di Lassel, An Italian Voyage) fu presto inteso come momento essenziale di un percorso educativo e formativo, nonché segno di un preciso status sociale.

Pierre-Jacques Volaire, Eruzione del Vesuvio alla luce della luna, 1774, olio su tela, 260 x 385 cm – Centre des monuments nationaux, Château de Maisons-Laffitte, France © Reproduction Patrick Cadet / CMN

L’Italia rappresentava una tappa obbligata per artisti e studiosi amanti dell’architettura, della pittura e della scultura, sia antica, sia moderna. Le straordinarie scoperte archeologiche del Settecento ad Ercolano e Pompei aggiunsero nuovi motivi di interesse. Questo momento di formazione, diventato obbligatorio per le élite europee, ma poi anche per quelle provenienti da altri continenti, ha coinvolto sovrani, aristocratici, politici, uomini di chiesa, letterati, artisti, tutti affascinati dalla varietà del paesaggio italiano ancora intatto, dalla maestà delle città, dei monumenti e delle opere d’arte che facevano, e ancora oggi fanno, del nostro territorio una sorta di meraviglioso museo “diffuso”. Particolare rilievo assumono i luoghi (le città tradizionali come Venezia, Firenze, Roma e Napoli, e i borghi storici) e i paesaggi (dalle Alpi, al Vesuvio, all’Etna).

Artemide Efesia, marmo farnesiano di età ellenistica (II sec. d.C), restaurato nel 1786-1888 da Carlo Albacini e Giuseppe Valadier con integrazioni in alabastro e bronzo, 130 cm – Napoli, Museo Archeologico Nazionale © foto Luciano e Marco Pedicini

La meta principale del Grand Tour è stata certamente Roma, la città universale ed eterna, prima capitale dell’antichità e poi della cristianità, dove si venivano a studiare i segreti e i canoni del bello, depositato non solo nei marmi antichi ma anche nei capolavori del Rinascimento e del Classicismo seicentesco. Mentre nel Lazio si ripercorrevano i luoghi celebrati dalla letteratura classica che, attraverso Orazio e Virgilio, erano entrati nel mito. La magnificenza del paesaggio del golfo e della zona vesuviana, unita al fascino delle testimonianze dell’antichità, soprattutto dopo la riscoperta delle due città di Pompei e Ercolano, sepolte dalla catastrofica eruzione del Vesuvio del 79 d.C., hanno fatto di Napoli l’altra irrinunciabile meta di questo viaggio di istruzione e formazione, che si estese poi anche, sempre in Campania, alla recuperata area di Paestum dove era possibile emozionarsi di fronte allo spettacolo sublime dei magnifici templi dorici, in un periodo in cui la Grecia, ancora sotto il dominio ottomano, era interdetta ai viaggiatori. Sempre le testimonianze della Magna Grecia spinsero i viaggiatori più ardimentosi, e uno dei primi fu Goethe nel suo famoso viaggio in Italia, verso la più lontana e sconosciuta Sicilia, destinata a incantare con l’asprezza dei suoi paesaggi primitivi e l’imponenza dei templi di Segesta, Selinunte e Agrigento, o del teatro greco di Siracusa.

Michelangelo Barberi, Ventiquattr’ore in Roma, 1839, piano di tavolo in mosaico di smalti colorati, 80 x 65 cm, diam. 109 cm – San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage © The State Hermitage Museum, St. Petersburg, 2021. Photo by Alexander Lavrentyev
Martin Knoller, Ritratto di gruppo con il conte Firmian e il suo seguito durante una gita nei dintorni di Napoli, 1758, olio su tela, 129,50 x 95 cm – Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Innsbruck ©Tiroler Landesmuseen

Altri luoghi privilegiati del Grand Tour furono città piene di eventi come Venezia; Vicenza, dove era possibile ammirare i palazzi di un genio universale come Palladio, imitato in tutto il mondo; Firenze che nelle sue chiese e nelle sue collezioni, in particolare le Gallerie medicee, schiudeva agli occhi ammirati dei viaggiatori le meraviglie dell’antico come del Rinascimento. Più avanti anche Milano, grazie soprattutto alla presenza di Leonardo e del suo leggendario Cenacolo, e i vicini laghi, per lo splendore delle loro rive e delle ville famose sin dall’antichità, diventarono delle mete per i viaggiatori più esigenti. L’Italia divenne per un lungo periodo il maggiore mercato non solo dell’arte antica, ma anche di una produzione contemporanea ispirata alla memoria dell’antico. Sicuramente il più originale protagonista di questo gusto fu il genio di Piranesi che nelle sue incisioni visionarie, nei suoi estrosi arredi aveva proposto ad una raffinata clientela internazionale una visione molto personale dell’immaginario classico. Sulla sua scia si registra una impressionante ripresa delle manifatture artistiche più prestigiose che, dalla bronzistica all’oreficeria al mosaico alla glittica, hanno raggiunto livelli pari a quelli del Rinascimento. I prestigiosi assemblages in metalli e pietre preziosi di Valadier hanno incantato tutto il mondo, mentre le immagini delle più popolari sculture antiche sono state diffuse nelle regge e nelle dimore aristocratiche europee dai bronzetti di Boschi, Zoffoli, Righetti, Hopfgarten o dalle meravigliose statuine in biscuit di Volpato.

Tripode con satiri itifallici, bronzo, 92 x 61 x 61 cm – Napoli, Museo Archeologico Nazionale © foto Luciano e Marco Pedicini
Hermes in riposo, 79 d.c. ca, bronzo, 120 x 120 x 80 cm – Napoli, Museo Archeologico Nazionale © foto Luciano e Marco Pedicini
Francesco Righetti, Ercole Farnese, 1789, bronzo su base in marmi e bronzo dorato, h. complessiva 62,5 cm. – Collezione privata, courtesy Walter Padovani, Milano – Photo credits: Arrigo Coppitz, Firenze

Dalle richieste dei collezionisti stranieri ha tratto un nuovo slancio anche la pittura, soprattutto un genere prima considerato minore come la veduta e il paesaggio. Anche in questo campo grazie ad artisti della originalità e della grandezza di Canaletto, Panini, Joli, Lusieri e degli stranieri venuti al seguito dei viaggiatori, come Hubert Robert, More, Wilson, Jones, Wright of Derby, Hackert, Volaire, Ducros, Granet, Valenciennes, Catel è stato raggiunto tra Sette e Ottocento un livello prima impensabile, passando dalla razionalità scientifica dei vedutisti all’emozione del paesaggio visto come espressione di uno stato d’animo dei romantici. Ma il genere più richiesto e amato dai collezionisti stranieri, insieme alle vedute dei luoghi visitati, è stato il ritratto. Alla celebrazione del proprio rango si sostituisce l’esaltazione del carattere e della cultura. Da qui la scelta di farsi rappresentare accanto ai monumenti e alle sculture antiche ammirate in Italia. Assoluto maestro in questo campo è stato Batoni, uno dei maggiori ritrattisti di tutti i tempi. I suoi ritratti hanno rappresentato uno status symbol, come quelli del suo rivale Mengs, delle due pittrici in competizione Vigée Lebrun e Angelica Kauffmann, di Von Maron, Tischbein, Sablet, Zoffany, Fabre, Gérard, Ingres. I viaggiatori erano attratti anche dalla singolarità dei nostri costumi e dalla bellezza di una popolazione, apparentemente felice, che viveva la maggior parte dell’anno all’aria aperta proprio per la mitezza del clima.

Anton von Maron, Ritratto di Joahnn Joachim Winckelmann, 1768, olio su tela, 137,30 x 100,30 cm – Klassik Stiftung Weimar, Museen © Klassik Stiftung Weimar, Bestand Museen
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Ritratto del pittore François-Marius Granet, 1807-1809 ca, olio su tela, 75 x 53 cm – Musée Granet, Ville d’Aix-en-Provence © 2021.RMN-Grand Palais /Dist. Foto Scala, Firenze
Jacques-Henri Sablet, Veduta della Sala degli Animali dei Musei Vaticani, 1786-1792, tempera su carta, 52 x 76 cm – Musei Vaticani, Città del Vaticano © Governatorato SCV- Direzione dei Musei. Tutti i diritti riservati
Pompeo Batoni, Ritratto di Henry Peirse, 1775, olio su tela, 249 x 175 cm – Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma
© Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma (MIC) – Biblioteca Hertziana, Istituto Max Planck per la storia dell’arte/Enrico Fontolan

Un illustratore e pittore straordinariamente popolare come Pinelli e pittori come Sablet, Géricault, Robert, Schnetz, Delaroche hanno saputo rappresentare la vita domestica nei suoi aspetti più avvincenti e commoventi, rivendicando la dignità del popolo. Il maggior giro di affari ha riguardato la scultura, a partire dal commercio dei marmi antichi, il loro restauro e spesso la produzione di copie in cui è stato il maggiore protagonista Cavaceppi. Verso la fine del Settecento, grazie a Canova e ai suoi validissimi seguaci, si è affiancata la produzione di una scultura originale che, pur ispirata all’antichità, ha saputo interpretare la sensibilità moderna, assicurando a questa arte, diventata l’orgoglio dell’Italia, una straordinaria fortuna nel corso del XIX secolo in tutto il mondo.

Antonio Canova, Amorino alato, 1792/3 – 1795 ca, marmo, 142 x 54,50 x 48 cm – San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage © The State Hermitage Museum, St. Petersburg, 2021. Photo by Leonard Kheifets

Immagine di copertina: Abraham-Louis-Rodolphe Ducros, Il Granduca Paolo e il suo seguito nel Foro Romano, 1782, olio su tela, 99 x 137,50 cm – San Pietroburgo, Museo-riserva “Pavlovsk” © Museo-riserva “Pavlovsk”, San Pietroburgo, Russia, 2021